Il Torino è il Torino e la Juventus la Juventus, due mondi a sé, tanto diversi da essere compatibili soltanto quando si incontrano su un campo. E basta
Da qualche tempo, per motivi personali e familiari, ho dovuto allontanarmi dalla realtà Toro, disertando incontri, rimandando inviti. Apprendo ora, ma per mero caso, della proposta di ospitare una delegazione juventina il prossimo 4 maggio a Superga.
Premesso che ciascuno è libero di dire quel che crede, se la cosa non offende e non pregiudica il libero parlare di altri, l’idea mi pare alquanto bizzarra, per non dire problematica e persino, almeno per me, avvilente.
Pur considerando l’attuale momento, critico per tutti sia per la situazione di instabilità generale a livello nazionale che a livello calcistico per il nostro Club, che comunque in qualche modo potrebbe annebbiare razionalità e sentimento, partorire una simile fantasia non solo trattiene un forte sapore provocatorio, ma offre un’immagine quanto mai snaturata dei tifosi granata.
Basti fare qualche passo indietro nella storia per comprenderlo.
Il Torino nasce in forte, assoluta contrapposizione agli strisciati bianconeri, già al tempo nelle grazie dei poteri forti. Tutta la sua storia, travagliata e sempre in salita, trova, al di là del gusto autentico per l’agonismo sportivo, un ulteriore momento di corroborazione degli animi nella sfida ai bianconeri, certificato da oltre un secolo dalla magia che sta racchiusa in ogni stracittadina.
Pur lasciando da parte riflessioni di natura sociale, che già hanno acceso la penna di molti, il Torino è il Torino e la Juventus la Juventus, due mondi a sé, tanto diversi da essere compatibili soltanto quando si incontrano su un campo per prendere a calci un pallone. E basta.
Uno sforzo continuo, mosso dal sempre vivissimo desiderio di mantenere una propria identità, un proprio carattere di club e di squadra, un proprio modo di essere e di intendere, molto discosto, molto lontano da quello dei rivali cittadini.
Ora, Superga non è soltanto un simbolo, è la nostra carne viva di tifosi del Toro, sono maglie granata intrise di sangue, è storia scritta in pagine di libri scolastici, il riscatto da anni di grande turbamento e sofferenza.
Superga è un tesoro che non va rapinato, saccheggiato, offeso da nessuno, tanto meno da quelle stesse mani che in più di un’occasione sulla sacra lapide sono andate a vergare ignominiosi insulti, per non dire, e non è cosa così lontana, di vergognosi striscioni da stadio.
Che ciascuno se ne stia a casa propria, perché Superga, come il Filadelfia, come altri luoghi dello spirito e un certo modo di essere, sono nostri. E basta,
Certo, andare a Superga non è vietato a nessuno, ci possono salire tutti, è una proprietà privata solo per il cuore, ma quello color granata.
Mi piace, in merito, riportare quello che Vittorio Pozzo, il padre del nostro calcio, ebbe a scrivere nel lontano 1958 (con un Toro comunque fiero, pur se in procinto di scende in B):
“Un solco profondo divide l’una dall’altra squadra. Il giorno stesso in cui una volontà superiore riuscisse, con qualche sortilegio, a portare le due società sotto lo stesso tetto… il pubblico, concorde e compatto, abbandonerebbe e diserterebbe il campo e lascerebbe andare alla rovina la nuova ed artificiosa creazione. Sono persone che non hanno né vogliono avere dimestichezza le une con le altre, quelle che appartengono al Torino e alla Juventus. Vivono divise, le une dalle altre, in tutta l’espressione del termine: materialmente e moralmente. Non c’è città d’Italia in cui il fenomeno della divisione in due clan presenti caratteri così marcati e profondi. L’una non ha debiti, ha un mecenate, e vive del suo… l’altra è indebitata fino al collo, di mecenati non ne ha più. Ma continuano a camminare ognuna per conto proprio, indipendentemente, fieramente. L’unirle sarebbe un delitto di leso sport. Il passato ha diritto al rispetto. Le tradizioni hanno il loro valore sacro”.
E basta.
Ad onor del vero sarebbe opportuno ricordare che nei momenti più drammatici della nostra storia, riferendomi alla seconda guerra mondiale, i giocatori del Toro furono preservati dalla chiamata alle armi perché assunti dalla FXXT che, al tempo, era considerata fabbrica imprescindibile per l’Italia nel pieno del conflitto. Ora che la… Leggi il resto »
ma scherziamo!!!!! mancano i gobbi a superga quest anno!!!!
per cosa poi?????
ma che vadano a farsi FOTTERE
👏👏👏
Non voglio condividere niente con quelle m3rde. Figuriamoci la commemorazione degli Invincibilii che è la nostra essenza di tifosi granata. I merd0si gobbi strisciati hanno 364 giorni all’anno per andare in silenzio a Superga. il 4 maggio no. e non ci vedo niente di strano.
esatto!