Ventura su Cairo: “Ama il Torino”
Come la vede questa corsa salvezza?
Nicola ha portato una ventata di adrenalina rispetto a prima. Perché la partenza sia stata così negativa non riesco a spiegarlo, ma ora c’è più rabbia e più compattezza. A Genova, contro la Sampdoria, se non ti gira bene puoi anche perdere, sono invece rimasto sorpreso dai quattro gol presi a Crotone. Per una piazza come Torino è fondamentale salvarsi, comunque: bisogna giocare le partite che mancano con determinazione. Senza lasciare nulla di intentato.
Cairo è al centro delle critiche e della contestazione. Che presidente è?
A volte non lo si percepisce, ma ha un amore viscerale per il Toro. Perché i risultati siano mancati, ultimamente, o perché alcune persone non abbiano dato il contributo che lui si attendeva sono questioni che vanno analizzate all’interno del club. Giudicare dall’esterno sarebbe presuntuoso.
Il vostro modello di gestione ha, indubbiamente, creato una sinergia efficace tra presidenza, direzione sportiva e area tecnica.
Non può essere diversamente. Il presidente ha tanti impegni, non può essere sempre presente. Ci deve essere qualcuno che si assuma le responsabilità, che gestisca gli uomini e le idee. C’è un concetto che ribadisco sempre: in Europa ci vanno o le società che spendono o quelle che guadagnano per andarci. L’esempio dell’Atalanta chiarisce quest’aspetto: attraverso le idee di Gasperini e la fiducia della società ha iniziato a incassare, non a spendere, ed è andata in Champions. Noi con quel Toro volevamo fare quello, e ci siamo in parte riusciti.
Sul futuro: “Le voci sul Toro? Ho solo un buon rapporto con il presidente”
Nel futuro di Ventura c’è una panchina o una scrivania?
Vorrei che ci fosse il calcio. Ho ancora il sacro fuoco dell’amore, verso questo sport. Anche se l’ho vissuto, in passato, vivendo di rapporti umani ed emozioni, ora è tutto più annacquato. Il problema non è se sei in campo o dietro a una scrivania, il problema è se riesci a fare calcio. E questo non vuol dire solo parlare o allenare, significa programmare, intuire, cercare: se no tutti potrebbero farlo. Ho avuto quattro offerte durante quest’anno, le ho rifiutate tutte: non ho la necessità di cercare una panchina, perché penso di poter dare un contributo partendo dall’inizio, che sia da allenatore o in un altro ruolo.
Si è parlato di un suo ritorno al Torino.
Con il presidente Cairo ho un buon rapporto, nulla di più. Non c’è mai stato nulla di vero in quelle voci.
Ventura su Zaza: “Ha sentito la diffidenza dell’ambiente”
Verdi l’ha allenato da giovane al Toro, Zaza in Nazionale: come si spiega che in granata non abbiano mai trovato la loro dimensione?
Credo che Zaza abbia percepito diffidenza da parte dell’ambiente. Quando è stato acquistato avevo la sensazione che si potesse integrare molto bene con Belotti. Perché non abbia funzionato non lo so, a volte ci sono motivi di ordine psicologico. Verdi è arrivato al Toro nel 2011, era il giovane di maggior talento che avevamo. L’avevo visto migliorato a Empoli e poi è esploso a Bologna; al Toro, dal 2019, non si è mai visto quel giocatore lì. Ma penso che chiunque riesca a dare un giudizio solo guardando le partite in televisione, lo ribadisco, rientra nella categoria dei presuntuosi. Comunque mi auguro che Verdi e Zaza, assieme a Belotti, siano grandi protagonisti di questo finale di stagione.
Il giocatore che, secondo lei, è cresciuto maggiormente nella sua gestione e quello da cui si aspettava di più.
Per la delusione non faccio nomi: dico solo che quando un giocatore non riesce a esplodere ha delle responsabilità, ma ancor di più ne ha l’allenatore. Per l’altra categoria ne cito due. Darmian l’abbiamo preso bambino, poi l’abbiamo portato in Nazionale e al Manchester United. Ho cercato di fargli capire l’importanza del lavoro per entrare nel calcio dalla porta principale: doveva comprendere che, diventando importante nel Torino, sarebbe potuto diventare importante per qualunque club. Ha avuto la pazienza di non mollare mai. L’altro è Immobile, che arrivava da una stagione deludente al Genoa e non era certo euforico. Al Toro ha capito quali erano le caratteristiche che lo rendevano devastante ed è diventato capocannoniere della Serie A: una soddisfazione.
Concludendo, sabato c’è il derby: questa Juve è battibile?
Stiamo parlando di una squadra che ha preso tre gol dalla Fiorentina e ha perso in casa contro il Benevento. Ma anche della squadra di Ronaldo. Non è facile, ma c’è la possibilità, affrontando la partita con la convinzione di poter fare risultato. Poi essendoci il VAR non dobbiamo disperare…