Torna l’appuntamento con il “Borsino” di Carlo Quaranta: ecco chi sale e chi scende tra i granata dopo il derby, tra rimpianti giusti e qualche mancanza
A Torino – sponda granata – sembra che sia impossibile commentare ed archiviare un derby senza lo strascico di recriminazioni varie: una volta l’arbitro, un’altra la sfortuna per il gol decisivo subito a tempo scaduto, un’altra ancora la prestazione convincente cui non è seguito il risultato positivo che si sarebbe meritato. Ecco, a rotazione, succede sempre qualcosa del genere e per un motivo o per l’altro, purtroppo, per i tifosi granata questa partita sta diventando un incubo se non una vera e propria maledizione.
La casistica stavolta ha scelto la partita disputata da Toro, guardando in faccia l’avversario, mettendolo in difficoltà senza timori reverenziali di sorta, impaurendolo persino fino a manifestargli chiaramente l’intenzione di metterlo sotto prima di capitolare fatalmente. Quindi si tratta del caso della prestazione convincente sebbene ci sia anche un piccolo spazio per la recriminazione arbitrale (Rugani-Belotti dopo appena 10’) ed il gol decisivo sia arrivato a soli 7’ dalla fine. Insomma, un mix tra il derby del 28 aprile 2013 (con possibile rigore negato a Jonathas e gol di Vidal all’86’) e quello di un anno fa (con il Toro che prova a vincere dopo il pari di Bovo ma Buffon nega miracolosamente a Glik il raddoppio).
Ma al di là del piano statistico, l’analisi di questo derby si focalizza sull’aspetto tattico con un primo tempo più d’attesa nel quale, dopo qualche rischio gratuito, si trova il vantaggio e si va il riposo sull’1-1 ed una ripresa coraggiosa in cui si sceglie di osare magari pensando di sfruttare la stanchezza degli avversari reduci dall’impegno di coppa dopo il quale talvolta hanno steccato in campionato. Il problema, però, è che proprio nel momento migliore, con il Toro che caricava e ci credeva e Mihajlovic dalla panchina lanciava il messaggio che era il momento giusto anziché fare il gol letale lo si subiva. Da quel momento in poi, infatti, il Toro furioso diventava Toro seduto e prendeva persino il terzo gol nel recupero a causa dell’ennesima lettura difensiva sbagliata.
E proprio in questo è mancato il Toro cui ancora occorre, oltre ad una buona dose di malizia ed esperienza, anche la capacità e la coriaceità difensiva per poter trasformare un’uscita a testa alta in un risultato positivo che pure avrebbe meritato.
CHI SALE
BELOTTI: al di là del bel gol con il quale sblocca la partita, è il giocatore che più di tutti interpreta lo spirito Toro per come si batte su ogni pallone e costringe i difensori a stare in costante apprensione. Non guarda in faccia nessuno, dimostrando una volta per tutte che è attaccante vero contro qualsiasi avversario. Chapeau.
HART: detto che con riflessi felini si oppone a Mandzukic nel primo tempo e che con grandi interventi respinge tutto ciò che può prima di capitolare su Pjanic nel finale, bisogna altresì elogiarlo per le uscite in presa alta, l’ottima gestione palla con i piedi e la sicurezza complessiva che infonde ai compagni.
VALDIFIORI: l’ex partenopeo gestisce tempi e palloni con saggezza ed abilità per tutto l’arco della partita preoccupandosi di presidiare spazi piazzandosi al posto giusto per tamponare gli attacchi bianconeri e riuscendoci con buoni interventi. Bene quando gioca con semplicità , meno quando si avventura in dribbling.
STABILI
ROSSETTINI: alla vigilia era additato come il difensore meno affidabile, alla resa dei conti invece il suo rendimento nel derby è stato quello più positivo per quanto riguarda il pacchetto arretrato. Ha allontanato una serie di minacce di testa e di piede capitolando solo quando non poteva opporsi. Un po’ in apprensione su palloni piuttosto semplici.
ZAPPACOSTA: nessun timore reverenziale, guarda in faccia Alex Sandro, che rende innocuo, e controlla bene pure Sturaro. In fase di spinta è presente ed attivo, da una sua iniziativa nasce il gol di Belotti e l’azione pericolosa conclusa da Benassi. Conferma il buon periodo di forma in una partita delicata.
BENASSI: ci si aspettava una partita dimessa per il capitano, vittima dell’influenza alla vigilia del derby. Invece è stato più pugnace rispetto alle ultime apparizioni. Autore di buoni recuperi, ha dato il suo contributo per evitare che i bianconeri prevalessero a metà campo e quando possibile ha accompagnato l’azione offensiva.
BASELLI: croce e delizia. Dal suo piede parte il cross perfetto per il gol del Gallo ma dallo stesso piede non parte il passaggio finale per mandare in gol Falque o Belotti nell’azione più pericolosa dei granata sull’1-1 dopo che aveva brillantemente soffiato il pallone a Chiellini. La sua partita è essenzialmente in questi due fotogrammi. Per il resto equilibrato.
CHI SCENDE
BARRECA: dispiace che ci sia lui a salire sul banco degli imputati per il gol decisivo di Higuain. Ci teneva tanto a onorare il suo primo “vero” derby dopo averne giocati tanti nelle giovanili: non era facile contro Cuadrado e non doveva trovarsi lui contro il più fisico ed esperto Higuain. La sua partita sarebbe stata apprezzabile ma la sfortuna sul secondo gol (palla tra le gambe) e qualche buco nella sua zona di competenza è stato pagato a caro prezzo.
FALQUE: lo spagnolo non riesce a lasciar traccia di sé in attacco. Efficace nel tenere a bada Alex Sandro contenendone le incursioni, non contribuisce però ad aiutare Belotti né a farsi vedere dalle parti di Buffon e nell’unica potenziale opportunità a disposizione, Baselli ritarda il passaggio.
LJAJIC: discorso inverso per il serbo che concede di più ai suoi dirimpettai in fase difensiva ma che cerca di accendersi più spesso in attacco: suo il destro a giro che lambisce il palo regalando ai granata l’illusione di poter vincere. Autore di qualche passaggio fuori misura (come quello che porta al pari juventino), è costretto a cercare continuamente la posizione giusta senza trovare il colpo di genio risolutivo.
CASTAN: il più deludente dei granata. Inizio da brivido con due interventi fuori tempo sulla sinistra che lasciano campo libero a Mandzukic. Tra affanni e lisci assortiti, va in difficoltà tattica sui primi due gol e sprofonda sul terzo quando, insieme a Barreca e Boyé, forma la “banda del buco” su Dybala che fa quel che vuole in quella zona di campo.
dopo questo derby sono sempre piĂą convinto che questo TORO sia forte
Valdifiori sta diventando sempre piĂą importante nell’economia del gioco del Toro. E’ l’uomo che regge gli equilibri. E’ il ns metronomo di centrocampo. E’ soprattutto grazie a lui che Liajic può svariare per tutto il campo.
Sta giocando sempre meglio. Nel derby uno dei migliori. Dai Mirko!
Felice che Valdifiori sia diventato così importante. Non è solo questione di lanci ma di tempi di gioco, di filtro, di presenza nelle trame. Meno felice del fatto che la squadra dipenda così tanto da lui. Nel derby tra i migliori in assoluto. In generale quasi sempre tra i piĂą… Leggi il resto »
Buono, non ottimo, esageruma nen!