Juric non cerca di illudere la platea con fanfaroniche fantasie europee ma dona ai tifosi una visione chiara di cos’ha per le mani
Trascorse 11 giornate, penso non si possa più negare che Juric ha saputo allestire un discreto pranzo di nozze con dei fichi secchi, servendoci in tavola giocatori sicuramente interessanti, ma, dal più al meno, sconosciuti, quali Brekalo, Pjaca e Praet. Giocatori giunti peraltro solo nelle ultime ore di campagna acquisti e su esclusiva intuizione e pretesa del mister, visto che il duo Vagnati/Cairo seppe portare sotto la Mole solo Zima, visto una volta e poi (giustamente) mai più, ed il rossonero Pobega, l’ennesimo giocatore/favore fatto dal Torino FC al Milan. Un favore sicuramente reciproco, visto il notevole tasso tecnico del ragazzo, ma che Juric giustamente bocciò con la sua famosa affermazione: “Non ha senso far crescere giocatori di altri…” Son infatti le squadrette che fan crescere i rampolli altrui e, forse già con quella frase estiva, il nostro mister volle palesare come il Torino non possa e non debba esser gestito da squadretta.
Esternazioni estive del nostro mister sulla grettezza parsimoniosa societaria che servirono a far arrivare quel poco (in valore economico) che arrivò nelle ultime ore di mercato, ma che vennero lette da quasi tutti i tifosi come un flato rivoluzionarie e, dai cairoti, come una lesa maestà. Ma alla luce del dopo, non furono certo frasi rivoluzionarie, anzi!
Lo stesso Juric ci ha or ora detto che quest’estate fu permissivo, mentre avrebbe dovuto essere più cattivo; che accettò supinamente certe situazioni, pur sapendo che erano sbagliate; che avrebbe dovuto essere più convincente, mentre in certe situazioni non lo fu. Un processo a 360 gradi e senz’appello alla guida societaria dell’imprenditore meneghino, di cui le esternazioni estive, che ci parsero in allora rivoluzionarie, risaltano adesso sol più quale tiepido inizio di un dialogo mister/mondo granata. Un dialogo che baipassa l’uomo di masio per andare al cuore e al cervello dei tifosi: “dobbiamo far credere alla gente che siamo una squadra tosta, giusta, far sì che si innamorino di nuovo di questa squadra“… un autentico dire: dobbiam far capire che questa non é più la cairese.
Un Juric che, in piena coerenza e concretezza, non cerca quindi di illudere la platea con fanfaroniche fantasie europee, ma dona ai tifosi una visione chiara di cos’ha per le mani: “un gruppo tutt’altro che solido, fatto di giocatori che han più da imparare di quanto già sappiamo e senza certezza che vi riescano”, senza poi nascondere che l’attuale Torino F.C. è, allo stato dell’arte, solo un cantiere in allestimento e non solo sotto il profilo del gioco, ma anche come leadership di spogliatoio e come legame di gruppo.
Visti i sedici ultimi anni forieri solo di fasulle promesse e inesistenti verità, fatto salvo alcune realistiche dichiarazioni di De Biasi e Sinisa non a caso defenestrati, certamente un cambio di marcia a tutto tondo in panca e non solo… Non solo perché non si limita alla panca. Allo juricpensiero su squadra e gioco, confortato da 14 punti in 11 gare (un buon 1,28 punto/partita da 49 punti finali), si è poi unito lo juricpensiero sulla conduzione societaria. A partire dal suo aver dichiarato inidoneo l’allestimento del Filadelfia, passando per il suo aver confermato la bruttura delle vele, per finire alla sua crescente insofferenza verso una società senza figure di riferimento professionalmente capaci, medico docet ma a cui il mago Otelma aggiungerebbe, per una volta azzeccandoci, il signor Vagnati, avverto infatti un Juric a tutto campo ed ufficio, prato e scrivania.
Un Juric che, preso atto della povertà inaudita di mezzi, idee e competenze con cui si è trovato ad operare, sta ora cercando di unire al ruolo di allenatore anche quello di manager, per ideare e scrivere un progetto sportivo, ad oggi mai neppur ipotizzato negli uffici della Cairo Communication o dalle menti dei signori Giuseppe e Federico Cairo, Giuseppe Ferrauto, Uberto Fornara, Marco Pompignoli, membri di un Consiglio di Amministrazione del Torino F.C. che a a ciò dovrebbe esser vocato, ma la cui operatività non è però data di sapere al mondo granata.
E son sicuro che il mister creda veramente di poter trasformare in realtà questa sua ambizione menageriale oltre che tecnico-sportiva, così come son altrettanto certo che il nostro pallutissimo croato creda fortemente in ciò che dice, in particolare allorché ci dichiara: “Voglio creare una squadra forte, vengo qui con tre anni di contratto, devo far crescere questa squadra piano piano. Voglio arrivare al massimo possibile. Dopodiché mi auguro che la mia parola abbia un peso maggiore, perché nell’ultimo mercato non sono stato ascoltato.”
Ma riconoscere Juric quale ottimo allenatore, stimare Juric quale non mentitore e credere in un Juric voglioso di Toro (e non di Torino F.C.), non vuol dire maturare il convincimento che Juric potrà farcela. E non perché tra il dire ed il fare vi sia di mezzo il mare (il mare sarebbe ampiamente superabile), ma perché tra lo juripensiero e il Toro v’è lui: l’imprenditore meneghino che tutto vuole (o puote), men che alzare il livello e dare dignità al Torino… L’ideale del pubblicitario editore (e l’han capito sin’anche le marmoree statue di piazza Statuto) è infatti una cairese nel limbo della metà classifica, succube di chi a Torino ben conosciamo. O è forse un mero caso l’aver perso ben 20 derby a fronte di un’unica solinga vittoria, laddove persino il Rayo Vallecano, terza squadra di Madrid, contro il Real è riuscito a perderne 21, ma vincendone ben 6…
Certo che l’imprenditore meneghino si è ora trovato, senza poter immaginare quanto caro gli sarebbe costato il favore fatto, un gran rompiballe tra i piedi, un gran rompiballe che gli toglie gli alibi sempre ridicolarmente sbandierati con l’ausilio dei tanti yes men di panca e società che l’han affiancato in questo decennio, più un lustro, più un anno. Arlecchineschi e pinocchieschi alibi cairoti che ora si scontrano con la concretezza e la solidità tecnica e, soprattutto, morale di un mister che non lesina le parole, che sa di valere e lo afferma pubblicamente. Un uomo che, mentre dava i primi calci al bubalo, vide le bombe del 15/11/91 cadere sulla città di Diocleziano e sua, trovando nel suo campetto non più le righe dell’area, ma voragini puzzolenti di pirite; un uomo che non ha quindi paura del diffamatore di Blackstone e che, son certo, mai accetterebbe di esser comodo paravento di qualcuno…
Ma ciò, fratelli di fede, non basta. Per ora l’insieme degli stipendi di Giampaolo (1,5 milioni – scadenza 22), suo (6 milioni – scadenza 24) e di un eventuale sostituto (non meno di 1 milione), tengono Juric ancora saldo sulla panchina, ma penso (purtroppo) di non sbagliarmi nel vederlo andar verso altri lidi tra non più di un paio di mercati.
Sappiamo sin troppo bene come l’imprenditore meneghino non accetti pretese, non tolleri insubordinazioni, non sopporti di esser offuscato. E più che altro, non sopporti chi vuol bene al Toro e vuole per il Torino un ruolo diverso da squadra limbo. Un rischio che penso anche Juric abbia colto e, proprio nell’averlo colto, risieda quanto ci ha ier l’altro detto: “Noi dobbiamo fare innamorare il presidente, fargli vedere che siamo un progetto credibile, che lavoriamo bene e abbiamo tanta voglia…” Una frase che leggo come un occulto appello ai tifosi a stare dalla sua parte, per imporre lui e il suo progetto ad una società che ha colto esser refrattaria ad ogni ambizione. Una società guidata da quell’imprenditore meneghino che, testualmente dettoci da Juric, non ama il Torino.
Quasi un declamato appello a marciare per lui. Un appello che quindi è preciso e forte stimolo ad esser in piazza il 5 dicembre anche per chi non riesce ad andar oltre i risultati del campo. A prescindere da tutto il resto, sarà infatti un marciare anche per Juric, per le sue ambizioni, per il suo voler ammantare di Toro il Torino F.C., a fronte di una presidente, parole del mister, che non lo ama.
Non voglio entrare nel merito di ciò che ha scritto l’autore dell’articolo, ma trovo che non prendersi la briga di rivedere un testo scritto, da pubblicare e far leggere, allo scopo di eliminare refusi e strafalcioni vari non dia una bella impressione… La trovo una mancanza di rispetto verso il… Leggi il resto »
Evito commenti di merito sull’articolo.
Mi sarebbe piaciuto se il dibattito si fosse orientato sulla manifestazione del 5 dicembre piuttosto che su giudizi personali su Marengo.
Cmq io e i miei figli ci saremo.
Voi?
si scivolera’ un po’,perche ci sara il liquame di qualche infiltrato cairota
@madde ) continua a blaterare sull’esistenza di commentatori che “difenderebbe cairo”, solo per poterli appunto insultare. Ha necessità viscerale di erogare odio, e odio, e ancora odio. Scomparsi alcuni zerotreini “storici” è lui ad oggi che dimostra l’odio maggiore (deve essere persona felice, nella vita, il tipo)
strano che sui giornali ci sia scvritto della manifestazione,ma sui siti neanche una riga
certo che vedere i giudizi personali su marengo, e non “notare” quelli di marengo su cairo, che, parere personale, ma che vedo molto condiviso, lo fanno andare ben oltre il lecito, fa pensare
Obbiettività, quella stana cosa!
I have a dream: vedere questo Mister, con una diversa e più credibile Proprietà/Presidenza al Toro.
Come sempre concordo ogni virgola, e sarò presente il 5 Dicembre alla manifestazione.
FVCG #cairovattene
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