Chilometro 1906 / L’intervista di Schuurs uno spot per il Toro all’estero. E per portare il Toro fino in Australia: il racconto
Brisbane, Australia – Mattina presto, interno giorno. Guardo sullo schermo del telefono un ragazzo olandese, biondo, occhi azzurri, che gioca nel Toro – nel mio Toro – solo dall’estate 2022. Gira per Torino – la mia Torino – e racconta cosa vuol dire vivere la città e giocare nella sua squadra. Vivere in mezzo alla sua gente, immergendosi nei miti della storia e nelle turbolenze del presente. Metto in pausa, mi giro verso la finestra del soggiorno. E niente, neanche oggi, scrutando oltre ai grattaceli di Brisbane, Australia, la città dove vivo da poco più di un anno, riesco a scorgere la collina di Superga. Però, poi, mi interrogo: quanto vale, questo video, per me? È oro, per un granata residente all’estero che finalmente potrà raccontare con le parole di qualcun’altro cos’è, davvero, questo Toro che è così difficile da far conoscere e comprendere.
Più della solita intervista: un modo per far viaggiare l’idea del Toro
Sì, come qualcuno ha scritto sul fu Twitter, l’intervista a Perr Schuurs realizzata dal canale della Lega di Serie A è un immenso spot per Torino, il Toro, e la sua gente. Perché non è la solita intervista di rito, con risposte piatte a domande poco ambiziose. Schuurs racconta del suo arrivo al Torino e del legame profondo che ha trovato tra la squadra e la sua gente. È un video che ha tutto per poter viaggiare lontano. È un video bello per contenuti e realizzazione, è in inglese, ed è narrato in prima persona da un calciatore del presente che non conosceva il Torino prima di arrivarci, ma che adesso se n’è innamorato. E io, granata all’estero, ma l’estero quello più lontano, vedo in questo video l’opportunità di diffonderlo, il Toro.
L’Australia non è l’Europa. In Europa, anche chi non conosce esattamente il Toro, ha comunque le coordinate per capire. Qui, no. O almeno più raramente. Questo è un paese nel quale il calcio (soccer, rigorosamente) è una dimenticabile comparsa in mezzo a sport strani e seguitissimi – a proposito, consiglio di recuperare almeno una partita di football australiano, un mix tra calcio gaelico e rugby. È un posto dove le partite di Serie A si guardano nel cuore della notte, o alle prime luci dell’alba, quando la delusione per una sconfitta è piu bruciante, e la gioia per una vittoria – inevitabilmente – solitaria.
Così il Toro viaggia fino in Australia
Ecco, per me, questa intervista di Schuurs è stata l’occasione di spiegare il Toro a chi del Toro non sa nulla. Ma di più, a chi a malapena sa dove si trova la città di Torino. Da sabaudo pervicace, di fronte a visi perplessi, non perdo mai l’occasione di rimediare. Hai presente l’Italia? Ecco, nel nord ovest, dico. Niente, nessuna reazione apprezzabile. Vicino alle Alpi. “Ah, ma quindi in Svizzera?”. A quel punto, malvolentieri, aggiungo di tanto in tanto una frase, un’approssimazione dolorosa: non è lontana da Milano. “Oh, yeah, sure, Milan!”, capisce, entusiasta, l’interlocutore. Ignorando, ma talvolta intuendo, quanto quel suo sorriso, di chi ha appena strappato un sei meno in geografia, abbia invece ferito l’orgoglio di un figlio della Mole. Ogni tanto scelgo di balbettare: “Beh, certo, però comunque c’è una rivalità tra le due città…”. Quasi mai riesco ad andare nel dettaglio. Troppo spesso chi ho davanti già sta sognando: “Oh l’Italia, che bella. Venice, Florence, Rome, Tuscania. And the food!”. Certo, certo, il cibo, ma ti stavo spiegando che a Torino c’è questa squadra di cal… “And Sicily, of course! Oh, I’d love to go there!”.
Capite bene che, in un tale contesto, arrivare a raccontare di Superga, di Mondonico, di quella volta che in Maratona ho visto il Toro vincere il derby per la prima – e ultima – volta nella mia vita di ventiseienne, è un percorso arduo, da compiere a tappe e solo con gli amici più fidati. Quelli a cui, piano piano, sto facendo capire che io, sì, mi sento italiano, ma prima ancora mi sento torinese. E granata. Ecco, questo video, di undici minuti, di un ragazzone olandese che in un bell’inglese spiega al mondo Torino e il Toro ha dato una bella accelerata. A Brisbane, ora, l’hanno visto almeno in cinque. In cinque – ma altri seguiranno – hanno compreso il perché delle mie levatacce, o delle mie sveglie notturne. “Ma allora non sei pazzo”. Funziona, quel video, perche Schuurs parla come chi ha visto il Toro per la prima volta e ne è rimasto affascinato. È uno spot non per il club, ma per la gente granata. E per questo è una rarita.
L’intervista di Schuurs per ricordarci chi siamo
Anche io, in questi anni mediocri di tempeste e prevedibilità, mi sono ritrovato a mettere in discussione il legame tra il Torino e i suoi tifosi. Sempre di più avevo la sensazione che fosse unidirezionale: dare e dare, senza mai ricevere nulla in cambio (e non le vittorie, figurarsi, io mai le ho viste. Ma semplice, e reciproco, riconoscimento). Poi, però, succede che dalla tua città ti allontani, e allora il Toro entra nella valigia con te. Così com’è, senza farti troppe domande. Senza troppo pensare a chi lo possiede, lo allena, a chi ci gioca ora e chi in futuro. Lo porti dietro, e basta. E quando ti trovi a dover spiegare chi sei, scopri – senza sorpresa – che il Toro fa parte della tua identità, e vuoi raccontarlo, come se questo potesse aiutare a mettere nuove radici. Per questo, adesso, c’è un piccolo strumento in più. Un video che ricorda a noi e spiega agli altri, il senso di comunità che questa maglia granata è capace di creare. E quindi, Perr, la diaspora granata ti ringrazia.
👍
Vai Perr!!! Prossimo campionato Meret, Bellanova, Schuurs, Buongiorno, Rodriguez, Parisi, Ricci, Gineitis/Ilic, Vlasic, Zapata, Simeone, e una buona panchina con Lovato, Masina, Tameze e altri giocatori decenti.
Magari, continuando nel tuo sogno mettiamo anche Horvath e Okereke
Grande Francesco e grande Perr,parole emozionanti