Torna come ogni settimana l’appuntamento con il Borsino granata di Carlo Quaranta: ecco chi sale e chi scende dopo Crotone-Torino
Ci sono partite che servono per legittimare un’ambizione, quelle brutte, conquistate in modo sofferto, con tenacia e fortuna, contro squadre che si chiudono a riccio e non ti lasciano giocare. Praticamente come la vittoria che il Toro ha colto a Crotone che ha il sapore della pazienza, del giro palla di venturiana memoria e del coraggio e della pervicacia di Mihajlovic che le prova tutte, cambia uomini e moduli considerando solo un risultato come possibile: la vittoria. E che non si accontenta del raccolto ma guarda già oltre, senza concedersi un momento di riposo perché ha lo sguardo puntato su ciò che non ha funzionato anziché quello soddisfatto di chi si culla su una vittoria arrivata un po’ così.
Sì, perché allo “Scida” si è vinto e i tre punti sono linfa vitale per poter dare sostanza ai sogni europei ma bisogna fare tesoro degli errori per non ripeterli anche perché il Crotone può essere considerato un ottimo banco di prova per affrontare il Chievo, il prossimo avversario che al “Grande Torino” molto probabilmente imposterà una partita simile a quella dei pitagorici. Quindi sempre sulla corda, pressione a colazione e a cena (Cairo dixit). Ne sa qualcosa il Gallo Belotti, che forse era tornato con la pancia un po’ piena dalla Nazionale e che dopo un primo tempo definito “moscio” era stato spronato con energiche pacche sulle spalle dal suo allenatore utili a scrollarlo affinché potesse essere ancora una volta determinante con i suoi gol pesantissimi.
Dunque avanti così, con la consapevolezza che non sempre si può vincere e convincere, forse talvolta è il caso di non avere certezze ma semplicemente di provarle tutte per raggiungere l’obiettivo.
CHI SALE:
BELOTTI: rispetto al solito è poco reattivo, sonnacchioso, sembra spremuto dagli impegni ravvicinati. Ma negli ultimi dieci minuti riprende il suo magic moment siglando una doppietta che lo issa sul trono dei cannonieri del torneo e miglior italiano del 2016 con la bellezza di 21 gol. Dalla Nazionale al Toro canta sempre il Gallo.
LJAJIC: non è decisivo con i gol ma con le giocate: risolutiva quella del 79’ con la quale serve (in leggero ritardo) a Belotti l’assist vincente. Determinante poiché può sbloccare la partita con un colpo di classe in qualsiasi momento ed utilissimo perché svariando su tutto il fronte d’attacco può ricoprire diverse posizioni e far perdere riferimenti agli avversari.
HART: dimostra di esserci quando serve recuperando anche ai suoi errori in disimpegno e allungandosi ad impedire il gol con interventi straordinari come quello doppio nel finale su conclusioni ravvicinate di Falcinelli. Insomma, si guadagna la pagnotta.
BOYE’: col suo ingresso da attaccante esterno destro prende forma un modulo iper offensivo (4-2-3-1) che dà i suoi frutti. Il giovane argentino non sfonda a destra ma quando si accentra supera tre avversari al limite dell’area ed offre a Belotti il 2-0 su un piatto d’argento. Sempre utile.
ZAPPACOSTA: partita positiva per l’altro reduce dalla spedizione azzurra, soprattutto nel primo tempo in fase di spinta, meglio nella ripresa in quella difensiva. Il suo duello con De Silvestri è il più avvincente ed al momento l’ex orobico si è preso il posto di titolare.
STABILI:
CASTAN: autore di grandi interventi che ha la capacità di far sembrare facili. Impeccabile nella scelta dei tempi così come nel gioco aereo. Da rivedere un po’ nei rilanci ma partita dopo partita dimostra di poter tornare a livelli altissimi.
VALDIFIORI: il gioco dei granata è più macchinoso e compassato del solito e il metronomo ex Napoli non riesce a trovare varchi giusti per servire i compagni in verticale. Bene in pressing e in interdizione al limite della propria area.
BENASSI: in una partita difficile prova comunque l’inserimento negli spazi intasati da difensori calabresi, imbecca bene Zappacosta in area ma col passare del tempo non trova sbocchi e ha qualche passaggio a vuoto.
MORETTI: ritrova la posizione di terzino sinistro che ricopriva in gioventù, la gamba non è più quella di una volta e così fa valere più le sue doti difensive sebbene soffra un po’ la verve di Rosi, soprattutto all’inizio. Ma quando c’è da immolarsi per la causa lui c’è sempre.
OBI: ha il merito di entrare subito in partita e di essere in campo nei minuti favorevoli al Toro. Si disimpegna bene sulla trequarti e cerca pure la conclusione in porta ma non trova il tempo giusto.
MARTINEZ: Mihajlovic lo manda in campo dopo un’ora per cercare di cambiare le sorti del match sfruttando la sua velocità e l’entusiasmo susseguente la tripletta in patria. Ma si fa notare solo per l’ammonizione ed un offside.
BASELLI: a tratti si destreggia bene, si propone per ricevere i passaggi dei difensori per impostare il gioco ma nemmeno lui riesce ad accendere la luce al momento giusto. Non tutte le partite sono uguali e la crescita passa soprattutto da match come questi.
CHI SCENDE:
FALQUE: dopo pochi minuti prova il tiro a conclusione di una giocata delle sue accentrandosi da destra. Poi si spegne anche per un fastidio muscolare che lo condiziona nella corsa tanto che è costretto ad uscire ad inizio ripresa. Da valutare nei prossimi giorni.
ROSSETTINI: nell’ambito di una prestazione tutto sommato onesta, vanno sottolineati con la matita rossa almeno un paio di errori potenzialmente letali: un colpo di testa con il quale rischia l’autogol ed un intervento scomposto su Falcinelli con il quale rischia il penalty, entrambi a partita apertissima.