Torna il SognaToro, la rubrica dell’avvocato Gigi Marengo: la riflessione sulla settimana del Torino, tra successi e divisioni tra tifosi
Una settimana, tre partite, tre vittorie. Un ottavo posto in classifica che ha risvegliato, in taluni, fanfare europeistiche. Guardando i risultati nulla da dire, un inizio 2020 con il botto. Guardando il gioco espresso, invece, nessun botto, il solito trito e ritrito pullman davanti alla porta. E proprio su ciò si è divisa e sempre più si sta dividendo la tifoseria. Da un lato i risultatisti, che pongono sul mero risultato la loro aspettativa, esultando allorché al fischio finale il Torino F.C. registra un goal fatto in più dell’avversaria di turno, del tutto disinteressati a ogni valutazione sportiva. D’altro lato i cultori del gioco e dello storico tremendismo granata, ovvero coloro che pretendono, al di là del risultato, il bel gioco, fatto di quell’offensivismo che, anche nei periodi più bui, è stata una nostra peculiarità.
Torino, la divisione tra i tifosi
Una divisione concreta e reale, che vede il Torino F.C. scendere sempre più nel numero di tifosi, come chiaramente attestato da Repubblica. Un Torino F.C. sempre meno seguito da coloro che desiderano il bel gioco, il divertirsi a guardare la partita, magari arrabbiandosi per il risultato finale, ma comunque orgogliosi di quanto visto sul prato.
A queste due categorie così sommariamente abbozzate, occorre poi aggiungere quello che in politichese viene definito lo zoccolo duro. Quell’insieme di tifosi il cui legame con la maglia granata è quasi patologico e a cui mi ascrivo. Noi che viviamo a pane e Toro; noi che, acquistato il giornale, andiamo subito alle pagine ove si scrive di Toro; noi che, nell’armadio di casa, abbiamo più vestiari granata che di altri colori; noi che sull’Olimpo non vediamo Giove, ma Pupi. In sintesi, noi che siamo matti di Toro.
Ebbene anche questo zoccolo duro si sta sgretolando e, in questo caso, non in ragione dei risultati, ma di una società che pare più nemica che amica dei suoi fedelissimi. L’inesistenza di qualsivoglia investimento strutturale, la mancanza di un organico degno di questo nome, il disinteresse verso tutto ciò che profuma di storia granata già avevano fortemente inciso, poi è arrivato niente meno che l’Esperimento Sociale, a cui si sono uniti daspo a chi, per puro amore verso il Toro, non poteva supinamente accettare queste situazioni. Daspo giunti a seguito di un “accordo” tra società e Questore, emanati sin’anche per la “criminale colpa” di non essere seduti sul seggiolino attribuito con il biglietto di ingresso…
Le parole di Sirigu e Belotti: una riflessione
Una situazione certo non bella ed è del tutto fuori luogo che i due giocatori più forti e rappresentativi del Torino F.C. siano stati, prima l’uno e pochi giorni dopo l’altro, chiamati a lamentarsi di un ambiente ostile. Non vi è nessun ambiente ostile, semplicemente sta sempre più scemando l’interesse verso il Torino F.C. da parte del mondo granata o, per lo meno, da larga parte di esso.
Uno spegnersi per consunzione di una delle più belle tifoserie d’Italia evidenziato dallo stadio, da quelle ciambelle bianche di partita in partita sempre più vuote.
Vuote non perché i mai cuntent non vanno più al campo, ma perché ogni domenica v’è un nuovo non cuntent di quanto visto sul prato e sugli spalti.
E con questo, cari fratelli granata, chiudo questo pezzo, un pezzo che rimarrà orfano di nuovi pezzi per circa un mesetto. Questioni personali mi impediranno, nell’immediato futuro, il piacere di dialogare con voi. Ci risentiremo a metà febbraio.
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