Portiere tra i più amati dell’intera storia granata, Castellini per tutti i tifosi del Toro sarà per sempre il “giaguaro”, con uno Scudetto dalla sua
Il Toro è, da sempre, squadra di grandi portieri. Da Bacigalupo a Lido Vieri, fino a Luca Marchegiani (senza dimenticare Salvatore Sirigu, il più recente). E nel gotha dei numeri uno granata, merita senz’altro un posto d’onore Luciano Castellini, per tutti i tifosi semplicemente “giaguaro”, per quel suo modo istintivo ed un po’ felino di volare da un palo all’altro. Nasce a Milano il 12 dicembre del 1945, e dopo l’intera trafila nel settore giovanile del Monza, approda ventiquattrenne in granata, andando immediatamente ad occupare nel cuore dei tifosi quel posto lasciato libero da Vieri, accasatosi all’Inter appena un paio di stagioni prima. Parte subito titolare ed alla sua prima stagione a Torino nel 1970/71 mette assieme ben 42 presenze, andando a costituire negli anni assieme a Pulici e Claudio Sala l’ ossatura di quella che sarà la squadra che qualche anno dopo, entrerà nella storia.
Castellini, la notte di Coppa contro il Borussia e gli ultimi anni al Torino
Così come passò alla storia quella fredda notte di Coppa dei Campioni, novembre 1976: Castellini nella gara di ritorno del secondo turno, in Germania contro i tedeschi del Borussia Mönchengladbach, rimediò il terzo cartellino rosso della gara per i granata (dopo Caporale e Zaccarelli). Proprio come reazione al rosso a Zaccarelli, il portiere andò a falciare Del’Haye. In porta prende il suo posto Ciccio Graziani, che si disimpegnerà benissimo nella circostanza, non subendo alcuna rete nei 20′ finali.
Dotato di grandi mezzi atletici, sicuro tra i pali come nelle uscite, Luciano lascia il Torino al termine della stagione 77/78: va a Napoli, dove disputerà ancora sette stagioni ad altissimo livello diventando il portiere più apprezzato dell’intera storia partenopea.
Sono 267 le presenze totali in otto stagioni granata, tra campionato e coppe, per quello che sarà per sempre uno dei “numeri uno” più amati dalla gente del Toro
Ero appena alle elementari, ma porto sempre con me l’immagine del Giaguaro in lacrime al fischio finale della partita scudetto col Cesena nel ’76, mentre Frajese cercava di inervistarlo e Zac lo teneva stretto per “rianimarlo”… Anche da qui, forse soprattutto da qui, si vedono i veri uomini.
Il Giaguaro, un mito. Sembrava veramente un felino per l’agilità ed i riflessi fulminei. Consiglio ai giovanissimi, abituati a vedere portieri inchiodato alla linea di porta, alcuni video per apprezzare le uscite,un fondamentale ormai desueto.
Auguri Giaguaro . Prima di essere ottimi calciatori eravate degli uomini e non dei mercenari come ora ,che malgrado tutti i soldi che prendono manco si impegnano. Ciao luciano Torna al Toro ci manchi tu e gli altri 10.