I limiti del Toro sono quelli di Mihajlovic

La squadra non sa più vincere, il nervosismo è palpabile e l’insofferenza palese: possibile che non ci sia un rimedio per rivedere il Toro?

Inizia a vacillare anche Sinisa Mihajlovic e per questo c’è da preoccuparsi. Se anche l’uomo tutto d’un pezzo, il tecnico carismatico, l’allenatore che ai suoi giocatori dice quello che pensa senza timori e che sa come prendere una piazza così esigente come quella granata, mostra qualche segno di cedimento allora forse non è vero che è tutto così rosa e che la crisi è altrove. Il nervosismo successivo alla sconfitta del Torino contro la Roma non è passato inosservato: insofferente alle domande dei cronisti, la linea del serbo è quella già vista dopo la partita di Crotone. Difende la squadra (“Abbiamo dominato per 90 minuti”, aveva detto in Calabria, “La Roma non ha mai creato poco come oggi”, ha dichiarato ieri) e difende le sue scelte, molte delle quali da lui stesso definite obbligate (“E chi gioca, il Gallo con una gamba sola?”): eppure è lecito chiedersi se sia tutto qui, se non ci sia altro da fare che aspettare che Sadiq esploda – e se questo abbia un senso, dato che tra un mese tornerà ad accomodarsi in panchina – che gli infortunati tornino a disposizione, che i quasi-bocciati di Mihajlovic gli diano una risposta (in che modo, se Berenguer ultimamente vede il campo col binocolo?).

Una lista di interrogativi destinata a restare tale, perché al momento chiarire i dubbi, in primis ai tifosi attraverso tv e giornali, non sembra essere la priorità di nessuno, né del tecnico – che piuttosto sceglie, come le immagini chiariscono, di sbottare in diretta – né di chi gli sta intorno. E intanto le giornate passano, il Toro non vince da un mese, il calendario abbordabile ha portato tredici miseri punti e l’Europa non è certo lì che aspetta. I limiti, invece, cominciano a venire inesorabilmente a galla.