Contro la Lazio una squadra con approccio provinciale aggrediva lo squadrone della Capitale, con il Venezia stesso copione ma a parti invertite
Torino-Lazio e Venezia-Torino, due partite in quattro giorni pressoché identiche o, meglio, identiche ma a maglietta granata scambiata. Contro la Lazio ho visto una squadra con approccio provinciale che aggrediva alto lo squadrone della capitale, togliendo spazi e tempi ai piedi educati avversari. Una differenza qualitativa enorme tra le due compagini colmata da fisicità, corsa e densità. Tre elementi che non solo han calmierato la qualità degli aquilotti, ma han sin’anche imposto loro le giocate, togliendogli il controllo di campo e partita. Risultato finale: un pareggio che sicuramente sta stretto al Torino.
Contro il Venezia ho visto lo stesso copione, ma recitato dal Venezia al posto del Torino, con un Torino divenuto Lazio. L’innegabile nostra maggior qualità è infatti naufragata in laguna, con i figli del Doge sempre pronti al raddoppio, sempre capaci di intercettare le nostre giocate, sempre attenti a chiudere ogni nostra iniziativa. Ritmo, fisicità e densità quattro giorni dopo son divenute doti dell’avversario. Risultato finale: un pareggio che probabilmente sta stretto al Venezia.
Due partite terminate con la messa alla gogna del grande colpevole Djidji. Per molti tifosi unico colpevole dei due pareggi, unica capro espiatorio da porre sul rogo disperdendone le ceneri a Venaria. Certo, un po’ di ingenuità nel placare da dietro l’avversario in area v’è stata, ma senza quel placcaggio sarebbero comunque stati due goal. Sicuramente un Izzo prima serie non sarebbe caduto in quelle ingenuità, ma l’Izzo prima serie è solo più un antico ricordo. Con chi però sostituire Djidji? Forse con quel Zima, acerbo qual una mela primaverile, che abbiamo visto contro l’imbarazzante Salernitana o forse con il giovanissimo Buongiorno, peraltro più sintonico con un ruolo di sinistra o centrale del trio difensivo.
E poi, se Pjaca avesse finalizzato quella specie di rigore in movimento che si è trovato sui piedi sul uno a zero, sbagliandolo invece clamorosamente, Djidji sarebbe ancora stato il gran colpevole del pareggio con gli aquilotti? E se Mandragola avesse posizionato tra i pali, praticamente solo davanti al portiere, il pallone avuto tra i piedi a fine partita, Djidji sarebbe ancora stato il gran colpevole del pareggio con i lagunari? Son stufo di non veder mai processare gli attaccanti che sbagliano goal fatti, mentre vengono sistematicamente messi alla gogna dei difensori colpevole di un unico svarione…
Tornando al processo a Djidji, mi corre inoltre rammentare a tutti che, dopo la partita con il Sassuolo, ho unito la mia voce a quella dei tanti che inneggiano a Juric quale salvatore della patria, anche se, personalmente, mi limito al riconoscergli il buon lavoro fatto e l’esser un mister palluto. Un inneggiare il nuovo mister che, se ha la sua ragione nell’apporto da lui dato al Torino, l’ha anche nel suo aver preferito Djidji ad ogni altra soluzione… perché, diciamocelo almeno tra tifosi, il meglio che il duo cairo-vagnati ha saputo dare al buon Juric su quel ruolo è, per l’appunto, Djidji.
In sintesi, comunque, due partite in cui ho visto una squadra che, per i pochi mezzi che ha, mi è piaciuta e mi ha fatto divertire. Comunque cosa si può voler di più, questo è il Torino cairota e, quando si approccia ad una partita del Torino, si sa già anticipatamente che non si vedrà Liverpool – Manchester e neppure Napoli – Inter, ma questo Torino, a differenza dell’imbarazzante squadra degli anni precedenti, quanto meno si fa guardar e diverte, gioca in verticale e non risparmia sul ritmo.
Poi ha portato a casa una vittoria in casa ed un pareggio in trasferta con le dirette rivali (Salernitana e Venezia), riuscendo anche a fare ben altri quattro punti con rivali molto più attrezzate. Otto punti in sei partite non son certo da buttar via. Una media di 1,33 punti partita è magari meno di quella folle media imposta lo scorso anno da cairo a Nicola per evitare di dovergli rinnovare il contratto, ma è pur sempre una media da 50 punti finali. Una media da tranquilla posizione ai vertici della parte destra o al fondo della parte sinistra di classifica, senza patemi da retrocessione. Un punteggio peraltro sintonico con il palmares di Juric, nonché simbolo dei quel limbismo a cui ci ha condannato cairo quando tutto gira bene.
E chiudi rimarcando sul volete mettere la “sudisfa” di incrociare i gobbi a pari punti, dopo 16 anni trascorsi a guardarli sempre da sotto… una sudisfa inferiore solo all’aver vinto a Bilbao un sedicesimo di finale di Europa League. Se ci si accontenta si gode, evitando mal di pancia e di fegato. Si può quindi anche godere di un bel 9/11 posto e festeggiarlo come grande risultato…
D’altra parte è un secolo e più che i tifosi della Salernitana o del Genoa, del Venezia o del Cagliari, del Lecce o del Pisa, del Crotone o del Bologna, del Verona o dello Spezia, dell’Empoli o del Sassuolo si accontentano e magari ci invidiano quei “due magici 7° posti” grazie a cui il Tribunale ci ha catapultato in Europa…
Io, però, non riesco ad accontentarmi e non è certo per i risultati sul prato che non mi accontento, risultati, come ampiamente detto, che reputo più che buoni, vista la qualità della squadra, e per cui applaudo giocatori e mister. Non mi accontento per tutto il resto.