Ha mostrato una grinta e un carattere che avevamo quasi dimenticato: se la squadra avesse un briciolo del cuore di Nicola sarebbe sulla strada giusta

Urla a più riprese, adrenalina, tanta carica. Questo è il Nicola che conoscevamo, che ci aspettavamo, quello di cui il Toro aveva bisogno. Impossibile dire se sarà sufficiente il suo cuore per raggiungere la salvezza. Però quegli occhi, quella grinta e quegli “schiaffoni” con cui a fine partita ha coinvolto chi non ha giocato titolare, come Verdi, o chi la partita l’ha solo guardata dalla panchina, come Edera, danno esattamente l’idea di come abbia fatto a salvare un Crotone con un piede e mezzo in B o il Genoa un anno fa. Non è facile e non lo sarà: il punto di Benevento non è in assoluto il miglior bottino possibile ma è arrivato al termine di una rimonta che solitamente il Toro era abituato a subire. Dipenderà da quello che la squadra sarà capace di assorbire dal suo allenatore.

Non si tratta di discutere di sistemi o di parlare delle capacità di questo o quel giocatore: è la squadra che con Mazzarri è arrivata a un soffio dall’Europa ma che non ha mai capito, non ancora, cosa significhi lottare con le unghie e con i denti per non retrocedere. Non lo sa, non è abituata: e non è con la filosofia di Giampaolo che lo avrebbe imparato, né con l’esasperazione della tattica. Qui si tratta di ricordarsi di quello che le gambe sono capaci di fare, di attaccare la testa e di ricordarsi di avere un cuore. Quello di Nicola lo abbiamo visto: ora tocca ai giocatori.

Davide Nicola
Davide Nicola
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ultimo aggiornamento: 23-01-2021