Un meritato pareggio con la neopromossa Benevento che probabilmente serve a ben poco, ma non è detto…
Un pareggio figlio di una grinta sconosciuta sotto Giampaolo ed ora emersa con Nicola. Un pareggio portato a casa con una rimonta… parola sconosciuta al vocabolario del filosofo e maestro di calcio che finalmente ha disunito i suoi destini da quelli del Torino. Un punto in classifica che però ci lascia laggiù nei gironi infernali, ma al tempo stesso (forse) può esser letto quale simbolo di una nuova voglia di non arrendersi.
Sicuramente abbiamo visto correre ben più del solito e non togliere la gamba. Certamente abbiamo visto provare giocate in orizzontale, con scambi non solo sui tre metri. Ovviamente ho trovato del tutto fuori luogo i festeggiamenti finali sul prato, quasi avessimo battuto il Barcellona al Camp Nou e non solo pareggiato con una neo promossa, ma un’aria nuova l’ho comunque percepita ed è l’alito di un Nicola mai domo, sempre incitante… ma potrà essere sufficiente per l’agognata salvezza?
Non so dare risposta a questa autopostami domanda, ma son più ottimista di prima, seppur con un ottimismo stemperato da un mercato inesistente. Un mercato ove, a fronte dell’assoluta necessità di seri acquisti, tutt’al più si legge di scommesse su sconosciuti asteroidi della galassia pallonara.
Don Abbondio direbbe Gedson Fernandes chi è costui… mentre Don Rodrigo dice: lo compero, costa poco. Per ora in positivo abbiamo solo l’apporto di Nicola, un apporto di concretezza, a fronte di una precedente filosofica esasperazione di tatticismo, ed un’iniezione di voglia di lottare sempre, dal primo minuto sino a che arbitro non fischia. Ma potrebbe non essere sufficiente, visto che anche a Benevento ci siamo sorbiti la solita follia di Lyanco, così ben descritta da Tuttosport: “Regala il vantaggio al Benevento con un rinvio di testa proibito nelle scuole calcio: palla centrale su Viola che innesta l’azione del rigore. Voto 4,5” E sempre a Benevento abbiamo, pur nella nuova grinta dimostrata, evidenziato l’assoluta inconsistenza di un centrocampo montato al risparmio, con tanti manovali e nessun ingegnere. Un centrocampo che ha brillato nella costruzione del gioco solo quando il Gallo ha fatto il trequartista a favore di Zaza… e non illuda la sua doppietta, come una rondine non fa primavera, una partita non cancella certo anni di cronica insufficienza.
La nostra serie A passa quindi in larga misura tra le mani (o meglio dal portafoglio) del cavaliere di Masio. Mani e portafoglio che però da quasi sedici anni illudono il mondo granata su fantomatici progetti sportivi, poi sistematicamente risultati solo espressione della sua compulsiva avidità. Un’avidità che peraltro lo sta contraddistinguendo anche in ambito di RCS, portandolo a simboleggiare l’opposto del mitico Re Mida e ad incarnare, conseguentemente, la figura di colui che tutto ciò che tocca trasforma in organico rifiuto.
Non credendo quindi a miracoli cairoti dell’ultima settimana di mercato, mi voto esclusivamente a Nicola, nella speranza che quella sua rabbia, quella sua grinta, quella sua voglia di mai demordere venga anche solo in minima parte assorbita dalla squadra. Se i giocatori assorbiranno infatti il 30% della voglia di salvezza di Nicola e sapranno fare un bagno di umiltà, capendo che non sono certo quei fenomeni che si ritengono, penso che anche l’anno prossimo si potrà rivedere la maglia granata sui campi della serie A… ma è comunque una speranza, ben più che una probabilità.
D’altra parte, sino a che l’uomo di Masio non deciderà di vendere, non avremo alternativa a lui… E certo non può essere considerata un’alternativa la più grande buffonata mai vista prima in ambito calcistico, quale quella messa in scena dal signor Enea, attraverso il suo piazzista signor Piazzoni, che prevede l’acquisto del Torino da pagarsi a cairo in dieci anni con comode rate annuali, un ignobile trasformare la leggenda Toro in un’auto… ove manca solo il contributo rottamazione. Una proposta di acquisto del Toro a rate, inoltre accompagnato da questo ridicolo Enea dixit: “vi anticipo che gli imprenditori bergamaschi vorrebbero Papo Gomez (Ndr: avete letto giusto: Papo Gomez e non Papu Gomez) in granata… (prima che vada in Spagna)”.
Quegli imprenditori bergamaschi di cui il duo Enea – Piazzoni ha largamente confuso il ruolo consortile, ma forse le “università francesi da lui frequentate” non lo prevedono nel piano di studi… Sedici imprenditori della bergamasca, sino al giorno prima però indicati del bresciano, che, tutti insieme, fatturano comunque circa un decimo di quanto fattura l’homo masiese, con il mitizzato capofila gruppo Lorenzi che fattura meno di 6 milioni l’anno… tant’è che si offrono di comperare niente meno che a rate il nostro Toro.
A questo siam giunti… il nostro Toro, simbolo e storia del calcio italiano, da compravendersi a rate!
Enea Benedetto, Piazzoni, Lorenzi, sedici imprenditori della Bergamasca: vergognatevi due volte, in primis per l’aver pensato e in secundis per l’aver scritto e diffuso una simile oltraggiosa bestemmia!