Abbraccio liberatorio a fine partita: il Toro torna a vincere, ma alcuni errori restano. Mihajlovic ha la fiducia di tutti, ora non può più tradirla
Reazione doveva essere, e reazione c’è stata. Faticosa, tanto. E se si può sempre pretendere qualcosa di più, è pur vero che di fronte a certe difficoltà, la paura può farla da padrona. Il film della partita può, d’altra parte, dipingersi in un intervento di Valdifiori che a pochi minuti dal termine della partita (con un recupero esorbitante, poco giustificabile) vede un pallone in mezzo all’area di Sirigu e decide di calciarlo il più lontano possibile, senza nemmeno provare ad addomesticarlo, come invece altre volte si sarebbe tentato. Il Toro non è guarito, ma convalescente. E male fa chi, ora, canta una vittoria che rischia di essere effimera, se non trova una sua continuità. Ma questo è un ragionamento a lungo termine che devono fare gli addetti ai lavori, ai quali, ancora, si chiede un cambio di passo.
D’altra parte, il Torino di Mihajlovic continua a subire sempre le stesse azioni, e sempre gli stessi gol. Modulo o non modulo. Ma è innegabile che il trio lì davanti (Ljajic-Falque-Belotti) funziona meglio del quartetto che avrebbe dovuto far sfraceli, e che quei cambiamenti invocati poco tempo fa effettivamente a qualcosa hanno portato. E non a caso, in una via che suona come piccola ma esemplare punizione, Niang non è sceso in campo. Così come Sadiq. Le note negative, alcune almeno, restano. Quelle positive si ravvisano in un carattere recuperato e, soprattutto, in un Gallo nuovamente al centro della squadra e nuovamente trascinatore. Oltre ai gol (ieri solo sfiorati ma non segnati), un capitano così ha dimostrato di troppo importante per una squadra che punta all’Europa. Mihajlovic, di fatto, si è giocato la panchina con Belotti, anche a mezzo servizio. E ha vinto.
Da questa tenacia, da questa convinzione è giusto ripartire. E da quell’abbraccio tra Cairo, Mihajlovic e la squadra, che dà un segnale chiaro a tutti: si continua così, si deve continuare così. La strada per l’Europa sarà lunga e tortuosa, ma non impraticabile. Il vero cambio di passo, quello che ci si aspetta da tutti, comincia da qui.
L’unico che si deve preoccupare di aver buttato denaro per tizio o per caio è la presidenza, noi al massimo ci possiamo arrabbiare per i risultati scadenti e credetemi non ci cambia molto la vita.
Se invece di abbracciare il pres lo avessero strozzato…..
non serve a nulla tutto cine dobbiamo sostituire il mister altrimenti faremo molti punti meno dello scorso anno e gioco zero