Un appello: per farvi pubblicità, provate ad andate a comprare i gobbi e lasciate perdere il Torino.
Discutere di allenatore o di giocatori o di direttori d’area tecnica, sappiamo tutti che è ormai più un gioco di società che un cercare le ragioni dei macroscopici problemi di classifica. Ed è solo più un gioco di società perché ormai tutti sanno che il male assoluto, che ha colpito il Toro, non risiede nello spogliatoio, ma in quegli uffici di Milano da cui governa la società l’unico e vero responsabile del coma granata: Urbano Cairo. Ora, a fronte di un’inguardabile classifica, figlia di un inguardabile gioco, generato da inguardabili giocatori posti in un inguardabile contesto di nulla societario e sotto la guida dell’ennesima vittima trasformato in inguardabile mister, cosa fa?
L’educazione e il ruolo di uomo pubblico lo dovrebbero portare a chiedere scusa ai tifosi. L’essere presidente del fallimento sportivo da lui costruito negli anni, mattoncino dopo mattoncino, lo dovrebbe portare a rassicurare il mondo granata che, l’imminente mercato di riparazione, vedrà una società super attiva per tentare di salvare il salvabile… e mai parola salvezza è stata più consona. Invece no. Lui dichiara di aver deciso di rivolgersi agli “avvocati”, a tutela della società (?!?).
Ebbene caro signore di Masio, visto che certamente sarò tra i primissimi a ricevere la lettera dei suoi legali, le rammento, così potrà portare anche ciò sulla missiva, che le squadre di calcio si tutelano con i risultati sul campo e non con una difesa a 5 di avvocati penalisti, un centrocampo a 3 di avvocati amministrativisti ed un attacco a 2 con Belotti ed un avvocato civilista seconda punta… e se la pensa diversamente, le consiglio bene altra figura professionale rispetto ad un avvocato.
Peraltro, niente di nuovo nella mia buca da lettere, visto che ho già ricevuto, prima d’ora, ben due letterine cairote di “formale diffida e minaccia di querela”, da me rigorosamente cestinate, previa puntuale confutazione di tutto l’ivi fantasiosamente asserito. Ovviamente, nessuna replica alle mie precise confutazioni mi giunse, così come mai mi giunse risposta all’invito formulato al signore di Masio per un confronto televisivo tra noi su qualunque rete da lui scelta, con il solo limite di non aver quale conduttore quel Chiambretti, testimonial fiat, che (purtroppo) già mi tocca vedere sugli schermi con la maglia granata.
Ma ora basta parlare di questo signore che, simil a socio della grande falciatrice, sta portando a lenta morte ciò che, e scusatemi se lo rimarco, salvai, insieme a altri pazzi come me, per ben altro risultato rispetto ad una morte da consunzione. Ovviamente, l’orrenda prestazione fornita contro l’Udinese, l’altrettanta ed ancor peggiore prestazione vista con la Roma, e nulla conferisce lo squallido casalingo arbitraggio visto che sempre i giallorossi han dimostrato di aver la partita in mano, per finire con quella contro il Bologna, forse una delle più brutte partite viste per la pochezza di entrambe le compagini, fan guardare molti tifosi verso una sorta di cripto messia apparso ultimamente sugli schermi granata.
Un soggetto, che si qualifica quale performance coach e che mi ha contattato più volte prima d’ora, chiedendomi il sostegno sul suo “tentativo di scalata societaria”. Contatti a cui ho sempre risposto dando disponibilità, alla sola però inderogabile condizione di conoscere il soggetto realmente avente quel denaro da lui palesato (i famosi 500 milioni della famosa burlesca conferenza stampa). Condizione sine qua non per una mia discesa in campo al suo fianco, o anche solo per una riconoscimento positivo al suo operare. Ebbene cari fratelli di fede, il signor Enea Benedetto mai mi ha dato modo di conoscere chi, a suo dire, sarebbero stati i finanziatori reali dell’operazione. Mai mi ha fatto vedere lettere bancarie sugli importi destinati all’operazione. Mai mi ha comunicato nominativi di fondi che sarebbero intervenuti nell’operazione.
Tutto l’ha sempre e solo ristretto a delle criptomonete di sua titolarità denominate “Vectorium”, ovvero una criptomoneta peraltro neppure reperita su www.coinbase.com. Ohibò, sarò di vecchia scuola, sarò un conservatore non attento alle moderne operazioni finanziarie, ma son certo che, se l’assolutamente improbabile trattativa tra Cairo e Enea si aprisse, non saran certo le misteriose Vectoriom che accetterà in pagamento… criptomonete che, tutt’al più, potrebbero garantire al Torino un criptoportiere capace di volare nell’etere. Di criptoattaccanti più portati a giocare nell’etere che su un prato, mi sovviene però che ne abbiam già uno, il mitico criptozaza… e non è certo un bel depliant pubblicitario del cripto capitale
Inutile quindi che aggiunga che questo asse Barcanova – Torino lo trovo esclusivamente ridicolo, meramente capace di far ridere, se non fosse che ho le palle piene di coloro che usano il Toro, il mio e nostro Toro, per cercare quel quarto d’ora di popolarità altrimenti negatagli. Cosa siano poi le criptovalute, ovviamente senza alcun riferimento alle misteriose Vectorium dichiarate dal signor Enea, e come le medesime sian divenute sempre più strumento del terrorismo internazionale, su larga scala, e fonte di truffe, su piccola scala, lo spiegano molto bene i siti ufficiali.
Concludo assicurandovi che non è solo per il cognome che porto, cari fratelli di fede, che credo solo a chi nel sacco ha i marenghi d’oro (ma van bene anche le sterline d’oro) e non a chi quel sacco l’ha pieno di etere spacciato per criptodenaro. Quindi un appello: per farvi pubblicità, provate ad andate a comprare i gobbi e lasciate perdere il Torino.