Di fronte all’ennesima sconfitta nel derby, il silenzio di Cairo e Vagnati fa più rumore del coro dei tifosi bianconeri
La fantasia dei tifosi granata – forse più la delusione mista a rassegnazione e indifferenza – lo ha ribattezzato perdy. Perché è questo il derby ai tempi di Cairo. 24-6-1, una sequenza di numeri che ormai conosciamo a memoria perché solitamente si aggiorna sempre in negativo, anno dopo anno. Una volta c’erano i gol subiti all’ultimo minuto quando di segnare alla Juve non se ne parlava nemmeno, poi le decisioni arbitrali sfavorevoli. Ora non c’è rimasto neppure qualcosa sul quale polemizzare e nemmeno un mezzo alibi, anche quando ad affrontare la Juve è una delle peggiori squadre costruite dal Torino FC negli ultimi anni, anche quando lo fai senza Zapata e Adams. Una costante quella di fare passerella all’Allianz – non va meglio nemmeno al Grande Torino – e di tornare a casa sconfitti. Stavolta pure umiliati, sugli spalti, quando la Scirea intona il coro “Urbano Cairo salta con noi”. Se fosse un’immagine sarebbe quella perfetta per descrivere quello che il derby è diventato perché è semplicemente il +6 da cui ogni anno parte la Juve. Una vera e propria barzelletta, di quelle tristi che non fanno ridere. E di fronte all’ennesima sconfitta non solo nei derby ma pure in una stagione in cui la squadra è sempre più in caduta libera, la certezza è pure un’altra, cioè che nessuno della società ci metterà mai la faccia. Al contrario Cairo e Vagnati si sono affrettati a lasciare lo stadio e il motivo è presto spiegato: il primo non può più definirsi di fronte alle telecamere un amuleto, un porta fortuna, il secondo si è reso conto che di questo passo i club importanti si faranno (beati loro) delle grasse risate.