Più che di analisi sul futuro pallonaro il mio odierno intento è aprire una finestra sul Torino che inizia la stagione, per l’appunto ricominciando da tre: Sirigu, Nkoulou, Belotti.
Oggi inizia la stagione 20/21, con partite solo televisivamente visibili e stadi tristemente vuoti. Per i tifosi una sorta di amara tregenda riservata agli addetti ai lavori. Per alcuni presidenti un modo nuovo e moderno di vivere il calcio. Stadio chiuso eguale perdita di incasso… certo; ma anche nessun costo per l’apertura dell’impianto, dagli steward alle biglietterie, dalle pulizie alla S.I.A.E. solo per indicare le principali voci di costo. Poi lo stadio chiuso esclude contestazioni a tecnici o presidenti, così come esclude possibilità di tafferugli dentro e fuori dall’impianto. Per i tifosi quindi un dramma, ma per i presidenti un fenomeno che può riservar loro positivi futuri scenari, in particolare considerando che l’incasso da abbonamenti e biglietti si configura in un misero 8,0% sui ricavi totali delle società di serie A.
Ultimo ma non ultimo aspetto della vicenda che non può esser trascurato, la precisa volontà, ad alti livelli ministeriali e finanziari, di trasformare il calcio da fenomeno passionale, sportivo e sociale, in mero evento spettacolo, da godersi seduti sul divano o da vivere in un stadio trasformato in sorta di parco giochi, con pupazzi animati, cheerleader, cantanti et similia, come peraltro già parzialmente avviene in casa ovina.
E noi… testimoni di una transizione, quali figli di un calcio vero ora condannati a vedere un calcio sempre più cartonato.
Però, più che di analisi sul futuro pallonaro il mio odierno intento è aprire una finestra sul Torino che inizia la stagione, per l’appunto ricominciando da tre: Sirigu, Nkoulou, Belotti. I tre pezzi forti che molti di noi davano in sicura uscita, ma che, invece, ci onorano di un altro campionato con la maglia granata.
Un Torino pressoché immutato nella rosa, visti i soli arrivi di Linetty, Vojvoda, Rodriguez e Murru, giocatori non certo di livello tale da far da soli la partita… ma parlare di rose a mercato aperto è un po’ come scrive sulla sabbia, ciò che è vero oggi può divenire inveritiero domani, un acquisto o una vendita in più ben possono far saltare il banco. Unica cosa che mi sento sin d’ora di evidenziare è la scarsa capacità a muoversi del nuovo D.S. Vagnati, da cui non mi aspetto certo operazioni di alto livello in entrata, per cui occorrerebbero quei denari che il cavalier Cairo Urbano ben sappiamo non scuce, ma una maggior capacità nel piazzare i così detti “pezzi inutili”, che allo stato non son certo pochi. Invece nulla… Vagnati pare uno che ha difficoltà persino nel vender stufe al Polo Nord. Al di là di ogni dibattito sulla persona e su quanto avvenuto lo scorso anno, che qui non ritengo di aprire, Petracchi si dimostrò un D.S. ben più scafato e capace.
Poi Giampaolo. Un allenatore difficile, un mister talmente innamorato del suo impianto di gioco che non è disponibile a creare il gioco sulla base dei giocatori a disposizione, ma pretende che questi, con piacere o obtorto collo, si adeguino alle sue idee di calcio.