Autentica leggenda granata e recordman di presenze, Giorgio Ferrini giocò 566 volte per 17 stagioni nel Torino
Aveva solo 37 anni, ma era un combattente. Lo era sempre stato. Ma quel maledetto 8 novembre del 1976, il suo cuore smise di battere, per sempre. Il Toro piange la scomparsa di Giorgio Ferrini, capitano tra i capitani. Giocatore unico e figura indimenticabile, Ferrini resterà per sempre nel firmamento delle stelle granata più luminose. Inizia a calcare i terreni di gioco nella Ponziana, piccola squadra della sua città, Trieste; poi via verso Torino, dove giocherà per diciassette stagioni, molte delle quali con la fascia di capitano al braccio. Le 566 presenze totali tra campionato e coppe, non gli permettono però di conquistare uno scudetto che tanto aveva sognato e che forse più di ogni altro avrebbe meritato.
Giorgio Ferrini: nel Torino dello scudetto era il vice di Radice
Non lo vinse però, da calciatore; perché Ferrini inizia una nuova vita calcistica, appendendo gli scarpini al chiodo al termine della stagione 1974/75 e diventando il fedelissimo vice di Gigi Radice, proprio nell’anno del primo tricolore del dopo Superga. Pochi mesi però, ed il destino è dietro l’angolo e tende al Capitano l’agguato più atroce. Il 27 agosto del 1976, Giorgio viene colpito da emorragia cerebrale: è grave, ma ha la consueta tempra, la stessa che aveva sul rettangolo verde. Poche settimane di convalescenza e ritorna al proprio ruolo, al fianco di Radice.
Ma il destino si accanisce: il 17 ottobre ecco una nuova emorragia, questa volta più grave di quella che lo aveva colpito appena qualche settimana prima, anche perchè recidiva. Giorgio entra in coma, non si risveglierà più: i medici le provano tutte (il 22 ottobre verrà sottoposto a un delicato intervento chirurgico, senza esito). Alle 11,45 di martedì 8 novembre, il Capitano di tante battaglie si arrende. Al funerale, officiato dal cappellano granata Don Francesco Ferraudo, l’antistadio del Fila trabocca di emozione.
Giorgio Ferrini, la morte l’8 novembre del ’76
Amici e conoscenti, semplici tifosi e calciatori che in disparte, vogliono salutare per l’ultima volta il loro Campione, prima dell’ultimo viaggio verso il piccolo cimitero di Pino Torinese, dove da quel giorno Giorgio riposa.
Ma Ferrini vive ogni giorno nel cuore e nei ricordi di chi lo ha conosciuto e visto giocare, tramandando alle nuove generazioni quello spirito granata che ha incarnato come nessuno, prima e dopo di lui.
Capitano vero. Il pensiero di un sessantacinquenne è per forza di cose, sul tema specifico e su altri, nostalgico e può perdere di senso critico. Ma se penso a Giorgio Ferrini e lo comparo con capitan Linetty mi viene da pensare che il rimpianto non sia poi tanto fuori luogo.
Buttiamo il cuore oltre l’ostacolo,poi andiamo a riprenderlo.Ciao Giorgio
Idolo della mia infanzia grande uomo e grande Capitano….non oso immaginare i calci in culo che volerebbero al Fila se ci fosse lui ora.
FVCG