Le scelte sul mercato estivo continuano a pesare sulla stagione: non è la sorte che ha portato alla sconfitta di Bologna
Come definire un infortunio dopo tre secondi? Logico volersi innanzitutto appellare alla sfortuna perché in certi casi la sfiga ci vede benissimo: farsi male praticamente al fischio d’inizio è un vero e proprio record e Pellegri ne avrebbe fatto a meno. Non sono le solite noie muscolari ed è incredibile quanto l’attaccante continui ad avere un grosso debito con la sorte. Sarebbe però riduttivo allargare il discorso al Torino. Decidere di giocarsi una stagione con una seconda punta che mai è arrivata in doppia cifra nella sua carriera e con una prima punta reduce da infortuni su infortuni e per questo incapace di garantire la giusta continuità, è semplicemente una mossa sbagliata. Non è mica colpa della sfortuna ritrovarsi con tutti e due gli attaccanti ai box: è qualcosa che andrebbe previsto. Come sarebbe dovuto essere altrettanto prevedibile da parte del club capire quanto un centrocampo più povero rispetto alla stagione precedente, in termini di qualità ma pure di quantità (qui inteso come numericamente), avrebbe reso l’intera squadra più debole, mettendola di fronte per esempio a situazioni come quella di ieri. Senza una punta di ruolo, Juric e Paro hanno dovuto metterci una pezza con il solito trequartista (stavolta Karamoh) e al momento di operare i cambi necessari non hanno potuto escogitare chissà quale mossa. Al contrario del Bologna che ha scelto ancora una volta di puntare su una punta di sicuro affidamento come Arnautovic e che con la panchina l’ha vinta.