In 19 anni Cairo ha dilapidato un patrimonio di stima e affetto incredibile: ecco tutte le tappe della sua presidenza.
Era circa l’1.20 della notte dell’1 settembre 2005, nonostante l’ora tarda in Piazza Palazzo di CittĂ c’erano centinaia di tifosi del Toro in attesa di notizie riguardo la trattativa tra Urbano Cairo e Luca Giovannone. Proprio in quel momento, l’allora addetto stampa del sindaco Sergio Chiamparino, Riccardo Caldara e pronunciò le parole tanto attese dalla piazza granata: “Il sindaco mi autorizza a dirvi che da qualche minuto è stato raggiunto un accordo tra Cairo e Giovannone: Cairo sarĂ il nuovo presidente del Torino“. La piazza esplose di gioia dopo un’estate da incubo culminata con il fallimento della societĂ . “Urbano Cairo”, scandirono a gran voce i tifosi. E poi un altro coro: “Presidente eh eh, presidente oh oh”. Il 2 settembre Urbano Cairo divenne ufficialmente il nuovo presidente del Torino.
La prima stagione di Papa Urbano
Le immagini di Cairo che si affaccia dal balcone del Comune a salutare i tifosi in festa le ricordano tutti: era amatissimo, aveva un popolo intero a sostenerlo. “Papa Urbano” venne anche soprannominato. Nel giro di pochi giorni, con il ds Salvatori e il tecnico De Biasi, completò la squadra per il campionato di B, prese giocatori come Rosina, Stellone, Muzzi, Taibi, Nicola, Balestri e altri ancora. Il 10 settembre il suo Torino esordì in campionato battendo 1-0 l’Albinoleffe con un gol di Fantini. Prima della patita Cairo fece il giro del campo con moglie e figli, osannato dai tifosi.
Pochi giorni dopo, prima di Torino-Vicenza, accompagnato dall’inviato de Le Iene Marco Berry, Cairo srotolò un grande striscione sotto la Maratona con scritto: “Mi sun nen an cuntabale” (“Io non sono un bugiardo, ndr). C’era grande fiducia nel presidente che, sempre in quei giorni, in un’intervista rilasciata a La Stampa si lanciava in dichiarazioni che facevano sognare i tifosi: “Vorrei riportare il Toro a ciò che era negli anni ’70” e “Se lo stadio mi interessa? Sì, uno stadio di proprietà è la chiave del calcio moderno“. Intanto il suo Torino macinava punti e al termine del campionato conquistò la promozione in A dopo aver vinto la finale playoff contro il Mantova.
Cairo “mangia-allenatori”, la retrocessione e le prime contestazioni
In A il Torino restò tre stagioni dove venne fuori un lato diverso di Papa Urbano, che si scoprì essere un “presidente mangia-allenatori”. Prima ancora dell’inizio del campionato 2006/2007 esonerò De Biasi e chiamò al suo posto Zaccheroni. Poi tornò De Biasi, arrivò Novellino, ritornò ancora De Biasi, ritornò nuovamente Novellino, arrivò Camolese. Alla fine ad arrivare fu la Serie B.
Ma anche i tra cadetti le cose non andarono meglio e gli allenatori continuarono a susseguirsi: Colantuono, Beretta, Colantuono bis, Lerda, Papadopulo, Lerda bis. Papa Urbano a quel punto era giĂ un ricordo: iniziarono le prime contestazioni, la protesta oronera e i “Cairo vattene” iniziarono a comparire negli striscioni.
Gli anni con Ventura
Al terzo anno consecutivo di B, nel 2011, arrivò la svolta: su consiglio del ds Petrachi ingaggiò Ventura e costruì una squadra capace di agguantare subito la promozione e poi di restare in A con continuitĂ . Ventura restò sulla panchina granata per ben cinque stagioni, in cui il Torino tornò ad avere un proprio calciatore capocannoniere del campionato (Immobile nel 2014), tornò in Europa, tornò anche vincere un derby con quel 2-1 firmato Darmian e Quagliarella (rimasta l’unico partita contro la Juventus vinta negli anni della presidenza Cairo).
Con l’arrivo di Bava come Responsabile del Settore giovanili, in quegli anni arriveranno anche importanti successi come lo scudetto e la Supercoppa italiana vinti dalla Primavera di Longo nel 2015 (nel 2018, stavolta con Coppitelli in panchina, la Primavera vinse anche una Coppa Italia e un’altra Supercoppa).
Nonostante ciò, Cairo non riuscì a riconquistare totalmente la piazza, anche perchĂ© in quegli anni i tifosi hanno iniziato a vedere andare via tutti i migliori giocatori: da Cerci a Immobile, da Ogbonna a Darmian (per citarne alcuni). Per i tifosi “Papa Urbano” era ormai diventato il presidente “braccino“, quello che acquistava a poco ma poi rivedeva ogni volta che ne aveva la possibilitĂ . Poi la promessa non mantenuta di investire quanto Comune e Regione per la ricostruzione del Filadelfia: alla fine Comune e Regione misero 3,5 milioni a testa, Cairo 1 milione.
Il limbo (quasi) perenne
Dopo la stagione 2013/2014, chiusa al settimo posto e con la qualificazione ai preliminari di Europa League (complici anche i guai finanziari del Parma), il Torino ha iniziato a stabilizzarsi nelle posizioni di metĂ classifica. Terminato il quinquennio Ventura arrivò Mihajlovic, andò via capitan Glik (ceduto al Monaco) ed esplose Belotti. L’esperienza del tecnico serbo sulla panchina granata durò un anno a mezzo. A gennaio del 2018 fu esonerato e al suo posto arrivò Mazzarri che, l’anno successivo, riportò il Torino al settimo posto (il punto piĂą alto dei 19 anni di Cairo, altro che gli anni ’70) e ai preliminari di Europa League.
Poi però, per due anni di fila, il Torino rischiò seriamente di retrocedere: la prima volta nel campionato 2019/2020, dove fu salvato da Longo, la seconda nella stagione successiva, quando fu Nicola (subentrato a Giampaolo) a riuscire nell’impresa di evitare la B. Questi sono stati anche gli anni degli 0-7 casalinghi contro Atalanta e Milan, le sconfitte piĂą pesanti della storia del Torino.
I giorni nostri
Quel che è successo dopo è fresco nella memoria di tutti. Gli anni di Vagnati dt e Juric allenatore sono storia recentissima (a proposito, la lite nel ritiro in Austria tra i due resterà come uno dei momenti maggiormente ricordati di questi 19 anni).
Il Torino all’Europa non si è piĂą affacciato, ha continuato a non vincere i derby e la contestazione a Cairo si è fatta sempre piĂą martellante. I 3.080 giorni da presidente (raggiunti ieri eguagliando Orfeo Pianelli), li ha anche trascorsi lontano fisicamente dalla sua squadra, mentre la Maratona con una serie di striscioni gli ha ricordato le promesse non mantenute e i fallimenti della sua gestione. Tra i tanti striscioni ce n’era anche uno, semplice ma diretto, che altro non era che una risposta della Maratona a quello che nel 2005 srotolò nella pista d’atletica del vecchio Delle Alpi: “Cuntabale“.
In questi 3.081 giorni Cairo ha pian piano dilapidato un patrimonio di affetto e stima incredibile, senza riuscire a raggiungere quegli obiettivi anche promessi: il suo Torino non si è mai avvicinato a quello di Pianelli negli anni ’70.
Non sei un cuntabale, sei un PEZZO DI MERD@ FIGLIO DI TROYA. CR.EPA MALE BASTR.DO
e portati dietro il 75% dei tifosi che ti ama, compresi i ratti presenti su questo sito (e non solo)
Ahhhhhhhhhhhh il record del nulla mischiato al niente……………………
Si può ricucire, è un bel presidente