Sono passati più di 30 anni dall’addio al Toro di Pulici, ma l’amore della gente nei suoi confronti è immutato. Anzi, cresce ulteriormente anno dopo anno
Sono pochissimi, quasi unici, i calciatori che rappresentano indissolubilmente il legame con una squadra, una città e con la sua gente. Paolo Pulici, è uno di questi. Non è infatti mai stato e non sarà mai semplicemente un calciatore che ha giocato nel Torino, ma del granata ha incarnato per oltre un decennio grinta, determinazione e spirito di sacrificio. Pulici è stato il Toro, e per la maggior parte dei tifosi che ancor oggi lo venerano come si venera un totem, lo sarà per sempre.
Paolo Pulici e Ciccio Graziani: i gemelli del gol
Nasce a Roncello, in provincia di Milano, e dopo essere stato scartato dall’Inter approda in granata nel 1967. La stagione successiva, poco più che diciottenne, fa il proprio esordio in prima squadra; e con maestri come Ussello e Giagnoni, compagni come Agroppi e Capitan Ferrini, Pupi capisce giorno dopo giorno cosa voglia dire essere del Toro, e farne parte. Chirurgico sotto porta e dotato di una fisicità dirompente, Pulici conquista per ben tre volte la classifica dei cannonieri: stagione 72/73 (17 reti, a pari merito con Rivera e Savoldi), nella stagione 74/75 ed in quella del settimo sigillo granata, entrambe le volte con 21 reti. Per otto stagioni farà coppia fissa in attacco con Ciccio Graziani, segnando assieme valanghe di gol e completandosi l’uno con l’altro, andando a formare una delle coppie d’attacco più esplosive dell’intera storia granata e non solo. Con 172 reti in 15 stagioni, Puliciclone (come lo definì la squisita penna di Gianni Brera) è a tutt’oggi il miglior marcatore nell’intera storia del Toro. Un amore che si interrompe bruscamente nella primavera del 1982, alla vigilia del mundial spagnolo. Dopo alcune stagioni certamente meno brillanti della precedenti, complice anche il graduale smantellamento, pezzo dopo pezzo, di quello che fu il gruppo dello scudetto, Pulici viene ritenuto ormai troppo vecchio per continuare la propria storia in granata.
Pulici, l’addio al Torino
E così, dopo 472 presenze viene ammainata la bandiera granata per eccellenza, che lascia Torino per trasferirsi prima ad Udine, poi a Firenze dove chiuderà la carriera nel 1985. Sono passati più di trent’anni dal suo addio al Toro, ma l’amore della gente granata nei suoi confronti è immutato e, se possibile, cresce ulteriormente anno dopo anno. “La gente continua a volermi bene, forse perché non mi sono mai atteggiato inutilmente a divo. Sono sempre stato me stesso, nel bene e nel male. E questo ha fatto la differenza nel mio rapporto con il popolo granata”. Buon compleanno, Pupi!
Tanti auguri,SIGNOR PULICI e grazie,per le tantissime gioie,che mi hai dato.
Ciò che dovrebbe essere e invece non è.
Lui che apriva le porte a colpi di testa o a fucilate, oggi un estraneo al Filadelfia perennemente chiuso. Era casa sua e nostra.
Immaginare di passare una giornata così, dentro al Tempio, era la normalità ora rapita da questo incapace lucratore.
Auguri Paolo: tanti ricordi fantasticie inenarrabili, tanti momenti stupendi passati al Filadelfia con Ciccio, Claudio e i Grandi dell’ultimo scudetto. Era uno spettacolo vedere Te, Ciccio e Claudio esercitarVi sui cross, sui colpi di testa, sui tiri al volo, ma soprattutto sulle Tue rovesciate acrobatiche che farebbero impallidire quelle di… Leggi il resto »
ben detto, aggiungo che il povero Comi una volta non era cosi’…ehehehe
sono tutte le bignole che ha dovuto mangiare quando fa rappresentanza…..