Il tecnico farà ancora affidamento su Sosa per la fascia mancina. Dopo aver acquisito minutaggio con la Croazia dovrà incidere in granata
Tolta la tintarella ferragostana, due giorni più tardi il Torino esordisce a San Siro per la prima di campionato. La mattinata, preludio alla trasferta in casa del Milan delle 20:45, è impreziosita dall’annuncio ufficiale di Borna Sosa. Sorridenti, il croato e il direttore tecnico Davide Vagnati posano davanti all’obiettivo, accanto alla cartellina su cui Sosa apporrà la firma del contratto. Poi, una stretta di mano con uno sguardo intenso, fisso nelle pupille dell’altro. Gli occhi dei tifosi granata, quella sera, avrebbero poi ammirato una partita fuori da ogni logica, ben lontana dalle premesse dei pronostici. Paradossale sentirsi addirittura “derubati” di una notte da sogno al triplice fischio, una notte che si attendeva dal lontano 1985, lo stesso anno in cui uscì l’album di Claudio Baglioni ‘La vita è adesso’.
Borna-Bellanova: solo nei sogni
Sì, perché in fondo bisognava goderselo quel momento, come una sorta di ‘Potere di adesso’ di Eckhart Tolle, perché certi momenti non ritornano. Spesso ci si accorge che a fidarsi del processo, come suggerito in una ‘caption’ Instagram invecchiata malissimo, c’è chi lo stronca sul nascere. Bellanova sembrava appena rientrato da Parigi, e appariva quasi presuntuoso sognare a occhi aperti, in attesa di Borna che, invece, arrivava da Amsterdam, carico solo di valigie e non di lavoro come i suoi compagni, freschi reduci dal soggiorno a Pinzolo con la breve esperienza francese. Poi, la doccia fredda è arrivata, sul più bello, a pochi passi dal fotofinish. E così, rimaneva soltanto l’atteso mancino, e a destra un bel cerino in mano. O meglio, tantissima concorrenza, però…
Primo assaggio
Contro l’Atalanta tutti si sono sentiti un po’ più orfani, mentre, per descrivere la perdita di un figlio, l’italiano non prevede vocaboli, ed è alquanto curioso, no? Vanoli ha provato a colmare il vuoto con Vojvoda; dall’altra parte, a sinistra, è rimasto Lazaro, galvanizzato dalla rifinitura per il gol di Zapata sotto il settore ospiti del Meazza. Nella ripresa della sfida vittoriosa contro l’Atalanta, il segno premonitore: Vojvoda abbandona la partita per infortunio e nel gruppo entra Borna al minuto 78, che in un attimo passa da sosia di Kurt Cobain a indossare cerchietto e movenze di Davide Nicola, annata 2005-2006. Lui a sinistra, Lazaro a destra. Prove tecniche in vista dell’appuntamento in Laguna.
Venezia, la Nations League: Borna, ci siamo?
A Venezia l’esperimento si ripete, ma dal fischio d’inizio: Lazaro a destra e Sosa a sinistra. Ma Borna non è ‘born ready’. La full immersion ‘vanoliana’ lo ha reso presentabile, ma non da fare sfracelli. Rimandato a settembre, in cui però si è già messo in mostra con la maglietta a scacchi della Croazia. In Portogallo il suo piede ha beffato Diogo Dalot con un autogol, poi ha giocato anche contro la Polonia: in tutto 180 minuti, da giocatore vero, pronto a non questionare e a prendersi quella fascia, per anni sprovvista di qualcuno che la cavalcasse con classe ed efficacia. Le carte in regola ci sono tutte e ora anche la condizione. “Tutto succede per un motivo”, ha spiegato Gosens, di fronte alla sua scelta di sposare Firenze, nonostante le lunghe avances granata. Ora sta a Sosa mostrare di avere buoni motivi per far sì che il Toro e chi lo osserva credano ciecamente in lui.