La conferenza stampa del tecnico del Torino, Ivan Juric, in vista della sfida di domani tra Verona e Torino
Domani alle ore 15:00 c’è Verona-Torino. Trasferta complicata per il Toro, visto che gli scaligeri inseguono la salvezza. Ivan Juric, allenatore del Torino, ha presentato la partita in conferenza stampa: “La squadra ha fatto bene nell’ultima partita. Ora troviamo una squadra che ancora non è salva: sarà difficile. Giocano con entusiasmo ed è la base delle loro prestazioni. Hanno un gioco molto verticale con molto ritmo”.
Chi sostituisce Vlasic?
“Ricci, Samuele è quello più adatto”.
Meglio una o due punte contro il Verona?
“Entrambe le soluzioni sono valide”.
Cosa ne pensa di quello che è accaduto a Superga?
“Sono amareggiato per Superga. Ci tenevo, era tutto organizzato molto bene. Non posso usare altra parola”.
Anche con il 9° posto, potrebbe essere Europa…
“Penso che i nostri allenatori, in Italia, siano molto avanti. Sia Gasperini che Italiano magari fanno meno fatica a preparare le partite in Europa. Il nostro modo di vedere il calcio, tatticamente, è superiore. La squadra in classifica sta là. Siamo con pochi giocatori ma faremo di tutto, fino alla fine non molleremo”.
Da guida di questo gruppo, si sente mancato di rispetto dopo quello che accaduto il 4 maggio?
“Nei miei confronti no. La parola giusta è amareggiato. Ci tenevo che fosse una cosa spettacolare, ma è andata male. C’è amarezza”.
Tornando indietro, ricominceresti una stagione in scadenza?
“Quando fai un contratto, prendi un impegno. Se la gente molla, allora ho sensi di colpa. Ma adesso non stanno mollando, non noto questo e non ho sensi di colpa che ho sbagliato. In futuro non so cosa capiterà. Devi sentire di poter firmare il contratto, devi avere una convinzione totale”.
Ha digerito la svolta tattica, quella delle due punte, o è una decisione che ha “subito”?
“No, subito no. Ero curioso provare altro. A Milano mi è piaciuto il 4-2-3-1. Sono cose che si possono fare in futuro, sono passi in avanti. Penso che mi abbia arricchito questa cosa: puoi usare i giocatori che hai come conviene”.
Il video dimostra la spaccatura colossale tra la città, la tifoseria, l’ambiente e la storia e quello che c’è oggi. I giocatori vanno a Superga e non sanno perché, non sanno chi è morto lassù, non sanno cosa la gente prova…
“C’è tutto di quello che hai detto, quello che dici dimostra un fallimento di tutti. Mi dispiace per Lovato, un ragazzo che non ha fatto o detto nulla, ha subito attacchi in rete di una gravità enorme. L’ho visto distrutto, loro vivono un mondo diverso in cui è importante quello che si scrive su un social rispetto a quello che, per esempio, pensi te. Un fallimento generale, hai riassunto bene tu”.
Situazione infortunati?
“La situazione è grave, Zapata ha male a un fianco e anche Buongiorno ha un fastidio all’adduttore. Oggi valutiamo. Sazonov ieri si è allenato in gruppo. Durante la partita magari ci può dare una mano”.
Il calendario del Toro non è facile…
“Io mi preoccupo dei pochi giocatori che ho a disposizione. La mia squadra poi, ha sempre combattuto. Andiamo a Verona e proviamo a vincere, al massimo. Stare vicino a Napoli e Fiorentina ti dà un po’ di soddisfazione”.
Senza Zapata, come cambia il discorso punte?
“Non abbiamo molte soluzioni. Sanabria ha avuto anche l’influenza in settimana e non è detto abbia i 90-95 minuti. Devo pensare anche ai cambi”.
La infastidisce sentire che il Toro poteva fare come altre squadre, per esempio il Bologna?
“Io penso che bisogna essere onesti. Non essere condizionati da persone che fanno qualcosa per il proprio interesse. Ho preso un Torino in una situazione e l’ho portato in un’altra. Ci sono tanti giovani, questa è la mia eredità. Poi il presidente deciderà cosa fare con loro. Ho fatto cose belle, ma ho anche commesso errori. Mi sono sentito così tante volte, ma con il tempo non ho perso integrità”.
Se un giorno ti guarderai indietro, avrai rimpianti legati nella modalità di vivere il Toro fuori dal campo? E al fatto di non aver firmato il prolungamento?
“Ho fatto le mie valutazione, dovevo vivere certe cose e passare certe cose per vedere le cose come le vedo adesso. Si tratta di un processo. Non è che arrivi e fai. Hai sensazioni e sentimenti che cambiano. Sicuramente sono una persona diversa dall’inizio dell’avventura. Dovevo vivere certi momenti per capire certe cose, volevo vivere con pienezza e purezza”.
Crede che la piazza l’abbia capita?
“Non lo so, sinceramente. Una società esiste per i tifosi, anche se è un business. Il Torino deve lottare per l’Europa, se non si ottiene è insufficiente e questo vuol dire che chi lavora qua, deve capire cosa deve fare: questo porta alla felicità. Il resto, viene in secondo piano”.