Non occorre approfondire i Libri Sacri per intravedere una precisa somiglianza, non me ne voglia Belzebù, tra quel diavolo e chi noi fratelli granata ben conosciamo
L’impianto dato dal buon Nicola al Toro, fondato su una maggior concentrazione e sul pieno recupero del trio difensivo Izzo, Nkoulou e Bremer, che ci aveva consentito di finire le precedenti due partite senza subire reti, si è dissolto nel Covid. In terra di Calabria, il mister ha infatti dovuto, obtorto collo, schierare Rodriguez e Lyanco al posto di Nkoulou e Bremer ed ecco giunti i quattro goal del poderoso attacco del Crotone, con un Ounas che pareva Messi. Una partita che con la difesa titolare si sarebbe probabilmente vinta, anche alla luce dei due goal comunque fatti… Invece no, quei tre punti sono svaniti del poker di reti fattoci dal Crotone, dicesi Crotone, una squadra che, nelle precedenti 25 gare, non era riuscita ad arrivare alla media di 1 goal a partita. Se poi, ad una difesa inguardabile ed improponibile, si unisce quello che, per palese inconsistenza tecnica, può solo esser definito un “non centrocampo”, e qui nulla c’entra il Covid, nonché un attacco con quell’inutile usurpatore della maglia che fu di Pupi a nome Zaza, il copione della vergogna è completo di attori e comparse.
Un copione che è un insulto alla storia del Toro, un copione che è la rappresentazione pura della pochezza a cui è stato ridotto il Torino, da colui che, contro tutto e tutti, ne regge le sorti.
Un presidente che da sempre è uso addossare ad altri le colpe dei disastri, quasi ad integrare il detto di Madre Yvonne, come riportato nel libro di Marcello Stanzione: “Il diavolo, quello della rivelazione biblica, ama fare il regista più che l’attore; la sua arte è scomparire dietro gli attori del male”. E non occorre certo approfondire i Libri Sacri, per intravedere una precisa somiglianza, non me ne voglia Belzebù, tra quel diavolo e chi noi fratelli granata ben conosciamo da un decennio più un lustro più un anno: in latino XVI anni. Un XVI che l’anno prossimo diverrà XVII, ovvero il numero scritto con le stesse lettere della parola VIXI, che i romani usavano per indicare la morte; ancor oggi ragione del ritenere che il 17 numero nefasto.
Un presidente contro cui da settimane si dipanano pregnanti contestazioni formali, principalmente grazie al Gruppo Facebook Resistenti Granata 1906, senza comunque dimenticare le altrettanto positive iniziative di vari Club Granata e di ToroMio. Contestazioni che fan seguito ai numerosissimi flash mob, sempre miranti alla liberazione del Toro dall’attuale occupazione meneghina, posti in essere da decine e decine di tifosi nell’estate/autunno scorsi ed alla contestazione (in presenza) che ha visto centinaia di supporter granata davanti al cancello del Fila, di cui, peraltro, molti successivamente multati per assembramento…
Un mondo granata, a differenza di società e squadra, quindi vivo e protagonista.
Un mondo granata che ha ormai fatto capire al cavaliere di Masio che la sua storia sotto la Mole, sponda granata, è da ritenersi finita, finita per sempre. Che da Papa che fu proclamato nel 2005 (San Valentino, San Gigi, San Giorgio: perdonate loro non sapevano ciò che facevano), oggi è solo più il Belzebù che inquieta il nostro sonno di tifosi. Che probabilmente mai nessuno cadde così in basso nella stima di una tifoseria, di una città, di un popolo.
Eppure lui, il prode di Masio, resta incollato alla sella di un cavallo ormai bolso ed incapace persino di pascolare sul prato di Crotone e dichiara ai giornali: non ho intenzione di vendere! Perché… perché colui che molti definiscono un grande imprenditore, vuol rimanere alla guida del Torino contro i diavoli ed i santi, ben sapendo che tale volontà rasenta il masochismo ed è foriera di una pesante caduta di immagine?
Perché… perché colui che è notoriamente un freddo analista di situazioni umane, vuol rimanere alla guida del Torino, ben sapendo esservi solo il Covid, con le sue norme imbriglianti iniziative di piazza e di stadio, a tutelarlo rispetto a situazioni che probabilmente andrebbero a scomodare l’ordine pubblico?
Perché… perché colui che ha fatto del denaro la propria filosofia di vita pubblica e privata, vuol rimanere alla guida del Torino, nonostante ben sappia che la società ha ormai intrapreso un percorso di continua e costante svalutazione, da cui solo una poderosa iniezione di denaro può toglierla?
Domande a cui non si riesce a dare risposta, se non passando dall’oggettività dei fatti ad una dietrologia capace di ascrivere ciò a cause diverse da quelle dichiarate o apparenti, magari ipotizzando motivazioni volutamente occulte. Motivazioni occulte che, ahimè, qualcuno ritiene risiedano proprio in quel VIXI su indicato… con la sacra famigghia, che nel 2005 fallì nell’intento puntando su Cimmi, doppiamente riconoscente.
A pensar male si fa peccato ma a volte ci si azzecca …