Aspettiamo gli eventi, nella speranza che il tecnico riesca almeno a consolidare il primo problema dove lui può davvero dare il meglio per intervenire

Ivan Juric, dopo il Sassuolo e dopo la Lazio, per due volte a specifiche domande ha sottolineato come in realtà quello che a noi risulta essere il dispendio fisico della squadra, vista l’aggressività con cui i granata giocano da inizio campionato (eccetto la gara di Firenze), in realtà non è un vero e proprio sperpero di energie fisiche, quanto piuttosto di quelle mentali. Certo, il tecnico croato dice che ci vuole gamba, ma allo stesso tempo ci vuole un’alta concentrazione che serve a capire quando andare in pressione a cercare l’anticipo e la verticalità e quando non farlo. In sostanza il luogo comune per molti, cioè che il Torino corre tanto, è sfatato oltre che dalle parole espresse dall’attuale allenatore, ma anche dai numeri. Infatti stando ai numeri, secondo la Lega di Serie A, nella classifica dei giocatori che hanno corso di più, il primo granata è Lukic, che si trova al 38° posto, ed il secondo è Bremer che si trova al 65°.

Dunque prendendo per assodato il fatto che questo gioco, che noi tutti tifosi granata apprezziamo, non è dispendioso dal punto di vista fisico, ma da quello mentale, va da sé che i cali avuti contro l’Atalanta, la Lazio ed il Venezia probabilmente vengono proprio dalla testa. Infatti con un po’ più di concentrazione la gara contro i bergamaschi si poteva pareggiare, quella contro biancocelesti si poteva portare a casa e stessa cosa per quanto riguarda la gara del Penzo. Al netto degli errori individuali di Djidji, decisivo in tutte e tre le gare succitate, soprattutto a Venezia, tutta la squadra si è fatta trovare impreparata nell’episodio del rigore. Ci siamo fatti trovare stranamente scoperti e questo non va bene. Se i ragazzi del tecnico spalatino riescono a tenere accesa la concentrazione fino al 95′, sicuramente gare come quella contro l’Atalanta, la Lazio ed il Venezia, le portiamo a casa.

Tuttavia è fisiologico che nel corso della stagione in una squadra giungano problematiche che il tecnico si trova suo malgrado ad affrontare. Ad esempio le “botte” di Belotti e Izzo sono infortuni ai più incomprensibili. Può una botta tenere lontano dai campi di gioco così tanto i giocatori? Evidentemente sì, ma se per Zaza e Praet, colpiti rispettivamente da un interessamento distrattivo parziale del legamento collaterale mediale e da una distrazione del bicipite femorale, c’è una diagnosi chiara per cui è necessario un certo tempo per recuperare, una botta sembra essere davvero un qualcosa di inspiegabile. Tant’è che lo stesso Juric, alla vigilia della gara contro il Venezia, aveva lasciato trapelare un pizzico di disappunto quando aveva sottolineato che quella di Izzo era una botta presa da più di tre settimane. Allora perché la società non fa chiarezza? Perché non c’è nessuno che spiega l’entita degli infortuni e l’entità dei rispettivi recuperi? È certamente inusuale che un medico societario parli, tuttavia sarebbe molto utile a far chiarezza sia per il tecnico stesso, che come detto si è mostrato stupito di questi infortuni lunghi, e sia per l’ambiente granata, che grazie ad Ivan Juric sta ritrovando un briciolo di orgoglio granata. Tuttavia i tifosi vengono da anni indecenti, con la concreta possibilità, che cresce sempre di più di giorno in giorno, di vedere partire il loro capitano a gennaio o a fine stagione.

Poi ci sono gli infortuni di Praet e Pjaca. Per questi ultimi il tecnico ha avuto modo di fare le sue valutazioni e, se a cavallo del match di Firenze il tecnico ha sparato dei veri e propri siluri alla società, in questo caso ha sparato una bombetta che comunque conteneva delle responsabilità che il tecnico associava proprio alla dirigenza. Infatti Juric ha detto che gli infortuni di chi in passato ne ha avuti di cronici (Pjaca) o di chi era abituato ad una certa preparazione e ad un certo tipo di allenamento (Praet) sono fisiologici quando si prendono i calciatori alla fine del mercato. 

Ricapitolando mi sembra evidente che i problemi da risolvere per il Torino di Juric siano essenzialmente tre, che vanno di pari passo con il potere che può avere l’ex allenatore del Verona nel risolverli. Sulla tenuta mentale della squadra, il tecnico deve lavorare tanto, ma può farcela. Se paragoniamo già soltanto il piglio della squadra nella conclusione della stagione precedente, con quello all’inizio di questa nuova, il salto che è stato fatto dal punto di vista dell’atteggiamento, dell’aggressività e dell’approccio alla gara è enorme. Poi c’è la situazione infortuni. Occorre chiarezza per tutto l’ambiente, ma in primis per Juric che è apparso disorientato dalla lunghezza dello smaltimento delle “botte”. Lui dal canto suo può fare pressioni internamente per cercare di capire quali siano le situazioni dei suoi giocatori, ma purtroppo non può dipendere solo da lui. Infine la gestione societaria del calciomercato: qui Juric ha ben poche carte da giocarsi. Molti direbbero ingenuamente che si dovrebbe dimettere, ma 16 anni di gestione purtroppo non possono essere cambiati in pochi mesi, tanto meno con un tecnico dimesso. Certamente se Juric riuscirà ad ottenere buoni risultati, acquisirà potere, ma dovrebbe accadere un mezzo miracolo per far sì che l’attuale presidente possa decidere finalmente di comportarsi da presidente del Toro.

Allora aspettiamo gli eventi, nella speranza che il tecnico riesca almeno a consolidare il primo problema dove lui può davvero dare il meglio per intervenire, a cominciare magari dal derby di sabato.

Ivan Juric
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ultimo aggiornamento: 30-09-2021