Per Emiliano Mondonico il Toro è tornato a mostrare la sua anima, quella di un popolo che mette i suoi valori e la sua storia davanti anche a una partita
Eccolo, il Toro. Con la sua anima, la sua voce, la faccia triste ma fiera. Era a Rivolta d’Adda a salutare uno dei suoi papà: un uomo buono con i baffi che lo ha fatto crescere forte e bello, insegnandoli a lottare sempre, valorizzando il suo carattere combattivo e portandolo a vincere. Era lì per Emiliano Mondonico, era lì con Paolo Pulici, con Claudio Sala, con Enrico Annoni, con Gigi Lentini, con Luca Fusi, con Roberto Mussi, con Andrea Silenzi, con Daniele Fortunato, con Moreno Longo, con Antonino Asta, con Natalino Fossati e con tante altre glorie granata e non solo. Ma era anche lì con il suo popolo, con i tifosi che hanno gioito per quella Coppa Italia del ’93 e che credono che quella sedia al cielo, alzata l’anno prima ad Amsterdam, valga come altri centro trofei. E chi non è potuto esserci fisicamente era lì con la testa e con il cuore. C’era il Toro che crede nei suoi valori e nella sua storia, che crede che vengano prima di tutto, anche di una partita di calcio.
Mondonico, un tremendista con il viso buono
Sì, ieri c’era anche una partita di calcio. Una partita importante per Belotti e compagni, ma ce ne siamo ricordati tutti solamente alle 15, quando è iniziata. Non ce ne voglia Mazzarri. Non ce ne vogliano neanche Falque, Ljajic, Ansaldi e Obi se, nonostante la bella e larga vittoria che hanno ottenuto sul campo del Cagliari, conquistata con grinta e qualità, anche oggi il nostro primo pensiero va a quell’uomo (prima che allenatore) che ha incarnato al meglio lo spirito Toro: un tremendista con il viso buono che ha amato la squadra granata anche quando ha dovuto lasciarla. Una vittoria per 4-0 in trasferta, arrivata dopo quattro sconfitte consecutive, andrebbe forse celebrata maggiormente in queste righe, ma quella di ieri è stata prima di tutto la giornata dell’ultimo saluto a Mondonico.
Mondonico, ai funerali l’ultima impresa
Un saluto arrivato nel suo paese, con le note di Io vagabondo e gli storici ultras del Toro e dell’Atalanta che, gli uni di fianco agli altri, hanno intonato cori in suo onore. Un qualcosa di incredibile, se si considera la forte rivalità esistente tra le due tifoserie, un qualcosa che solo un allenatore capace di spedire a casa dalla Coppa Uefa il Real Madrid di Butragueño, Hagi e Hierro, con un secco 2-0, poteva fare. Un’altra impresa di Mondonico. E chissà se da lassù, alle 15, anche lui si sarà ricordato di quel Cagliari-Torino, chissà se ne avrà visto almeno un pezzo e se gli sarà piaciuto il nuovo modulo varato da Mazzarri. Sarà però stato certamente contento di sapere che il suo Toro ha vinto.
Il mio..GRAZIE..a tutti i presenti….cornice degna x l”ultimo saluto ad emiliano.
Sarebbe bello chiudere l’antica rivalità con l’Atalanta e iniziare un gemellaggio nel nome nel Mondo.
Vecchie e anche profonde ferite potrebbero essere rimarginate. Mi pare sia passato tanto tempo e in fondo potremmo “allacciare”.
L’unico mio dubbio è legato al loro (squadra e società) comportamento con i gobbi, lì ho qualche remora.
Complimenti a tutti i Tifosi affezionati al Mondo che erano lì.
Il Toro e la dea sono/erano simili e il Mister era quello giusto per entrambe.
L’ultimo saluto è stato all’altezza, bravi!