In nove contro undici i granata reggono l’urto, strappano un punto ma rischiano anche di vincere: titolari i due giovani cresciuti nel vivaio, Barreca e Aramu

Se un po’ di romanticismo è ancora concesso, allora è giusto che la copertina di Pescara-Torino sia dedicata soprattutto a chi custodirà gelosamente nel cuore una serata che non passerà di certo alla storia per il grande spettacolo. O per il bel gioco. Il Toro esce indenne da Pescara chiudendo in nove un match che non si fa mancare nulla: pali, polemiche, rossi, battibecchi a distanza. Tanti la ricorderanno come la quasi eroica gara di un Toro in nove contro undici, per molti sarà stata quella della rottura (definitiva?) tra Baselli e Mihajlovic, almeno due avranno passato la seconda notte di fila in bianco, dopo quella della vigilia. Aramu e Barreca titolari, contemporaneamente, dopo aver giocato per anni fianco a fianco nel Settore giovanile: cose d’altri tempi in una serata in cui si sono rivisti sprazzi di Toro.

Almeno in quanto a grinta, quella che contro Atalanta ed Empoli era venuta meno. A questo gruppo serviva tempo (e ne serve ancora): tempo per dimostrare di poter essere squadra e tempo per ritrovare i pezzi andati perduti per strada in questo scorcio di stagione (e Belotti in questo senso è una delle note liete).

Non è solo l’atteggiamento della squadra ad essere diventato più coraggioso (e spesso spregiudicato) con la nuova gestione ma è anche diverso l’approccio del tecnico: approccio che ha portato Mihajlovic a fronteggiare l’emergenza mettendo alla prova tutte le risorse a disposizione. Se prima il Farnerud di turno veniva sacrificato terzino, o Jansson impiegato a centrocampo, ora almeno c’è la volontà di far rendere al massimo quello che è un vero patrimonio, il vivaio. I giovani alla prova del campo: potranno essere promossi, bocciati o rimandati. Almeno, però, prima avranno avuto la giusta chance.