L’ex Las Palmas si è guadagnato a suon di ottime gare il posto al centro delle difesa a tre e contro il Lecce se lo terrà ben stretto
Come ci eravamo lasciati? Ah sì, il quadro era il seguente: quattro minuti al 90′, un calcio d’angolo da destra battuto da Ilic, la sponda di Masina di testa e la successiva elevazione al cielo di Saul Coco per spingere in rete un pallone pesante, di quelli che ti fanno venire le vertigini, dall’altezza con cui il Toro in queste due settimane si è abituato a osservare tutti, con la compagnia delle altre tre coinquiline Inter, Juventus e Udinese. Il merito va all’uomo copertina, sommerso dagli abbracci dei compagni che lo hanno elevato di grado, appena appena sotto il capitano della nave di nome Duvan, risalendo le correnti con quel ‘bucintoro’ utilizzato alla presentazione social di Vanoli, che dalla Laguna ha condotto i granata di nuovo sulle sponde del Po.
Saul Coco, all’ultimo respiro
Saul da lì, ha percorso la tratta oceanica per raggiungere la sponda africana della Guinea Equatoriale, per rappresentarla prima nell’ostica trasferta algerina, poi di nuovo nella sua patria di origine (è nato a Lanzarote, nelle Canarie) in un 2-2 con il Togo, in cui la vittoria è sfuggita al 95′ per il gol degli ospiti. I minuti finali quindi croce e delizia in questo primo tratto di navigazione della stagione calcistica. Sicuramente ricchi di significato. A Milano l’amarezza di aver buttato alle ortiche un’ottima prestazione di squadra, impreziosita anche da un suo intervento pulito in area ai danni di Morata, lo stesso che poi ha dato il là al pareggio finale del Diavolo. Poi alla volta dell’Atalanta, si è trovato sì in difficoltà nei minuti iniziali, concedendo a Retegui di andare in gol, per poi sprigionare una ferocia agonistica che ha contagiato anche i compagni, vincenti anche dopo il momento thriller allontanato da Milinkovic-Savic.
Un uomo al centro
A Venezia l’apoteosi. Una gara difficile da sbrogliare. In un campo piccolo, contro una neopromossa affamata di fare punti contro il suo vecchio allenatore. Dall’altra parte, un Toro non bellissimo, che poteva già mettere in conto le critiche per la solita difficoltà di imporsi contro squadre meno attrezzate. E invece Saul come un uragano ha spazzato tutti i dubbi, ancor prima dei pericolosi minuti di recupero. In attesa della parola fine alle intermittenze del gigante olandese che da tempo occupa l’infermeria (Schuurs), sarà il ragazzo dalla chioma foltissima a ergersi a faraone del terzetto difensivo. I dubbi non esistono e non li ha nemmeno Vanoli, che contro il Lecce farà ancora affidamento su di lui. Il posto, come ha ben fatto capire Vanoli, lo si guadagna, non si regala. L’arrivo di Walukiewicz e Maripan al momento fa dunque dormire sonni tranquilli all’ex Las Palmas, a maggior ragione dopo la risicata presenza dei due al Fila durante la sosta per le nazionali.
