Nel momento in cui il Toro pareva aver trovato la via per consolidare la propria dimensione, la sconfitta di Napoli appare come un evidente passo indietro
Nel suo percorso di crescita alla ricerca di un’identità e di una dimensione che sembrava aver ormai trovato ma che pare aver nuovamente smarrito, il Toro si rifà vitellino cedendo inopinatamente al Napoli che si trova sopra di tre gol dopo appena 21’. Per la partita del San Paolo Mihajlovic, un po’ per necessità e un po’ forse per mettere a tacere le critiche di oltranzismo offensivista, aveva scelto di partire in modo più prudente rispetto alle precedenti partite inserendo il più eclettico Moretti per Castan e Zappacosta in luogo di Falque come esterno alto protetto dal reinserimento tra i titolari di De Silvestri. Rimaneva però titolare Barreca, che già aveva balbettato nel derby, per mancanza di alternative e proprio da due letture sbagliate del giovane terzino Mertens metteva la gara dei partenopei in discesa.
Tuttavia, al di là di errori dei singoli, moduli e scelte tattiche, è l’atteggiamento corale a far difetto poiché se è vero che i difensori non sono stati certo impeccabili singolarmente, è nei meccanismi difensivi che vanno cercati i problemi ai 27 gol fin qui incassati e nella fattispecie ad essere in bambola non è stata solo la difesa ma anche i componenti degli altri reparti, troppo lunghi e distanti tra loro. E’ il mutuo soccorso che fa difetto, basta riguardare il mancato aiuto di Ljajic a Valdifiori sul corner da cui nasce il primo gol o l’azione del rigore, simile a quella del 2-1 al derby. E’ vero che manca fisicità a questa squadra ma manca anche quel pizzico di accortezza, di carattere, di personalità nei momenti decisivi e in queste falle si è inserito il Napoli per chiudere subito i conti. Ciò che è accaduto dopo conta poco, i gol piuttosto casuali nel secondo tempo e la facilità con cui la squadra di Sarri continuava ad arrivare dalle parti di Hart.
In generale, invece, ciò che serve maggiormente, oltre alle imminenti variazioni nella rosa derivanti dal mercato di riparazione,non è essere difensivisti o offensivisti a tutti i costi ma saper essere compatti e scegliere i momenti giusti per essere una cosa o per l’altra all’occorrenza, iniziando l’azione offensiva sin dalla difesa e difendendo anche con gli attaccanti, usando razionalità e aggressività quando serve e non per farne uno spot fine a se stesso.
CHI SALE:
FALQUE: lasciato in panchina per quasi un’ora, dà la scossa entrando con un bel filtrante per Benassi nell’azione del primo gol e procurandosi e trasformando il rigore del terzo. Sebbene a partita ormai compromessa, il suo impatto è stato senz’altro positivo.
LUKIC: anche il giovane regista serbo subentra ad uno spento Valdifiori sul risultato già di 3-0 per i partenopei. Ha il merito di aiutare la squadra a non naufragare e di giocare con ordine e semplicità confermando l’impressione di buona personalità già dimostrata in altri scorci di gara.
STABILI:
ROSSETTINI: il più positivo per grinta e determinazione del pacchetto arretrato, si oppone per due volte sulla linea di porta salvando momentaneamente Hart e, a parte qualche leggerezza, non commette errori gravi. Si fa vedere nell’area avversaria segnando anche il primo gol in maglia granata. Però fa pur sempre parte di una difesa che ha preso cinque gol…
HART: come nel derby si oppone a tentativi ravvicinati respingendo il possibile ma non potendo evitare di capitolare sotto la mitragliata di tiri avversari. Bravissimo in particolare a salvare in uscita su Hamsik e pressoché incolpevole su tutti i gol ma sono pur sempre cinque…
BENASSI: uno dei meno peggio nella trasferta partenopea. In difficoltà contro Hamsik ed il forte centrocampo azzurro, non riesce a tamponare in partenza le azioni avversarie ma quantomeno si fa notare per un bel tacco smarcante in area napoletana ed entra da protagonista nel gol di Belotti.
BELOTTI: il Gallo riesce a trovare la via della rete anche in giornate come questa dimostrando, una volta di più, di avere il fiuto del gol anche contro avversari quotati. Egoista nel primo tempo quando non vede Zappacosta libero in area, meglio nella ripresa quando timbra il dodicesimo centro non perdendo così l’occasione di festeggiare anche il compleanno.
ZAPPACOSTA: agisce per più di un tempo nella posizione di esterno alto giocando una ventina di metri più avanti rispetto al solito e cercando di mettersi in luce in attacco. Ci prova ma non riesce e quando torna in difesa appare a tratti spaesato regalando qualche pallone scottante agli avversari.
LOPEZ: ancora pochi minuti a disposizione per una valutazione complessiva sul suo stato di forma. Il sapersi destreggiare col pallone tra i piedi c’è sempre così come la difficoltà a trovare il momento e l’occasione giusta per la stoccata in porta. Non male ma dovrebbe dimostrare maggiore voglia.
CHI SCENDE:
BASELLI: parte benino assicurando un minimo di filtro in mediana, poi naufraga tagliato anche lui dal fraseggio e soprattutto dai lanci dei centrocampisti azzurri. Rintanato dietro, non partecipa nemmeno alla fase offensiva senza tuttavia essere utile dietro. Un passo indietro sotto l’aspetto caratteriale.
MORETTI: uno dei cardini difensivi della difesa venturiana, appare quantomai fuori contesto in questo schieramento. Ci aveva abituato a prestazioni da baluardo insuperabile, a Napoli va in scena la sua controfigura: lento ed in bambola su almeno due gol, nella sua zona gli avversari vanno a nozze.
DE SILVESTRI: si gioca male la sua nuova chance. Dovrebbe formare con Zappacosta una catena di destra più accorta ma non riesce ad impedire che da quella zona si faccia gioco e partano i suggerimenti. Riesce a limitare Insigne ma non basta per salvarsi dalla sostituzione e recuperare posizioni nelle gerarchie.
VALDIFIORI: non si fa rimpiangere dai suoi ex tifosi e dal suo mentore Sarri. Anzi, Mihajlovic lo boccia dopo un tempo lasciandolo negli spogliatoi e dopo una prima frazione inconsistente e preservandolo in vista del Genoa considerate anche le sue condizioni fisiche non perfette.
BARRECA: al San Paolo il giovane terzino conferma di non essere ancora all’altezza per i grandi confronti: anche stavolta, come accaduto nel derby con Higuain, è sfortunato poiché gli capita di orbitare dalle parti del migliore avversario, un certo Mertens che gli rifila quattro gol.
LJAJIC: non si possono non condividere le parole – sprone di Mihajlovic a fine partita. In effetti se deve giocare così è meglio non averlo in campo. Troppo spesso passeggia anche se sa di avere di fronte avversari fortissimi. Anziché galvanizzare i compagni con giocate efficaci li mette in difficoltà con suggerimenti utili solo agli avversari.