Chilometro 1906 / Racconti di un quasi trentenne sul derby Torino-Juventus: una vittoria e nulla di più. Così crollano i miti del passato. Cosa c’è dopo?

Le volte in cui avrei voluto essere lì. Numero uno: Juventus-Torino 0-4, 22 ottobre 1967. Combin tre volte e poi Carelli, con la 7 di Meroni. Mio papà ha quattro anni, quasi cinque, ed è in salute, dice la nonna. A pallone, però, non ci gioca ancora. Numero due: Juventus-Torino 1-2, 28 marzo 1976. Gli altri che – a rigor di tabellino – la perdono con due autogol, poi il petardo a Castellini e l’inizio del sogno proibito: lo scudetto. Quello è il giorno del tredicesimo compleanno di mio padre. Lui e il calcio, per ora, non vanno oltre una timida frequentazione nei cortili interni di Regio Parco. Numero tre: Torino-Juventus 3-2, 27 marzo 1983. Perché DossenaBonessoTorrisi sarebbe diventato il mio scioglilingua preferito. Cifra tonda: il babbo ne fa 20. Il suo amore per lo stadio Comunale è sbocciato. Nel senso che ci è stato per i Rolling Stones l’anno prima e sogna di tornarci per i Clash, che forse ci suoneranno nel 1984, dicono le voci (anche se non succederà, alla fine). Numero quattro: Torino-Juventus 2-0, 5 aprile 1992. La notte del Bernabeu negli occhi, poi Casagrande, due volte. Papà ha ventinove anni e sta con la mamma da cinque, ormai. Hanno progetti – me, tra gli altri. Il Toro è per entrambi quella cosa che sta al fondo del Tg Regionale. Ecco, caro papà, se esistesse una rappresentazione color granata di quel detto sul pane e i denti, ecco, mi sa proprio che sarebbe un nostro ritratto. 

Toro-Juve: la generazione perduta

Sono Francesco, ho ventisei anni e, come tutti i miei coetanei, ho visto una sola volta il Toro vincere il derby. Quella partita lì – 26 aprile 2015, Darmian e Quagliarella che ribaltano la punizione di Pirlo – è nitida e indelebile, uno tra i più felici dei miei ricordi di ragazzo in curva Maratona. Il problema, però, è che anche le altre partite di questa, ormai, disgraziata stracittadina me le ricordo abbastanza bene. Le tappe di una via crucis senza resurrezione all’orizzonte. 

Ci sono le sconfitte terribili: i due 2-1 al novantatreesimo, 2014 (Pirlo) e 2015 (Cuadrado). Le disfatte senza appello: Torino-Juventus 0-4 del novembre 2002, Juventus-Torino 4-0 del dicembre 2015 e del settembre 2017, il 4-1 del luglio 2020. C’è poi qualche sconfitta eh ma l’arbitro…”. Tra le altre, quella del fuorigioco di Trezeguet del 2007, ma anche quella decisa dal gol di Pogba del settembre 2013; un 1-4 del 2016 in cui, a un certo punto, a Maxi Lopez viene annullato il possibile 2-2. Ci sono – rare – le partite dell’orgoglio, passate alla storia per motivi diversi. Il 3-3 della buca di Maspero, ma anche il 3-0 di GlikGlikGlik, che decide di giocarsi il primo derby dopo il ritorno del Toro in Serie A prendendosi un rosso scenografico con la fascia da capitano al braccio. 

Ci sono poi – tra i miei preferiti – i pari del “c’eravamo quasi”. Il derby delle corna di Maresca, nel 2002, quello della punizione di Ljajic del 2017, il gol di Lukic del 2019, la doppietta di Sanabria del 2021, la zampata di Belotti del febbraio 2022. E poi tante, troppe, le partite che abbiamo dimenticato. Come quegli 1-0 (dieci in tutto, dal 1995 a oggi) passati così, come se fosse tutto normale, già scritto. Quelle sconfitte che scorrono nell’indifferenza, che emotivamente e collettivamente vengono giustificate con un rituale  “Ormai ci siamo abituati”. D’altronde, chi ha tra i venti e i trent’anni è stato testimone vivente di un successo appena. I giovanissimi, conoscono solo dai racconti il concetto di vincere contro la Juve. 

Derby della Mole, la fine dei miti?

Sabato, si giocherà il ventesimo derby da quello dell’aprile 2015. Sarà il trentesimo della presidenza Cairo, che da patron ne ha persi ventitré. Sarà un altro derby, per noi giovani adulti granata, in cui rischierà di assottigliarsi il confine tra speranza e rassegnazione. Perché, certo, essere del Toro non vuol dire aspettarsi di vincere ogni partita, tanto meno il derby. Ma assaporare quelle poche vittorie come il calice del vino buono il sabato sera, dopo una settimana di fatiche, quello sì. La perdurante assenza di gratificazioni, di quella vittoria nel derby sia pure sporca, ma estatica, rischia di mettere fine al gioco. 

Questo, alla lunga, ha depotenziato i miti del derby della Mole, per chi non li ha vissuti. Gli indiani contro i cowboys di Mondonico, il dialetto contro la lingua universale di Arpino: contrapposizioni che perdono di senso, perché senza il ribaltamento dell’atteso la realtà è in fin dei conti noiosa. Mediocre. Ecco, caro Toro, che questo derby non sia per i miti del passato o la rivalità cittadina: questa volta, un’altra volta, che sia per provare se, da qualche parte dimenticato, c’è  ancora il senso stesso della tua identità.

Fans of Torino FC show their support prior to the Serie A football match between Torino FC and Juventus FC.
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ultimo aggiornamento: 11-04-2024


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mavafancairo
8 mesi fa

“Il Toro è un’idea, uno stato d’animo. Ma ho paura che non abbia conservato niente di quello che era, non c’è più passione. Sembra una squadra come le altre, e questo è imperdonabile. Ma avete visto che roba, l’ultimo derby? Il più brutto da cinquant’anni, io penso. Difficile seminare qualcosa quando si è… Leggi il resto »

James 75
8 mesi fa

Caro Francesco ti voglio bene solo perché ha 26 anni tifi Toro, a te a quelli un po’ più grandi e sopratutto a quelli più piccoli, perché solo il cuore è l’essere diverso può far sì che si ami più la storia di questa squadra che il presente è il… Leggi il resto »

Last edited 8 mesi fa by James 75
toroscatenato
toroscatenato
8 mesi fa

Faccio parte di una generazione fortunata (non per l’età ovviamente), quella per cui il derby è una partita non pronosticabile, perchè anche chi sulla carta è più debole può fare risultato. E infatti il mio primo derby risale al lontanissimo 1963, fra la Juventus e il Toro: sulla carta non… Leggi il resto »

Schuurs e quel video per la gente granata: ora posso raccontare il Toro anche in Australia