La storia / Dagli esordienti alla Primavera del Torino, poi l’Erasmus e l’occasione al Levante: ora Gianluca Troilo allena i portieri della prima squadra
Ora vado in Erasmus a Valencia, poi inizio il tirocinio e chissà, magari strappo un contratto. Quando la sua vita è cambiata, Gianluca Troilo è un ragazzo di vent’anni come ce ne sono tanti, con la voglia di agguantare il futuro prima che faccia troppa paura. È uno studente di Scienze Motorie all’Università di Torino ed è un portiere, che ha sfiorato gli alti livelli. Il calcio giocato lo aveva portato dal Moncalieri al Torino, da piccolissimo. Da lì, la trafila nelle giovanili fino alla Primavera. Poi il bivio: Gianluca accantona per un attimo il mondo del pallone, si concentra sugli studi. E parte per Valencia, senza sapere che – qualche anno dopo – proprio lì sarebbe rientrato in quel mondo dalla porta principale, calcando i campi della Liga (la Serie A di Real Madrid e Barcellona) come preparatore dei portieri del Levante. A soli 29 anni. Lo raggiungiamo al telefono. È nella sua Moncalieri per Natale. Subito, ci colpisce un particolare: costruisce le frasi e le pronuncia come se in Spagna ci fosse nato. L’Erasmus, per lui, è diventato una nuova vita.
“Fu Benedetti a scegliermi. Il Toro mi ha insegnato a rispettare la storia”
“Al Levante sono arrivato perché lì avevo l’opportunità di svolgere il tirocinio previsto dal mio percorso di studi”, ci racconta. “Poi, per motivi personali, l’allenatore dei portieri della Primavera dovette lasciare l’incarico. Il club si ritrovò spiazzato. Io durante il colloquio avevo detto della mia esperienza al Toro come portiere, di quella al Moncalieri come allenatore dei portieri e del tirocinio che avevo fatto al Torino con Paolo Di Sarno (l’attuale preparatore in prima squadra, ndr). E quindi mi hanno fatto iniziare lì. Gli son piaciuto e mi hanno chiesto di rimanere”.
Via via, Troilo fa carriera: dalla Primavera alla squadra B, fino a diventare il responsabile dell’intera area portieri del club. Pochi mesi fa, l’ultimo scatto verso la Liga: la prima squadra cambia allenatore e lui entra a far parte del team che segue i portieri. A Valencia, sponda blaugrana, c’è un pizzico di granata: “Fu Silvano Benedetti a volermi al Toro. Ho vissuto il club granata in anni bui (compreso il fallimento, ndr), ma sentivo i colori, ho imparato cosa vuol dire rispettare la maglia e la storia di una società. Per un ragazzino è un insegnamento importante, ti fa dare di più in campo. Al Levante ho sempre cercato di portare questa mentalità”.
Di Sarno e Borla, i maestri di Troilo
Del periodo granata, Gianluca si porta dietro due persone in particolare. La prima è Stefano Borla, il preparatore del settore giovanile che è tragicamente scomparso a fine novembre, a soli cinquant’anni (ricordiamo qui la raccolta fondi per la famiglia): “Ci siamo sentiti anche nell’ultimo anno, era una persona splendida. L’ho avuto quando ero negli esordienti, era un leader, non aveva bisogno di alzare la voce. A livello didattico era veramente bravo”. La seconda è Paolo Di Sarno, che è stato il suo maestro e ha “curriculum e credibilità, non è un caso che il Toro negli ultimi anni abbia cambiato tanti staff tecnici senza mai metterlo in discussione”
“Milinkovic, avevo dei dubbi anche io. Lukic? Al Levante lo rimpiangono ancora”
Di Sarno ha avuto da fare con Vanja Milinkovic-Savic, che in estate è stato promosso titolare tra lo scetticismo di molti, Troilo compreso: “Avevo tanti dubbi. Ma se un portiere così alto adesso si muove in quel modo vuol dire che dietro c’è stato un grande lavoro”. E poi c’è quel particolare della bravura coi piedi che, per Gianluca, non è un’inezia: “E’ fondamentale. Tutti gli allenatori oggi vogliono che la costruzione passi anche dal portiere: hai un’arma di gioco in più”.
Vanja è una delle sorprese del Toro di Juric, che convince anche Gianluca, tifosissimo granata: “Dopo anni in cui l’identità della squadra si era persa, ora Juric è riuscito a ritrovarla”. Anche grazie a calciatori come Sasa Lukic, che dal Levante è passato per un anno in prestito (stagione 2017/2018): “Uno così si rimpiange, ti manca quella personalità a centrocampo. E’ arrivato da sconosciuto o quasi, ma al Levante ancora oggi lo rimpiangono”.
“Per migliorare un settore giovanile serve un unico centro sportivo”
A parlar di pallone, alla fine, si finisce a discutere delle differenze tra Italia e Spagna a livello di settore giovanile e di coordinamento tra la cantera e la prima squadra: “In Spagna tutti i club hanno un centro sportivo unico. Per poter fare grandi progetti è necessario. Noi abbiamo diverse aree, l’area di psicologia, di preparazione fisica, eccetera: bisogna coordinarsi per avere un impatto globale sulle diverse squadre giovanili, e se sei sparso sul territorio non puoi farlo. E’ importante essere organizzati e avere le infrastrutture per sentire l’evoluzione”.
A Troilo, prima di salutarlo, chiediamo quali portieri, secondo lui, faranno strada. Uno è facile, il “suo” Dani Cardenas, classe 1997 che ha fatto assieme a lui la trafila nel settore giovanile del Levante e ora ne è diventato il titolare. E gli altri? “Vicario dell’Empoli sta facendo un anno importante in una squadra neopromossa, dove ha l’opportunità di sbagliare e migliorarsi, e poi ti direi Remiro della Real Sociedad”. Italia e Spagna in campo e fuori, le due metà di Gianluca.