Il croato, come nell’ultimo Verona-Torino trascorso sulla panchina gialloblù, lascerà a fine stagione i granata con qualche rimpianto

“E’ una di quelle squadre che metto tra le inspiegabili. Il valore della rosa è molto alto: da Belotti a Sanabria, hanno preso Mandragora, dietro hanno giocatori forti fisicamente. Hanno tutto, ultimamente stanno dando molto per salvarsi, quindi arriva una squadra che vorrà fare punti. Mi aspetto una partita difficile, perché ultimamente stanno facendo bene, e con Sanabria e Mandragora hanno fatto un salto in avanti”, questa l’analisi sul Torino e sul match che sarebbe andato in scena il giorno dopo da parte di Ivan Juric, che quel 9 maggio del 2021 si trova dall’altra parte della barricata, alla guida di un Verona già salvo che riceve al Bentegodi un Toro che al contrario salvo non è. E’ il Torino di Davide Nicola, che schiera in campo Sirigu in porta, difesa a tre composta da Buongiorno, N’Koulou e Bremer, Mandragora in mediana, una linea di centrocampo con Verdi, Ansaldi, Rincon e Vojvoda e davanti le due punte Belotti e Sanabria. Lo stadio è vuoto e non perché per i padroni di casa non ci siano più motivazioni. Siamo in epoca post-Covid e gli stadi non sono ancora del tutto accessibili.

Verona-Torino 2021: 1-1 che non accontenta Juric

La gara è un monologo Hellas Verona, col Torino che presenta un atteggiamento attendista, pronto a colpire in ripartenza. I gialloblù hanno il controllo del possesso e fanno paura con Zaccagni a sinistra, il dinamismo di Barak. Il Toro si fa pericoloso con qualche iniziativa di Ansaldi, ma è un episodio sporadico nella marea di occasioni create dagli scaligeri. Ci provano in fila Faraoni, Lazovic, Salcedo, Barak e Zaccagni in una doppia occasione, e poi ancora Lazovic. Sirigu resiste, il Toro resiste. L’inizio della ripresa segue la falsariga della prima frazione. Manca il gol al Verona e Juric decide di spedire in campo Lasagna. Nicola fa lo stesso con Bonazzoli. Si rivelano inutili gli affondi degli scaligeri, all’85’ a passare clamorosamente in vantaggio è il Torino.
Baselli imposta al centro. Bonazzoli riceve palla tra le linee per allargare a sinistra dove c’è Ansaldi. L’argentino lascia andare il mancino e serve una palla al centro che viene schiacciata in torsione da Vojvoda. Inutile il tuffo di Pandur: è gol. Juric lo si può vedere accovacciato, silenzioso, con le dita a coprirgli interamente una bocca in vena di polemica. Toro in vantaggio, ma per appena tre minuti. L’Hellas si fionda in avanti. Lasagna a destra conduce palla col mancino, entra in area, doppio passo, palla al limite per Barak che si gira spalle alla porta per accomodare sul sinistro di Dimarco, che già aveva colpito i granata all’andata. Un colpo d’esterno, col mancino, del giocatore dell’Inter che trova un angolo impossibile per Sirigu. 1-1, Juric a fine partita cammina fino a centrocampo per abbracciare Dimarco. Stringe il suo viso al petto e gli dà un bacio sulla nuca.

Maggio 2021, Juric in bilico al Verona

Il Verona ai punti meritava qualcosa in più, ma è anche il Toro ad uscire rammaricato dal terreno del Bentegodi. I granata speravano che il gol di Vojvoda potesse valere la salvezza. Lecito crederlo a cinque minuti dalla fine. Invece i ragazzi di Nicola restano invischiati nella lotta salvezza, a più cinque sul terzultimo posto occupato dal Benevento. La volta dopo l’umiliazione dello 0-7 per mano del Milan che ha avuto seguito a La Spezia nel 4-1 del Picco, lo 0-0 con la Lazio che è valso la salvezza e infine l’unitile 1-1 col Benevento. Per il Verona invece l’obiettivo salvezza è stato già ampiamente raggiunto e gli scaligeri si avviano a un finale di stagione in cui si scoprirà se il percorso di Ivan Juric proseguirà ancora al Bentegodi o se il croato proseguirà per altri lidi.

Juric non può mollare

Quel Verona di Juric dal 3 aprile 2021 ha smesso di vincere. Sconfitta da Lazio, Samp, Fiorentina, Inter, il pareggio con lo Spezia e appunto quello col Torino, qualcuno pensa a un rallentamento da parte di una squadra che non ha più nulla da chiedere al campionato. “Non è vero che abbiamo mollato – ha detto Juric – sono mancati solo i risultati nell’ultimo periodo”. Un concetto per Juric impossibile da concepire. Per sua indole le sue squadre non possono adagiarsi, non possono mollare. Viene quasi in mente la famosa conferenza stampa di Alberto Malesani ai tempi del Genoa. Ecco, Juric più o meno ha dato spesso la stessa risposta. Lo ha sottolineato in uno dei più pesanti passaggi a vuoto del suo Torino, quasi tre anni più tardi, contro la Salernitana: “Ieri abbiamo fatto una brutta prestazione, ma nessuno ha mollato nemmeno ieri. I giocatori sono miei, hanno spirito Toro”. Ritornando invece al 2021, Juric ha commentato così il mancato successo del suo Verona. “Oggi è stato un dominio assoluto contro il Torino, sarebbe stato clamoroso perderla. Una prestazione da elogiare. Peccato non aver vinto”.

Juric e il “dominio”

La parola “dominio” possiamo ritrovarla in diverse dichiarazioni post-partita dell’attuale tecnico del Torino, a volte a sproposito altre a ragione. “Nel primo tempo siamo stati contratti e fantastici nella ripresa che abbiamo dominato. C’è rammarico di non aver vinto”, ha detto dopo lo 0-0 con la Fiorentina. Post derby a reti bianche con la Juventus lo ripete due volte in un’unica risposta: “Siamo stati contratti nel fraseggio, invece nel secondo tempo siamo stati fantastici e abbiamo veramente dominato creando tantissime situazioni pericolose. C’è rammarico per non aver vinto perché nel secondo tempo c’è stato un dominio davvero importante”. Prima della Juve, Empoli, dove il Toro ha perso 3-2, indovinate un po’… sempre dominando: “Non abbiamo mai giocato così bene contro l’Empoli, dominando. Abbiamo commesso errori grossolani, sul fallo laterale all’inizio, il contropiede in un momento di totale dominio”. Davide Nicola, questa volta in veste di tecnico dell’Empoli, ci ha tenuto a smentire la tesi di Juric: “Sono d’accordo sul fatto che il Torino sia una grandissima squadra con un’identità ben precisa, ma non credo proprio che abbiano dominato la gara”.

Le parole d’addio al Verona

Quel 9 maggio di tre anni fa si può considerare per Ivan Juric come la gara che ha instradato il suo futuro lontano dalle sponde dell’Adige. L’avversario come segno premonitore, il Torino. Non era ancora conscio di quello a cui sarebbe andato incontro. Sapeva però quello che lasciava e i rapporti con la società guidata da Maurizio Setti in quel momento per Juric sono ai minimi storici: “Ho un rapporto fraterno con Tony (D’Amico). Noi qui abbiamo fatto una cosa incredibile in questi due anni. Il fatto che la società non parla con me, nonostante siamo già salvi da tanto tempo, è un brutto segnale. Una mancanza di rispetto” – per poi continuare – “Quando ottieni un obiettivo e lavori col cuore, se non c’è entusiasmo dall’altra parte ci rimani male. Io ci rimango male. Ora dobbiamo continuare a dare il massimo, io sono un dipendente e continuo a lavorare. Una carezza, un apprezzamento in più ci vorrebbe. Onestà al primo posto, però quando ci metti tanto impegno in quello che fai ci rimani male. Quando fai così bene e c’è sacrificio, ci vuole qualcosa di più”.

Juric il sottovalutato

Juric si era tolto più di qualche sassolino dalla scarpa. Ha sentito che il suo lavoro in quel di Verona fosse stato sottovalutato ed è probabilmente un sentimento che prova anche a Torino, almeno da quando affermato dopo la gara pareggiata 0-0 dal suo Toro col Bologna: “Il Torino a prescindere dall’allenatore, deve puntare all’Europa e avere una mentalità diversa, anche della mia in un certo momento. Pensavo fosse inspiegabile che non fosse sufficiente passare dal diciassettesimo posto al decimo posto. Adesso ho capito che bisogna essere più esigenti con tutti e se vogliamo portare felicità alla gente di Torino dobbiamo alzare l’asticella su tutto, dai giocatori ai lavori, per provare ad alzare il livello. Questa è una grande delusione, ma per me è un grandissimo risultato”.

Come il Verona, Toro cantiere aperto

Juric nella partita pareggiata dal suo Verona col Torino si è di fatto congedato. Il suo percorso non poteva proseguire ancora all’Hellas. Non c’erano i presupposti per fare il salto di qualità. “Noi ci crediamo nei ragazzi giovani, abbiamo voglia di farli crescere. C’è il rammarico che questi giocatori non sono nostri, che lavoriamo per altre società alla fine. Ma l’importante è essere chiari. In questi due anni la parte sportiva l’abbiamo ribaltata completamente, ma devi essere supportato con un altro entusiasmo”. C’è da dire che Juric al Torino non abbia trovato una situazione migliore in questo senso. Pure nella sua esperienza sotto la Mole è stato costretto ogni anno a ricostruire, in un continuo andirivieni di giocatori in prestito e a contratto in scadenza su cui il tecnico non ha potuto lavorare nel lungo periodo. Più volte Juric ha sottolineato questo aspetto, come ad esempio nel post partita del derby di ritorno: “Abbiamo fatto benissimo in questi tre anni però abbiamo perso tanti giocatori per scadenza del contratto o per prestiti vari. Se aggiungi altri giocatori diventi ancora più forte. Penso a Miranchuk, Belotti, Mandragora, Bremer, Lukic, Brekalo ecc.. Tantissimi che noi abbiamo perso e abbiamo sostituito”.

Promesse disattese?

Si può dire che Juric non sia cambiato, che utilizzi gli stessi termini per definire le gare della sue squadre. O forse sono le condizioni attorno a sé a rimanere invariate da Verona a Torino. Juric ora si avvia verso le ultime tre uscite dell’esperienza in granata e si può sostenere che lamenti le stesse mancanze di tre anni fa. Il Toro non gli ha permesso di lavorare nelle condizioni in cui sperava e indipendentemente dagli annunci da dentro o fuori in chiave europea è probabilmente questo il motivo principale per cui il rapporto tra Juric e la società granata non troverà prosecuzione.

Ivan Juric, head coach of Torino FC, looks on prior to the Serie A football match between Torino FC and SS Lazio.
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ultimo aggiornamento: 11-05-2024