Esclusiva / Eraldo Pecci fa il punto sul momento del Torino: “Con un po’ di logica e amor proprio si può risalire. Ma bisogna riavvicinare la gente”
Il Toro è caduto dentro a un buco e non trova nessun appiglio per uscirne. L’immagine la rubiamo a Eraldo Pecci, che interpellato da Toro.it si è lasciato andare a qualche riflessione sul suo Toro, ultimo in classifica e in desolante caduta libera da poco meno di un anno. “Bisogna che ci ritroviamo”. Piedone usa spesso la seconda persona plurale, per parlare dei granata: le più di 150 presenze e lo Scudetto del 1976 sono nodi impossibili da sciogliere. Legàmi.
Si aspettava un Toro in questa situazione di classifica?
Io mi aspettavo un miglioramento. Ma è da quando siamo andati in lockdown che la squadra non trova una via d’uscita. Il Toro giocava malissimo, da giugno in poi la squadra è riuscita a salvarsi facendo punti nelle partite giuste, ma con prestazioni stentate. C’è da dire che l’anno scorso c’erano squadre nettamente più deboli, mentre in questa stagione sono tutte un po’ più organizzate. Bisogna darsi da fare.
In Serie A c’è qualcuno messo peggio dei granata?
Il problema non è capire se c’è qualcuno messo peggio, ma trovare nel Torino di oggi una squadra che abbia ben presente cosa deve fare. Una squadra, insomma, degna di tale nome. Non c’è un porto sicuro per il marinaio che non sa dove andare.
Pecci sui giocatori: “Forse sono sopravvalutati”
Lei ripete spesso che gli allenatori, nel calcio, sono il più delle volte ininfluenti. Ma Giampaolo è uno che la sua mano, su una squadra, vuole imprimercela: è stata una scelta sbagliata, a posteriori, puntare su di lui?
Non lo so se puntare su di lui è stata una scelta sbagliata. Qui veniamo da Mazzarri, poi Longo, adesso Giampaolo e il gioco è sempre stato abbastanza scarno. Forse questi giocatori sono sopravvalutati? La domanda è questa. L’allenatore non ha mai fatto un gol, sono i calciatori che fanno la differenza.
Fosse in Cairo, lo avrebbe già esonerato?
Non vedendo il lavoro quotidiano non posso rispondere. Mazzarri, però, l’hai mandato via, lo stesso hai fatto con Longo: e cosa è cambiato? Niente. Il problema sono i giocatori. Al di là dei risultati, penso che stiamo perdendo l’identità. E per uno che ama il Toro, come me, questo pesa più che perdere le partite.
Vede, in questo, una responsabilità della società?
Qualcosa che non va c’è. E’ innegabile. Ma io lo dico da una vita. Faccio un esempio, se metti a posto il Filadelfia e poi stabilmente lo chiudi – al di là del lockdown -, se tieni distante la gente, se dopo un derby fai la foto con la maglia di uno della Juve… Intendiamoci, non c’è da fucilare nessuno, ma certe caratteristiche si stanno perdendo.
“Bisogna riavvicinare la gente al Toro”
Come si ricostruisce un’identità?
Intanto avvicinando la gente alla squadra. Magari andando in qualche club il martedì, appunto riaprendo il Filadelfia. Ovviamente in questo periodo è difficile, ma l’idea non c’è mai stata, neanche prima del coronavirus. Adesso i calciatori entrano da dietro e non calcolano nessuno. Non è questo il Toro, secondo me.
Sirigu ha fatto due partite fuori, Nkoulou è ai margini: Giampaolo ha provato a cambiare le cose dando un segnale ai senatori.
L’allenatore vive gli umori dello spogliatoio, ha il diritto di compiere certe scelte. Io vedo che Sirigu è stato il miglior portiere dello scorso campionato e in questo ha effettivamente commesso qualche imprecisione. Ci sono però altri discorsi da fare: se costruisci una mediana con giocatori che sanno solo rincorrere gli altri, quando poi devi fare la partita non sai a chi dar la palla. Ci sono problemi tecnici e di comportamento.
Cosa serve al Toro per salvarsi? A gennaio inizia il mercato…
E’ inutile che compri altri come Verdi o Zaza. Non è sempre e solo il mercato a salvare una squadra: se no sarebbe facile. Ci vogliono determinate caratteristiche. Si prenda il Milan, per esempio: era in grande difficoltà un anno fa, poi ha creato una squadra pur con i pochi mezzi che aveva. Hanno acquistato puntando sulle caratteristiche mancanti: non hanno preso sei mediani e nessun regista, dico per dire. Con un po’ di logica e amor proprio penso si possa uscire da questa situazione.
tutto assolutamente condivisibile, sia le opinioni scritte sia i modi.. a differenza di marengo che vomita bile probabilmente per suoi interessi (pur dicendo anche cosa ampiamente condivisibili spesso) questa intervista mi sembra equilibrata che tocca i punti molti punti fondamentali della gestione da dilettanti di questi anni.. scelte spesso sbagliate,… Leggi il resto »
Il problema è che Pecci parla del Toro, Cairo è il proprietario della cairese. E infatti Pecci, Graziani, Pupi, Sala e tutti gli altri eroi granata mai vedranno la società da dirigenti. Allora sì si riavvicinerebbe la gente, si costruirebbe una identità, si avrebbe una difesa della squadra e la… Leggi il resto »
perche’ chi dimentica e’ complice.non voglio nuovamente vivere quella bruttissima esperienza
Certo li a lecce siamo andati in b ma eravamo fieri ora abbiamo perso tutto la fierezza quello che ci distingueva… il colpevole è uno solo in ogni caso deve andare via il prima possibile
In serie b ci siamo stati una stagione. Poi ci siamo qualificati in coppa Uefa ed abbiamo vinto una coppa Italia.