Franco Ossola ricorda Gigi Radice, l’allenatore del Torino dello scudetto del ’76 scomparso sabato 7 dicembre all’età di 83 anni

E poi dicono che noi del Toro ci lamentiamo sempre.
Il fatto è che è a noi le cose accadono, il fatto è che siamo sempre noi a dover soffrire. Sfido club al mondo che in un solo anno abbia dovuto dire addio a una fetta della sua Storia grande così. Grande, immensa, come il cuore, l’anima dei tanti che ci hanno lasciato: la signora Carla Maroso, vedova di Virgilio, sempre in prima fila, finché ha potuto, per tenerne vivo il ricordo; Saurò Tomà, il “superstite” di Superga, due scudetti con i Campionissimi e tanta umiltà nel rammentarli sempre. E poi i quattro “moschettieri”: Giagnoni, Bersellini, Mondonico e ora Radice. Mettili tutti insieme, i quattro, e scopri: 3 + 2 + 6 + 10 = 21 stagioni che su 112 anni sono più di un quinto della intera storia del Toro.
Che batosta!
L’ultima stoccata, forse la più prevedibile, ma pur sempre rimandata nei nostri cuori, l’addio a Radice.
Solo pochi giorni fa, alla presentazione del bel libro della coppia Bramardo-Strippoli, dedicato al padre, il figlio Ruggero, sconsolato ma fermo, mi raccontava della sofferenza silente ma spietata di Gigi e di loro tutti famigliari, dell’inumano calvario di un uomo che non si riconosceva né più sapeva riconoscere.

Una vendetta il suo lungo calvario, mi viene da pensare.
Perché Radice la morte l’aveva già affrontata, già l’aveva guardata negli occhi quando nell’aprile del 1979 era riuscito a dribblarla uscendo malconcio, ma vivo, da un terribile incidente d’auto. E lei, la morte, gliel’ha fatta pagare, gli ha presentato un conto salato, con tanto di inaccettabili interessi.
Malgrado tutto, anche nella sofferenza Radice ha saputo mandarci un messaggio forte: lotta sempre e proprio solo quando hai dato tutto e non ce la fai più, cedi le armi con orgoglio.
Quella stessa fierezza che lo aveva rabbuiato nel giorno più bello della sua avventura calcistica: il trionfo del suo Torino. Mentre attorno a lui tutto il mondo granata era un tripudio di sorrisi e abbracci, sul suo volto si leggeva il rammarico: ma come hai vinto e non sei contento? No, non del tutto, perché questa partita (l’ultima con il Cesena finita 1-1) dovevamo vincerla: avremmo fatto 15 su 15 in casa, scrollandoci di dosso persino il Grande Torino!
Che faccia tosta, che coraggio, che grinta.
Con lui il Torino avrebbe meritato di più, per il gioco, per l’innovazione, per la sfida lanciata ai poteri forti, per la determinazione e la consapevolezza di offrire al calcio italiano un verbo nuovo e, a tratti, travolgente.
Non avvenne, ma da parte sua ce la mise tutta, come sempre.
Onore a Gigi Radice, per sempre nei nostri cuori.


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Simone(Toroxever)dito su👆 per gli anonimi 🐰 🐰 🐰 68

Gran pezzo che riassume il perchè non ci possiamo rassegnarci alla mediocrità e non lottare…Grazie Gigi Radice.

tarzan_annoni
6 anni fa

Io sono di Asti…negli anni che furono venivano in ritiro precampionato e pre partita all’ hasta hotel….naturalmente ero li e mi capitò di fare due parole con Gigi Radice al bancone del bar. Impressionava il suo modo di parlare, chiaro, determinato e fiero. Una persona semplice. Ciao Gigi

Simone(Toroxever)dito su👆 per gli anonimi 🐰 🐰 🐰 68
Reply to  tarzan_annoni

Essendo di Sirolo (AN) non ho avuto questa tua fortuna, ma l’immagine, da ragazzino, questo sergente di ferro, ma buono come di uno zio o di un padre coi suoi ragazzi in squadra, mi ha sempre colpito.

tarzan_annoni
6 anni fa

In effetti era proprio così. Le due settimane di ritiro le vivevo al campo e, oltre ai momenti con i giornalisti, vivevo gli allenamenti, i dialoghi, il campo e ti posso assicurare che era proprio come lo hai descritto tu. Non ricordo di averlo visto ridere ma trattava i giocatori… Leggi il resto »

Robin
6 anni fa

RIP GIGI e speriamo che stasera i ns ce la mettino tutta per onorare al meglio la tua memoria

urto (andrea)
6 anni fa

solo lacrime ed un enorme…GRAZIE

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Così, per scherzare – di Franco Ossola