Esclusiva / Le vele tornano un caso. L’intervista a Beccaria della Fondazione Filadelfia: “Juric vuole subito il sistema di occultamento, ma c’è un problema di sicurezza”
Il viale cantato dal Carducci unisce il mare di Castagneto al borgo di Bolgheri: dai cipressi si vedono le vele, alberi e barche uniti dall’occhio. Al Filadelfia, invece, cipressi e vele sono entrati a un certo punto in competizione per coprirlo, l’occhio. Per allontanare gli sguardi indiscreti che dai palazzi attorno al centro sportivo del Torino potevano spiare gli allenamenti più sensibili. Quella dell’impianto di occultamento è una storia vecchia quanto il progetto che permise la rinascita dello stadio che fu del Grande Torino, re-inaugurato nel 2017. Non ha un lieto fine, perché c’è – è quella ingombrante struttura metallica che sorge sui lati di via Spano e via Filadelfia, ai margini del campo principale – ma non funziona. Per questo ancora se ne parla. I tifosi ne hanno criticato la costruzione e deriso il fallimento, tutti gli allenatori che si sono succeduti sulla panchina del Toro hanno chiesto che entrasse in funzione, ma senza successo. Più degli altri, è stato Ivan Juric a tirare per la giacchetta Urbano Cairo e Davide Vagnati: il nuovo tecnico vuole che gli allenamenti siano coperti dal sistema di vele mobili. Un bel guaio. Il perché ce lo spiega Domenico Beccaria, presidente del Museo del Toro ma anche consigliere della Fondazione Filadelfia, l’ente proprietario dell’impianto.
Ecco perché il sistema delle vele al Filadelfia non funziona
“Juric, con più forza dei suoi predecessori, ha evidenziato questa lacuna alla dirigenza del Torino”, spiega Beccaria a Toro.it, “e la dirigenza si è rivolta alla Fondazione”. Bisogna trovare una soluzione, perché – appunto – da quando è stato installato nel 2017 il sistema delle vele non ha mai funzionato per più di mezza giornata: “Il problema sono proprio le vele che dovrebbero oscurare il campo. In caso di vento eccessivo, per evitare di far collassare la struttura, si sganciano automaticamente. Ma la complessità tecnologica del sistema le ha mandate subito in tilt”. Per rimediare, la Fondazione si è rivolta anche a un esperto del Politecnico: “Faccio fatica a vedere una strada percorribile”, prosegue Beccaria, “perché senza il sistema anti-vento c’è un rischio per la sicurezza: un collasso della struttura causerebbe danni alle cose e, nella peggiore delle ipotesi, anche alle persone”.
Juric ha insistito: vuole che il Torino risolva presto il problema
Ora però il Torino ha fretta. Senza le vele, l’annata rischia di partire già con piccolo dissidio: “Vogliono fare in modo che il sistema di oscuramento sia sistemato per il rientro della squadra dal ritiro in Val Gardena (cioè dopo il 30 luglio, ndr). Per quanto mi riguarda, in ogni caso, quello che conta non è fare in fretta, ma rispettare tutte le specifiche di sicurezza, nessuna esclusa. Anche Juric si darà pace: per quanto siano importanti i suoi schemi, non sono più importanti della vita di una persona”.
Il sistema di occultamento costò 850 mila euro
Il club granata, in ogni caso, sta pensando di accelerare ulteriormente le pratiche sostenendo in prima persona la spesa per i lavori di modifica (che dovrebbe essere di 80 mila euro), per poi rifarsi sulla Fondazione, che comunque avrebbe la disponibilità per coprire l’intervento. “Quello economico, adesso, è l’ultimo dei problemi”, ci spiega Beccaria, “nei fatti la parte costosa era la struttura metallica”. Già, quella costò parecchio: 850 mila euro (“buttati nel cesso”, ci risponde Beccaria quando glielo ricordiamo). Faceva parte del progetto concluso nel 2017 con l’inaugurazione del 25 maggio. Il Torino la inserì all’ultimo istante, prima della chiusura del bando, anche in quel caso per l’insistenza di un allenatore: Gian Piero Ventura.
Beccaria e quel rimpianto dei cipressi: “Erano l’alternativa”
Ma non era l’unica soluzione pensata per allontanare gli occhi curiosi. Ce n’era un’altra, concreta, sul tavolo: i cipressi. Rieccoli. “Sono economici (sarebbero costati tra i 100 e i 150 mila euro, ndr), ecosostenibili e non hanno bisogno di manutenzione. Non ho capito perché, alla fine, abbiano optato per questa strada cervellotica delle vele, che hanno dato problemi fin da subito”, conclude Beccaria, che è amareggiato: “Il Torino ci chiese all’ultimo di inserire le vele e pure il sistema di riscaldamento per il secondo campo: un totale di 1 milione e 150 mila euro che avrebbero potuto finanziare altro”. La storia è vecchia, sì, ma a ripercorrerla anche il presente diventa più chiaro. Ora Juric esige che il sistema di occultamento si metta a funzionare, così il Toro dovrà agire di nuovo in fretta (come in fase progettuale) con il rischio di diventare l’elefante nella cristalleria. Al Filadelfia, cipressi e vele sono uniti da un pasticciaccio.