L’ambizione di dichiarare l’obiettivo, la consapevolezza di non avere la possibilità di raggiungerlo: è la resa dell’allenatore

Una resa. I due gol uno dopo l’altro, il cambio di Zapata, poi quelle frasi in conferenza stampa, a nemmeno 24 ore da ben altre esternazioni, quelle in cui Juric aveva provato a dire che, forse, facendo le giuste prestazioni (ma quali?) il Torino avrebbe potuto lottare ancora per l’Europa. “Se non riesco ad arrivare più su, almeno restare nella parte sinistra…”: lo dice in conferenza stampa il croato, prima di lasciare San Siro, ma non vorrebbe nemmeno pensarci. Pochi ci credevano ma lui sì: o forse aveva bisogno di farlo, per darsi un obiettivo, per darlo alla squadra, per darlo ai tifosi. Per unire o compattare. Pura illusione? Sì, può darsi, lo si diceva proprio su queste pagine non più tardi di una settimana fa. Vendere illusioni è quello che meglio è riuscito alla dirigenza negli ultimi vent’anni: lo dicono le scelte di mercato, lo dicono i fatti ma pure le parole. Juric – che almeno ha avuto il coraggio di dichiararlo, questo benedetto obiettivo – ha avuto come principale colpa quella di non essersi reso conto di quanto possa essere pericoloso da queste parti scegliere di essere ambizioso, di pensare a qualcosa di più del decimo posto, di provare a lottare senza vivacchiare. Talmente pericoloso che poi quando realizzi che è impossibile riuscirci non hai che da prendere un’unica strada.

Ivan Juric
Ivan Juric
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ultimo aggiornamento: 29-04-2024