Algoritmi e tifosi cartonati, registrazioni di incitamenti e finte urla, partite giocate solo per soddisfare l’ingordigia di denaro di calciatori e società
La voce del denaro, quella flebile voce di banconote striscianti l’una con l’altra ha fatto il miracolo: il campionato ricomincia, il calcio riparte. E poco, anzi nulla importa se è solo calcio virtuale in tutto per tutto. Un calcio giocato in stadi vuoti di pulsioni, passioni e trepidazione, ma riempito da cartoni posti sui seggiolini, con un altoparlante a diffonder urla di gioia ed incitamento. E magari ci sarà pure qualche tifoso 4.0 che verserà denari per esser raffigurato su quei cartoni…
D’altra parte, che alcuni presidenti considerassero i tifosi null’altro che figure cartonate, unicamente votare al riempire gli spalti, non era certo un segreto. Con i fans cartonati, più nessun problema di ordine pubblico e più nessuna necessità di esperimenti sociali.
La stragrande maggioranza del tifo organizzato italiano aveva chiesto a piena voce di non far ripartire un campionato ovviamente fasullo. Il tifo organizzato del Torino aveva posto sul Fila uno striscione con la dicitura: “migliaia di morti in ogni città, ma voi pensate alla ripresa della serie A”.
Qualcuno lì ha ascoltati? Ovviamente no, son solo tifosi, mica banchieri.
Solo il dio denaro ha avuto voce piena; tutto gli altri zitti e muti, senza diritto di parole. Il Gravina Dux, potente amministratore delle casse pallonare, l’ha infatti urlato in tutte le lingue: il campionato s’ha da terminare, alla faccia di tutto e tutti, per non perder denari.
Un uso dell’imperativo come mai prima, a cui tutte le società si son poste a 90 gradi ossequiose ed obbedienti. Certo qualche voce fuori dal coro c’è stata. Ben ricordiamo infatti le perplessità esternate dai presidenti di Udinese, Torino, Sampdoria e Genoa, fondate sulla “disinteressata” preoccupazione per la salute dei calciatori e delle persone (parole del dott.U.Cairo)… peccato però che la posizione in classifica delle squadre da loro presiedute né abbia da subito ridicolizzato le dichiarazioni: dal quattordicesimo al diciassettesimo posto. In ogni caso, mugugni subito rientrati allorché il Gravina pensiero è divenuto ordine incontrovertibile. Tutto proni alla superiore volontà del dio denaro.
Ma se le società ed i loro presidenti, nessuno escluso, son riusciti a fare un’autentica figura di m.…, non da meno sono stati i calciatori. Nel bailamme primaverile, mentre le bare di comuni cittadini viaggiavano su camion militari verso i crematori, i prodi eroi della pedata han superato ogni immaginabile soglia morale, dando vita al teatro della vergogna. Allorché una semplice analisi globale della condizione economica italiana avrebbe suggerito di fare un concreto passo indietro, i calciatori, guidati da Tommasi er duro de Vicenza (sede dell’AIC), han puntato il divin piedino ed han rivendicato: denaro, denaro, denaro, in una tragicomica e squallida diatriba sugli stipendi in pendenza di emergenza coronavirus. D’altra parte gli aerei privati costan assai…
E questo è il calcio che riparte per andar non si sa dove… personalmente penso in un posto molto distante da quello ove sta il popolo del calcio che, con i propri denari, la propria passione, la propria fedeltà ai colori, l’ha sin’ora mantenuto e confermato nel ruolo di sport più bello al mondo.
Un posto probabilmente così squallido e vuoto di sentimento che ben potrebbe esser creato mediante un algoritmo. E proprio nell’algoritmo, come riportato su La Stampa odierna, pare che Gravina Dux ponga la risoluzione di tutti i problemi del calcio.
Algoritmi e tifosi cartonati, registrazioni di incitamenti e finte urla, partite giocate solo per soddisfare l’ingordigia di denaro di calciatori e società… un pietoso spettacolo che leggo non quale ripresa del gioco del pallone, ma come insulto al calcio e a chi al calcio ha dato denari e sudori, pianti e gioie.
Il calcio, per quanto ha sin’ora rappresentato per milioni e milioni di persone, non merita gente come Gravina e Tommasi e loro accoliti…
Qualcuno certamente non mancherà di affermare che la mia è una posizione di comodo, dettata dal rischio che la ripartenza determini la retrocessione del Torino… ebbene non è così. La mia è una posizione di chi ama il calcio, punto e basta. Gioirò se il Torino resterà in A e non mi deprimerò più di tanto se verrà retrocesso, ma piangerò la fine del calcio, questo si, se si arrivasse all’algoritmo decidente la classifica o all’istituzionalizzazione del tifoso cartonato.
Marengo si unisce al sentimento comune; mi fa piacere. come sottolineavo nei giorni scorsi, i tifosi tutti, anche delle squadre che più avevano da perdre se si fosse fermato tutto, si erano espressi in tal senso (e gli fa doppio onore) ma per me era già chiaro sin da subito… Leggi il resto »
i tifosi di tutte le squadre si devono unire per rifondare il calcio. non c’è altra via d’uscita. il potere più grande l’abbiamo noi con i nostri soldi. se il cliente non compra più lo spettacolo è finito. purtroppo in tanti anni non l’abbiamo mai capito. se non riusciamo a… Leggi il resto »
Purtroppo i tifosi, quelli che vivevano la domenica con trepidazione, con l ansia di andare allo stadio per vedere la propria Maglia, magari con Quadri e Baisi di punta, giocarsela, sostenendo con la propria voce e i propri battimani una idea di calcio sono stati sopraffatti da salotto, che seduti… Leggi il resto »
il momento di farlo è ora, le regole stanno cambiando e in questo caos forse chi ci crede può portare consapevolezza. il tifo organizzato quanto porta al calcio, a livello di introiti? magari non arriva al 50% ma basterebbe far mancare un 15-20% di incassi e allora la musica cambierebbe.… Leggi il resto »
Questa volta grazie , Avvocato! Il mio calcio, come il suo credo, è quello delle 14,30 della domenica, con tutte le partite in un unico orario, la radiolina anche allo stadio per sapere cosa fanno i cugini a righe, il tifo sfrenato per Giobatta Moschino, Facchin e Facchinello ( chissà… Leggi il resto »