Bello ma imperfetto: il Toro ha messo in mostra delle lacune che il mercato potrebbe colmare

Non si è rotta una macchina perfetta: il Toro non è mai stato un gruppo senza punti deboli. Ed è anche (ma non solo) attraverso le imperfezioni, gli errori, le disattenzioni che i granata hanno costruito finora il proprio campionato e la propria credibilità, che non è sinonimo di invulnerabilità. La credibilità di una squadra che sa essere bella ma contemporaneamente imperfetta.

La gara del San Paolo lo sottolinea: il Toro capace di regalare un tempo agli avversari, di andare completamente in bambola nella prima mezz’ora, di rinunciare alla propria identità di squadra che affronta sempre a viso aperto l’avversario, è lo stesso che è stato in grado di segnare tre gol agli azzurri, di rialzarsi dopo un inizio di gara disastroso, di reagire con rabbia. Ma non bastano grinta e cuore, né può essere sufficiente un avvio di stagione a tratti esaltante per promuovere senza se e senza ma una squadra a metà del proprio percorso e alla ricerca di un posto tra le big. È piuttosto la modalità del ko a dover far riflettere: conosce bene le carenze della sua squadra Sinisa Mihajlovic che già alla vigilia aveva mandato chiari segnali alla società parlando di mercato “necessario”.

Perché dove c’è qualità è raro svegliarsi con brutte sorprese: questo Toro bello ma imperfetto non può sempre sperare di fare un gol in più degli avversari o pregare che i suoi gioiellini siano in giornata, o dipendere dalla giocata del fuoriclasse di turno. Deve avere la possibilità di poterne fare a meno. Il Toro ha, ad oggi, la possibilità di fare a meno di questo Ljajic, anche se bollato come “disastro”? O di Falque? O di Belotti? Ha i mezzi per poterli sostituire con qualche forza fresca proveniente dalla panchina che possa mettere in seria difficoltà l’allenatore? Può permettersi che uno di loro non sia in giornata (e vale per l’attacco come per altri reparti)? Se la risposta è no, è chiaro quale debba essere la strada da prendere. A meno che non si voglia accettare come condizione imprescindibile quella di essere imperfetti, e continuare a sfidare la sorte. Azzeccare un’annata, sbagliarne due e andare a caccia di un capro espiatorio: e vivere ogni sfida come quella giusta per svoltare, a partire da giovedì con il Genoa.