Il club dovrebbe riflettere su quanto sia diventata ormai ingombrante la presenza di certi calciatori: e dare spazio a chi almeno ci mette il giusto spirito
Sarà certamente vero quel che dice Juric, che con le grandi il Torino non ha al momento le qualità giuste per giocarsela come con il resto delle squadre di Serie A. E sarà vero anche che è necessario scegliere come muoversi sul mercato cercando di non calpestare il lavoro fatto e “fare danni”, per dirla come l’allenatore. Però al di là dei soliti discorsi c’è anche una questione della quale ci si dovrebbe occupare a tempo pieno non avendo avuto il club la forza di farlo al momento giusto, per esempio durante la sessione estiva. Perché ci sono i limiti che la squadra ha evidenziato sul campo e ci sono anche quelli che invece il club ha dimostrato di avere, continuando a perseverare. Da anni ci sono giocatori che si trascinano, letteralmente, prima di tutto perché qualcuno consente loro di farlo. Passano gli allenatori ma certi calciatori no, restano, con i loro mega contratti – qualcuno di questi è una sorta di ultimo regalo di un vecchio ds – che mettono i tecnici nella difficile posizione di doverli tirare fuori dalla naftalina ogni tanto per poter consentire a quello stesso club di cui sopra di poterli piazzare, un giorno. Non succede mai e per di più qualcuno ci ha pure perso la panchina, nel frattempo. Ora, senza nulla voler togliere a nessuno di questi stipendiati, perché qui si discutono le doti sul campo mica quelle umane, ma perché il Toro deve andare a giocarsi la Coppa Italia con chi come Rincon, Baselli e Zaza è ormai un ex da queste parti? E perché per vedere Warming (no, non ha risolto la partita con una giocata e no, qui non stiamo dicendo che è il nuovo fenomeno) non solo abbiamo dovuto aspettare quattro mesi ma anche sorbirci nel frattempo la presenza di chi più che lottare su ogni pallone con caparbietà, come ha fatto ieri a San Siro quel ventenne, ha semplicemente voluto onorare della sua presenza tutti noi?