Il presidente Cairo non parla di obiettivi per il Torino: ma se davvero il mercato è stato così intelligente, perché non mirare apertamente all’Europa?
Non importa se ad ogni inizio di stagione non c’è mai un obiettivo fissato. Per storia, per blasone, per numeri e per la dignità di una piazza che da troppo tempo attende il salto di qualità, quello del Toro non può banalmente essere il raggiungimento della parta sinistra della classifica. Non ora, non più, non da quando di nuovo – seppur per poco – si è tornati a respirare l’aria europea. Per il presidente Cairo fissare un obiettivo serve a poco: ma non è forse una consuetudine a livello imprenditoriale averne, di obiettivi, e provare a raggiungerli?
Nel mondo del calcio i club ragionano ormai come le aziende. Si fa attenzione alle uscite – come alle entrate – e si cerca sempre di far quadrare i conti, prendendosi di tanto in tanto qualche rischio. Ma di fissare un traguardo, nel caso del Torino, non se ne parla. Un modo per poter risultare, alla fine della stagione, comunque vincenti? Più o meno, perché l’ultima stagione iniziata con la squadra ai preliminari di Europa League, pochi mesi dopo aver sfiorato l’accesso diretto, non ha affatto rispettato le aspettative del patron, nonostante gli obiettivi non fossero stati sbandierati.
Una consuetudine dal ritorno del Toro in Serie A, ad eccezione della parentesi Mihajlovic, uno abituato a tenere sempre la squadra sulla corda, desideroso di far prendere ai giocatori le proprie responsabilità.
“Siamo tra le squadre che hanno investito di più, avremmo voluto fare di più ma bisogna fare i conti con il bilancio. Già così lo avremmo in perdita nel 2020 e penso che lo avremmo in perdita anche nel 2021. Abbiamo comunque fatto sei nuovi innesti, abbiamo rinforzato tanto la difesa, abbiamo poi preso Linetty, Bonazzoli, Gojak. Sono usciti pochissimi calciatori, abbiamo tenuto quasi tutti a parte qualche giocatore che voleva andare a giocare, come Berenguer, Falque e Aina”. Un mercato di scelte “intelligenti”, come sottolineato dallo stesso patron. E allora perché continuare, dopo tre lustri, ancora a nascondersi?