Tutto il Toro minuto per minuto / 10: il libro intervista di Gigi Marengo in esclusiva per Toro.it dal fallimento del Torino Calcio, al Lodo Petrucci, fino all’arrivo di Cairo: “La conferenza di presentazione fu d’addio. Ma il problema dei contratti…”
Continua “Tutto il Toro minuto per minuto” il lungo ed esclusivo libro-intervista su Toro.it a Pierluigi Marengo sulla convulsa estate del 2005, coincisa con il fallimento del Torino Calcio di Cimminelli, con l’arrivo dei Lodisti e con la successiva compravendita della società, trattata da Urbano Cairo. Seguiremo passo dopo passo ogni avvenimento di quell’estate così travagliata per i tifosi del Toro. Ecco la decima puntata: la prima parte delle trattative con Urbano Cairo. A questa pagina potrete trovare lo schema preciso di tutte le puntate.
Il primo giorno di Cairo a Torino è ormai trascorso, cosa avvenne a partire dal giorno dopo?
Sin dal 18 agosto, giorno successivo all’arrivo di Urbano Cairo a Torino, Rodda ed io, al pari di tutti i nostri collaboratori e dei soci di Società Civile Campo Torino, fummo subissati di “consigli” di cedere a Cairo, con la tifoseria che si apprestava, leggendo i giornali, a scendere in piazza al caso contrario. Giornali che inneggiavano apertamente a Cairo, con articoli e titolazioni a far gran tromba ed i tifosi sempre più preoccupati di perdere il messia che veniva loro rappresentato quale “Il miliardario Cairo” (titolo de La Stampa 18/8/2005), “Attenzione certi treni passano una sola volta” (titolo di Repubblica 19/8/2005), “La promessa di Cairo – Non sono il tipo che ha paura della Juve. Toro mio, ti faccio rivivere i tempi di Pulici” (titolo e catenaccio dell’intervista di Gramellini su La Stampa del 19/8/2005). Su di noi, contemporaneamente, partiva l’opera di denigrazione. Il Corriere della Sera, articolo del 19/8/2005, non ci definì più Lodisti, ma Lodaioli che “prima hanno alzato una barriera di marzapane, poi si sono ridotti a porre solo alcuni paletti”, nella trattativa con la “famiglia Cairo, sulla cui passione torinista nessuno può eccepire”. Gli “alcuni paletti”, null’altro erano che i nostri due punti fermi di trattativa, già indicati la scorsa puntata: rispetto dei contratti in essere e riconoscimento di una quota del 20% per l’azionariato popolare. La “barriera di marzapane” è invece un fantasioso denigrante dedotto, che solo il giornalista Gino Minguzzi può sapere cosa significhi. Paletti che noi avevamo portato ai soli due ora detti, rispetto ai tre che il Sindaco Chiamparino aveva invece indicato come sue richieste a Cairo: “A Cairo chiederei tre cose. Che venga riconosciuto un ruolo a chi ha avuto il coraggio di gettare il cuore oltre l’ostacolo inscrivendo il Torino alla serie B con il Lodo Petrucci. In secondo luogo che si dia rappresentanza ai tifosi che hanno aderito all’azionariato popolare. Infine che si risolvano le questioni legate agli impegni già assunti dalla nuova società”. (Repubblica 19/8/2005). Sin dal momento in cui conoscemmo Cairo, io e Rodda avevamo infatti escluso di poter collaborare con lui, era troppo ampio il divario tra noi sulla visione Toro.
A fronte di ciò, quali furono le vostre determinazioni?
Il mattino del 18 agosto mi vide a Milano, insieme a Massimo Tesio, alla riunione della Lega Calcio, a discutere la nostra richiesta di rinvio delle prime due partite di Campionato, regolarmente accettata. Nel frattempo, dalle agenzie e dalle redazioni dei giornali, arrivavano le dichiarazioni di Cairo, improntate a totale chiusura sull’ipotesi di un’acquisizione da parte sua dell’80% della società. Nessun contatto diretto tra noi; Cairo mi rispose sempre e solo attraverso i giornali. Durante il tragitto verso e da Milano sentii telefonicamente i soci di Società Civile Campo Torino e praticamente tutti mi espressero, seppur a malincuore, la loro volontà di passare la mano, lasciando a Cairo il Toro. Sentii poi vari amici tifosi, stessa risposta. In sede a Torino, tra cellulari e telefoni fissi, avevano 7 linee aperte. Tutte si arroventarono e da tutte lo stesso suggerimento: cedete a Cairo. Ogni mezzora venivo informato di queste telefonate giunte in sede. In coda alla riunione di Lega, incontrai privatamente l’allora Presidente Galliani. Durante il colloquio, durato una mezzoretta, ricevetti i suoi complimenti per il lavoro fatto, sia con riferimento al Lodo che al successivo allestimento della squadra. A mia precisa domanda sulla richiesta di acquisizione del Toro da parte di Cairo, mi consigliò però di cedergli la società. Ricordo ancora le sue parole: “se lei non trova subito un importante imprenditore da proporre, rischia di trovarsi sotto pressione di una piazza che la metterà in seria difficoltà”.
Tornato a Torino nel pomeriggio, insieme a Rodda e Giovannone discutemmo a lungo sul da farsi. E se anche fu fantasioso quanto pubblicato su Tuttosport il 20/8/2005: “cederemo il 100%, annunciava Marengo all’ora di pranzo dopo aver ricevuto due telefonate “forti” di un personaggio molto vicino a Berlusconi e di un noto uomo di legge”, corrisponde invece al vero che telefonate di importanti personaggi torinesi, e non solo, le ricevemmo tanto io che Rodda. Decidemmo quindi, tutti e tre convinti di ciò, di cedere alle pressioni ed ai “consigli”, accettando la richiesta Cairo di cessione del 100% della società. Quel 100% che avrebbe fatto di lui un “padrone solo al comando”, l’esatto opposto di quella che era invece la nostra filosofia di Toro. Su un punto, però, eravamo decisi a non cedere: il rispetto dei contratti già firmati e degli impegni già assunti a quel momento, la famigerata lista della discordia.
Se tutti quei “consigli a cedere” mi fossero giunto solo dal Palazzo e da personaggi della così detta Torino che conta, con i tifosi diversamente orientati, ben poca presa avrebbero avuto su di me. Ma mi giunsero anche dai tifosi, dai tifosi veri del Toro. Ed io ero e sono uno di loro, io sono parte del mondo dei tifosi granata e lo sono visceralmente e sino in fondo; e come me lo erano anche Rodda e Bellino e tutti gli altri nostri soci. Per me lo Stadio era sempre stato solo la Maratona, sino ad inizio degli anni ’80 il centro della curva, poi la pare alta. Il mio primo abbonamento data 1965, avevo 8 anni. Prima che Presidente del Toro ero quindi un tifoso del Toro. Come potevo mettermi contro il mio stesso mondo… anche se lo vivevo come un errore? Il 18 agosto fu quindi per me una giornata tremenda, fu la giornata in cui divenne chiaro che il nostro Toro, figlio della nostra grande storia e dei più autentici valori granata, non avrebbe visto a luce. Fu così che ci approntammo alla conferenza stampa de l9 agosto al bar Norman.
Cosa avvenne nella conferenza stampa del 19 agosto?
Fu una conferenza stampa che avevamo già indetta prima dell’arrivo di Cairo, per la presentazione alla città del nostro nuovo Toro. Una conferenza, per la mia fissazione sulla storia del Toro, simbolicamente posizionata al bar Norman, ove 99 anni prima era stato fondato il Toro. Volevamo celebrarne la rinascita dalle ceneri del fallimento nello stesso posto ove nacque. Il Toro come la mitologica Araba Fenice che risorge dalle sue stese ceneri. Ovviamente la conferenza stampa ebbe ben diverso argomento: annunciammo la nostra capitolazione alle forze messe in campo da Cairo.
Fu una conferenza stampa in cui, unitamente a Rodda, Bellino e Giovannone, comunicai la totale nostra disponibilità a rinunciare anche a quel piccolo 20% di partecipazione in società, accettando di cedere a Cairo il 100% del Toro. Queste furono le mie esatte parole durante la conferenza stampa: “Abbiamo lavorato sodo, ridato vita e credibilità al Toro e ottenuto tutto l’ottenibile dalla Lega, Noi comunque siamo nati come traghettatori e in quanto tali abbiamo solo un obbligo: consegnare la barca a un armatore importante. Siamo pronti a uscire di scena, senza pretendere un euro, senza chiedere un posto nel CdA di Cairo. Una sola condizione: che sia il nuovo patron ad affrontare il problema degli accordi che abbiamo già fatto. Che rispetti gli impegni presi e che non potevamo non prendere: come avremmo fatto, altrimenti, a metter su dal nulla in pochi giorni una società ed una squadra…”.
Una conferenza stampa che Roberto Condio così descrisse su La Stampa: “Meritano il massimo rispetto della gente granata (ndr: riferito a noi). Quel rispetto che ieri un manipoli di ultrà per loro non ha avuto. Sfottò, insulti, minacce. Prima, durante e dopo una particolarissima conferenza stampa dove i giornalisti erano in schiacciante minoranza…”.
Finita la conferenza stampa, sotto i portici davanti al Bar Norman, un anziano signore mi diede un tovagliolino del bar, su cui aveva scritto: “grazie per sempre al più grande tifoso di sempre”, che conservo tutt’ora. Non riuscii più a trattenere le lacrime. Con quel tovagliolino in mano piansi di dolore per un Toro fatto di passione e valori granata che sapevo non sarebbe mai nato e piansi di rabbia per quegli insulti ricevuti durante la conferenza stampa: non li potevo accettare. Con gli occhi umidi riuscii solo a dire: “Mi faccio da parte con la grande soddisfazione di aver salvato almeno la storia, l’onore e il nome del Toro” (Corriere dello Sport 20/8/2005), mentre Sergio Rodda, con gli occhi lucidi al pari mio, si sfogava dicendo: “Piaceva a tutti i tifosi l’idea dell’azionariato popolare. È bastato che spuntasse un altro Paperone per dimenticarla. Perché? Evidentemente non sappiamo vivere senza un padrone. Speriamo almeno che mantenga ciò che ha detto ai giornali. Ma dov’era mentre noi lavoravamo per il Toro” (La Stampa 20/8/2005). E sotto quei portici pianse anche Antonio Comi, presente con Benedetti e Pigino alla conferenza stampa, dicendo: “Ma dov’è finito il mio Toro, non lavorerò mai più per il Toro che abbiamo conosciuto noi” (Tuttosport 20/8/2005). I loro erano tre tra i famosi contratti di cui avevamo chiesto il rispetto a Cairo il rispetto.
In merito alla conferenza stampa, mi corre però ripetermi su quanto su detto alla luce del proseguo della vicenda, per rimarcare che, al tavolo da cui venne annunciata la disponibilità a cedere il 100% del nostro Toro a Cairo, sedeva anche Luca Giovannone. Quel Luca Giovannone che tutti sapevano da settimane essere il patron della società, come ripetutamente pubblicato sui giornali, e non un estraneo capitato lì per caso. Quel Luca Giovannone che, impegnandosi a sottoscrivere la quota di maggioranza del nuovo Toro sin da inizio agosto, come ho spiegato dettagliatamente nella quarta puntata, ci aveva permesso di allestire la squadra che quel giorno era in ritiro a Giaveno.
Poi cosa avvenne?
Avvenne che, pubblicamente comunicata la nostra uscita dal Toro durante la conferenza stampa, ovvero la totale uscita dal Toro mia, di Rodda, di Bellino e di Giovannone, restavano solo più da mettere a punto gli incartamenti necessari per il passaggio di consegne tra noi e Cairo. Pensando di ormai poter procedere a brevissimo con le firme, quello stesso giorno convocai l’Assemblea straordinaria dei Soci di Società Civile Campo Torino, fissandone le riunione al 24 agosto, prima data utile vista la previsione statutaria del termine minimo di 5 giorni per la convocazione. Un’assemblea indispensabile per procedere alla cessione delle quote, che si sarebbe dovuta tenere in un noto studio notarile di c.so Re Umberto.
La pluriaffermata volontà di Cairo del “voglio tutto, non accetto soci” il 19 agosto fu accolta e fu accolta entro i termini, come già detto per me del tutto incongrui, da lui stesso imposti: 48 ore. E fu accolta da tutti, Giovannone compreso. Non avrebbe più potuto dire “se non mi date il 100%, mollo tutto, nonostante il Sindaco, i tifosi e la mia mamma mi abbiano chiesto di prendere il Toro”. Tutto era quindi risolto, Cairo aveva ormai la nostra totale disponibilità a cedergli quanto da noi creato dal nulla. A cedergli il nostro, ripeto nostro Toro a costo zero; in sintesi a regalargli quanto da noi creato, con passione e spuntando sangue, mentre lui era a Forte dei Marmi.
Nel pomeriggio del 19 agosto mi chiamò poi l’avv.Trombetta, invitandomi ad un incontro ad Asti nel suo ufficio per il giorno dopo. Avrebbe dovuto essere un incontro informale con Cairo o, per lo meno, così mi fu comunicato, per conoscerci e concordare insieme i futuri passaggi necessari alla formalizzazione della cessione. In quella sede si sarebbe anche discusso dei famosi contratti della discordia.
Quindi il 20 agosto ci fu l’incontro con Cairo.
Trattandosi di riunione informale, andai ad Asti insieme al solo Gianni Bellino, che portò con se alcuni libri di poesie granata da regalare a Cairo, pronto a una chiacchierata con lui sul Toro, fatta in tutta tranquillità. Ormai avevamo dichiarato di esser disposti ad assecondare le sue volontà, non prevedevo quindi animosità o contrasti. Invece, lì arrivati, non trovammo solo Cairo; trovammo anche quattro suoi avvocati, oltre all’avv.Trombetta, peraltro piuttosto a disagio, visto che di ben altra natura doveva essere l’incontro di cui lui si era fatto promotore. Gli incontri, di regola, si fanno o tra le sole parti o tra queste ed i loro professionisti. Se si fanno con la presenza dei professionisti, lo si comunica prima ed ogni parte si avvale dei propri. A noi nulla fu però comunicato; un’altra di quelle da me ritenute scorrettezze subite da Cairo in quei giorni. Mi trovai quindi, con il solo Bellino con me, a confronto con quattro inattesi professionisti di controparte. Allo scambio dei biglietti da visita, consuetudine un tempo propria solo dei professionisti milanesi ma, ahimè, in via di esportazione anche nel resto d’Italia perché pare dia “stile” alla riunione, Bellino scambiò i loro biglietti super professionali con i libri di poesie granata…
Quella che doveva essere una informale conversazione, si trasformò subito in un serrato pomeriggio di aspra trattativa, tutta e solo centrata sui famosi contratti della discordia. A ripetizione, prima l’uno poi l’altro dei professionisti miei contraltari, a ripetere che quei contratti non potevano essere accettati. Inutile ogni mia replica, inutile sin’anche l’evidenziare loro che, nei passaggi di proprietà di una società, i rapporti in essere, di qualunque natura, non vengono meno per il fatto che ad un socio subentra un altro socio. Se uno acquisisce le quote di una società prende tutto ciò che la società ha in se, non solo dei pezzi della stessa. Eppure no. Cairo ci comunicò chiaramente che quei contratti non li avrebbe accettati. Se non li avessimo risolti, avrebbe riconsiderato il suo impegno ad acquisire la società. Ci lasciammo con l’intesa di aggiornandoci ad altro incontro per il lunedì successivo, con mia espressa richiesta di non comunicare nulla ai giornali.
Terminata la riunione, chiamai subito Chiamparino, notiziandolo su quanto avvenuto e delle, per noi, irricevibili richieste di Cairo. Anche lui concordò sulla necessità che nulla trapelasse, impegnandosi a sua volta a contattare Cairo, per cercare di ricondurre a praticabilità la vicenda contratti della discordia.
Non ancora giunto al casello autostradale di Asti mi chiamò Marco Bonetto di Tuttosport e da lui seppi che Cairo aveva appena esternato la sua volontà di non acquisire il Toro per l’esistenza di quei contratti, sempre sostenendo che gli avremmo nascosto la cosa… ma quando mai e sul punto richiamo quanto già detto al riguardo nella nona puntata. Ecco le dichiarazioni di Cairo: “L’ho detto a Marengo: o svuotate il Toro in un giorno e me lo riportate con 7 contratti o me ne vado e il Toro ve lo comprate voi” (Tuttosport 21/8/2005). E su quelle dichiarazioni esplose in tutta la sua virulenza la piazza. Giunto a Torino, trovai un gruppetto di tifosi in ebollizione sotto il mio ufficio. Al telefono ripetute telefonate anonime di insulti e minacce. Il giorno dopo partì lo tsunami, assolutamente evitabile, di cui ancora oggi mi chiedo a che pro. Ma questo sarà oggetto della prossima puntata, quella sul grande caos di fine agosto.
Pigi Marengo sempre con te,contro tutto e tutti. C’e’ un inizio ed una fine in tutto,noi rinasceremo,non dalle ceneri,ma da quiesta montagna di guano che ci ricopre. Torneranno i tifosi veri,passionali e appassionati,fors’anche sognatori,ma sopratutto,via l’olezzo dei prezzolati opportunisti e dei viscidi e genuflessi fucsia. Forza Toro ora e sempre.… Leggi il resto »
74 commenti fino ad ora. Chi torna una volta alla settimana vuol far credere che senza di loro il sito muore. Perde di interesse. e il numero di commenti scema. E’ certo, vengono a mancare i 25/30 insulti quotidiani ad caxxum, le 15/20 frasi inutili tipo cairovattene, sai come è.… Leggi il resto »
Saluti a tutti i Cuori granata, ci si scrive di là o forse tra una settimana nell’articolo dell’Autentico Granata Marengo.
Agli utenti fucsia auguro una imminente, autoreferenziale e costruttiva discussione tra nullapensanti.