Ecco il bilancio finale della stagione del Torino: chi sale e chi scende dopo un’annata ancora una volta deludente, con i granata in lotta per la salvezza
Con l’ennesima prova deludente in casa contro il Benevento è andata in soffitta la seconda stagione consecutiva caratterizzata dal covid e da una salvezza ottenuta con fatica e per il rotto della cuffia. Anche quest’anno ci è voluto un cambio di guida tecnica in panchina per poter centrare l’obiettivo minimo dopo che i proclami estivi lasciavano presagire la scalata verso zone di classifica ben più nobili. Tuttavia, a conti fatti, si è dovuto nuovamente ricorrere ad un nome “granata” per placare una piazza agitata e Nicola ha condiviso con Longo non soltanto l’aver raddrizzato la rotta e condotto in porto la derelitta barca granata ma anche il benservito a obiettivo raggiunto con una rosa – Mandragora e Sanabria a parte – non costruita per lui.
Una rosa per larga parte dal rendimento deludente, sia tra coloro che provenivano dalla passata stagione fallimentare sia tra i nuovi innesti, che è riuscita a eguagliare record negativi (su tutti un umiliante 0-7 interno) stabiliti dalla precedente o a fare persino peggio. Tra questi spiccano le 69 reti subite (già 68 un anno fa) che non fanno che confermare le enormi crepe difensive, il record negativo di vittorie complessive (appena 7) e quello relativo alle vittorie in casa (solo 3!) per tacere dei punti persi in rimonta e del fatto che nella stagione appena conclusa i granata hanno dimostrato di meritare la posizione di classifica occupata come testimonia il fatto di non essere mai riusciti a vincere contro una delle tre neopromosse (nemmeno nell’ultima inutile partita contro i sanniti) racimolando appena 4 punti, frutto di 2 sconfitte e 4 pareggi.
Alle difficoltà congenite palesate da questa squadra un anno fa si è voluto persino dare un ulteriore colpo di grazia con la scelta di un allenatore che nei metodi e nella filosofia di calcio ha scalfito le già poche certezze dei giocatori che avevano stentato nella stagione precedente senza rimediare con pedine essenziali per il gioco di Giampaolo il quale non ha potuto fare a meno di pagare con l’esonero dopo un girone deficitario e sfortunato (tante le rimonte e le reti decisive subite nei finali di gara). L’avvento di Nicola ha ridato alcune certezze – a partire dal modulo più adatto alle caratteristiche dei giocatori – e la necessaria convinzione che hanno fruttato un ritrovamento di orgoglio e i punti necessari per salvarsi faticosamente.
Ora una nuova rivoluzione con il progetto – Juric che potrebbe essere un’ipotesi suggestiva per accarezzare l’idea di bel gioco e risultati sull’esempio dell’Atalanta di Gasperini (di cui Juric è considerato un discepolo). Ma è evidente che poter aspirare a qualcosa del genere non ci si può improvvisare né basta un allenatore poiché senza tutto il contorno sarebbe messo nelle stesse condizioni di Giampaolo e subirebbe inevitabilmente la stessa sorte.
Per poter cercare di imitare il modello virtuoso dei bergamaschi o anche per poter semplicemente quantomeno rivivere le soddisfazioni di qualche anno fa quando, con Ventura e Petrachi, si era dato vita ad un processo virtuoso poi naufragato, occorrerebbe affiancare alla visione ambiziosa anche le gambe su cui camminare, a partire dai ruoli di responsabilità organizzativa, dal direttore sportivo e tecnico, dagli osservatori, dalla struttura societaria nel suo complesso e dalla medesima filosofia di calcio a partire dai settori giovanili. Oltre che, naturalmente, dai calciatori adatti a sviluppare concretamente certe idee.
Torino, chi sale
MANDRAGORA acquisto azzeccato del mercato di gennaio, voluto da Nicola che lo aveva allenato in passato nel Crotone e nell’Udinese, ha dato una svolta al centrocampo ed al gioco granata inserendosi sin dalle prime partite ed essendo decisivo nella conquista della salvezza. Reduce da un lungo e delicato infortunio ai legamenti del ginocchio, ha giocato sin da subito con disinvoltura collocandosi in cabina di regia, nel ruolo chiave del centrocampo granata orfano da tempo di un calciatore con le sue caratteristiche. Bravo in interdizione e nel recupero, lucido nei passaggi e nelle verticalizzazioni, con capacità di inserirsi ed andare al tiro o a fornire assist alzando il baricentro dell’azione, ha realizzato tre gol decisivi propiziandone altri. Ha anche ritrovato la convocazione in Nazionale e il suo prestito scade fra un anno.
IZZO dopo aver disputato ormai la terza stagione ed aver superato il tetto delle 100 presenze in maglia granata, il difensore campano può dirsi ormai un veterano tanto più che dopo questa stagione le sue probabilità di permanenza sembrano molto alte. In questa stagione ha attraversato dei periodi di difficoltà iniziali (dovuti anche al modulo di gioco di Giampaolo) ma nonostante alcuni guai fisici, è poi venuto fuori alla grande nella seconda parte di stagione risultando decisivo, con i suoi interventi difensivi e la sua ritrovata grinta, per la salvezza del Torino.
BREMER il difensore brasiliano, a dispetto di un’annata disastrosa della squadra ed in particolare della difesa, è stato complessivamente uno dei pochi a salvarsi con delle prestazioni convincenti ed una continuità di rendimento testimoniata dal fatto di essere stato il difensore più impiegato nel corso della stagione ricoprendo peraltro tutti i ruoli difensivi possibili. Non sono mancate le ingenuità ma maggiore è stato il numero dei recuperi e la sua importanza anche in area avversaria: 5 gol realizzati per un difensore sono un ottimo bottino (il migliore della sua carriera), tanto più se decisivi.
BUONGIORNO è andata persino meglio delle più rosee aspettative la personale annata del giovane difensore reduce dalla trafila nel settore giovanile: nonostante la concorrenza agguerrita e più esperta, è riuscito a ottenere ben 12 gettoni di presenza in serie A la maggior parte dei quali contro avversari di nobile lignaggio dimostrando di saper ripagare la responsabilità affidatagli dall’allenatore e di cavarsela spesso egregiamente. Buone qualità in anticipo, in chiusura e per senso della posizione possono spianargli la strada per un futuro sempre più importante. Un profilo su cui investire.
ANSALDI immarcescibile. Nonostante gli anni, gli infortuni, la concorrenza, i vari allenatori succedutisi, rappresenta l’anello di congiunzione del Torino degli ultimi anni tra difesa, centrocampo ed attacco dove con i suoi sei assist (alcuni pesanti nel finale di campionato) ed un gol è risultato spesso determinante. La sua qualità con entrambi i piedi e le sue capacità nel riuscire a saltare l’uomo e a spaccare le partite con le sue giocate gli sono valse il rinnovo di contratto non solo per il numero di presenze e minuti raggiunti ma proprio per la sua esperienza, le qualità tecniche e anche morali all’interno del gruppo.
SANABRIA è arrivato anche lui su suggerimento di Nicola nel corso del marcato invernale ma l’inizio e la fine della sua avventura granata non sono certo state memorabili: a febbraio ha dovuto fare i conti col covid che gli ha impedito di scendere in campo fino ad inizio marzo quando andò subito in gol a Crotone mentre nel finale di stagione ha attraversato un periodo di scarsa vena sotto porta. Tuttavia cinque gol (tra cui soprattutto la doppietta nel derby) e due assist costituiscono un’importante apertura di credito in vista della prossima stagione.
Torino, stabili:
SINGO da sorpresa assoluta nello scorso campionato nel quale fece intravedere ottime doti a conferma in questo. Il terzino destro ivoriano ha avuto la fiducia della Società e nonostante l’acquisto di Vojvoda sembrava dovesse relegarlo ad un ruolo di comprimario, si è ben presto imposto trovando spazio tra i titolari con prestazioni superlative soprattutto in fase offensiva: un gol, tre assist e ben cinque pali colpiti testimoniano le sue qualità anche se nel corso della stagione è andato via via spegnendosi (soprattutto dopo il covid) e talvolta ha manifestato evidenti lacune in fase difensiva su cui deve lavorare.
SIRIGU un’altra annata balorda per il portiere granata che è stato ancor meno decisivo: sembrava una stagione irripetibile quella passata nel corso della quale aveva incassato 64 gol. Ed invece anche quest’anno 62 gol al passivo e la medesima onta di dover raccogliere sette palloni in fondo alla rete nella medesima gara. Non ha sfoderato più le parate miracolose e decisive degli anni passati ed anzi su qualche rete subita c’è stata anche qualche sua responsabilità. Di positivo il fatto che sia rimasto al Toro (sarà ancora così?), un finale di stagione in crescendo e la conferma in Nazionale con la partecipazione all’Europeo.
VOJVODA arrivato con buone credenziali dallo Standard Liegi e soffiato all’Atalanta nel mercato estivo, il kosovaro ha dimostrato nelle prime uscite di avere buona tecnica e piede caldo regalando buone discese ed assist decisivi. Poi qualche gara sottotono e l’esplosione di Singo lo hanno oscurato nella fase centrale della stagione, penalizzato anche dal modulo. Nonostante il suo ruolo naturale fosse quello di terzino nella difesa a quattro (o al limite di centrale destro nella difesa a tre) ha saputo ritagliarsi spazi importanti anche come esterno nella linea a cinque nel finale di stagione risultando anche decisivo con due gol per la salvezza granata. Buone chance di conferma.
ZAZA nella seconda parte di stagione e con l’avvento di Nicola ha avuto un sussulto d’orgoglio (e di prestazioni) risultando spesso decisivo a partire dalla doppietta di Benevento. Ha avuto più spazio a disposizione nonostante l’arrivo di Sanabria anche se non ha sfruttato bene il periodo in cui Belotti è rimasto ai box per il covid. Tuttavia è risultato comunque il secondo miglior marcatore con sei gol tutti decisivi per i risultati finali contribuendo così alla salvezza del Torino. Insomma, non ha fatto faville e non ha ancora ripagato la Società per l’oneroso acquisto di tre anni fa ma si può dire che si è quantomeno parzialmente riscattato.
BASELLI un’altra stagione difficile per il centrocampista ex Atalanta giunto ormai alla sesta in maglia granata. Ancora falcidiato dagli infortuni ha giocato appena 388’ distribuiti in 15 presenze contribuendo pochissimo alle sorti della squadra. Difficilmente giudicabile, dunque, il suo apporto per quanto comunque abbia continuato a far vedere di avere qualità e capacità sia di geometrie che di sacrificio. Ormai è un veterano all’interno dello spogliatoio, il suo contratto scadrà fra un anno, il problema resta la sua condizione fisica e ci sarà da vedere quanto il nuovo allenatore crederà in lui.
LUKIC a conti fatti la stagione 2020/21 del centrocampista serbo si è rivelata piuttosto simile a quella precedente: diversi ruoli ricoperti a centrocampo, un rendimento piuttosto altalenante e il solito gioco senza lampi se si eccettua un brillante inizio di stagione quando Giampaolo lo aveva impiegato nella posizione di trequartista con buoni risultati per qualche partita. Tuttavia nel prosieguo di campionato si è un po’ perso per strada fornendo prestazioni piuttosto anonime. Continuano ad intravedersi buone qualità ma il suo talento ancora non sboccia, il suo futuro al Torino, in attesa di verifiche, è in bilico.
BELOTTI non è stata la sua miglior annata ed ha terminato in calando, eppure con i suoi 13 gol, 7 assist e tanto lavoro in ogni zona del campo è stato ancora una volta decisivo per le sorti della squadra ed è fuor di dubbio che nessuno meglio di lui negli ultimi tempi abbia incarnato i valori granata. È difficile dire con esattezza quali siano state le cause della differenza di rendimento tra la prima e la seconda parte di stagione: il covid, il cambio di allenatore e l’aspetto psicologico possono essere tutte motivazioni valide ma sta di fatto che le sue cifre restano importanti e che da tempo immemore il centravanti del Torino non coincidesse con quello della Nazionale in una rassegna così importante come l’Europeo. In attesa che si definisca la situazione contrattuale e che si capisca se resterà ancora il capitano granata o cambierà aria i suoi numeri raccontano di 105 reti (ottavo miglior marcatore di sempre) in 228 presenze ma più delle statistiche, pur importanti, contano il modo, il cuore, l’impegno, la dedizione, il sacrificio e lo spirito con cui sono state raggiunte. E non c’è dubbio che ciò che è stato messo in campo dal Gallo rappresenti quanto di più vicino ci sia alle aspettative dei tifosi del Toro, dai vecchi ai bambini.
UJKANI ragazzo e professionista serio, per il secondo anno consecutivo si è calato nella parte con umiltà e sebbene anche in questa stagione abbia giocato solo una partita (l’ultima, più che dignitosa contro il Benevento), ha dimostrato attaccamento ai colori granata ed avrebbe meritato qualche chance in più. In scadenza di contratto, difficile che gli venga nuovamente rinnovato ma nel caso lascerà un buon ricordo per la sua disponibilità, anche con i tifosi.
RINCON specchio delle contraddizioni di stagione, “sacrificato” a svolgere un ruolo non suo poiché individuato come potenziale playmaker a causa dei mancati arrivi nella sessione estiva di mercato di interpreti reali. Nelle vesti di “equivoco tattico” ha disputato con Giampaolo una prima parte di stagione cercando di fare il possibile nonostante non disponesse di piedi sopraffini per svolgere le mansioni di regista. Ciononostante è stato un vero e proprio stakanovista con ben 39 presenze in 41 partite ufficiali ed il suo contributo è migliorato nelle vesti di mezzala, con Nicola. Dopo quattro stagioni non ha entusiasmato ma Juric lo conosce bene e potrebbe ancora rimanere.
MILINKOVIC-SAVIC non ha saputo approfittare della stagione non esaltante di Sirigu sebbene Giampaolo lo avesse promosso titolare – oltre che in coppa Italia – in due partite nel mese di dicembre. Qualche buon intervento, anche coi piedi, ma non garantisce la dovuta affidabilità e sicurezza. Come già osservato nelle stagioni precedenti è spesso goffo negli interventi e subisce gol discutibili tipo quello di Barrow nella partita contro il Bologna. Ha ancora un anno di contratto e sembra che possa rimanere ma affidargli il ruolo di titolare sarebbe un grosso azzardo.
Torino, chi scende
BONAZZOLI troppa concorrenza per l’attaccante giunto anch’egli dalla Sampdoria nelle ultime ore di mercato estivo: chiuso dai vari Verdi, Zaza, Belotti, Sanabria ha giocato poco non riuscendo a mettersi in mostra particolarmente se non nella partita dell’epica rimonta contro l’Atalanta nella quale mise a segno con un bel colpo di testa in torsione il gol del 3-3 dopo appena 8’ dal suo ingresso in campo. A parte quest’exploit ha realizzato solo un altro gol in coppa Italia giocando 892’ in totale con la maglia granata che non indosserà più nella prossima stagione.
GOJAK difficilmente verrà esercitato il diritto di riscatto per il nazionale bosniaco giunto nelle ultime ore del mercato “estivo”. Arrivato troppo tardi (e con l’illusione che potesse rappresentare il trequartista mancante) ha faticato ad inserirsi negli schemi di Giampaolo ed a trovare posto tra i titolari. Indubbiamente ha delle qualità ma non ha avuto il tempo di ambientarsi tanto più in una situazione già oggettivamente difficile. Qualche sprazzo, un assist ed un gol contro il Parma ed un totale di 17 presenze e 686’ tra campionato e coppa Italia.
LINETTY anche il polacco fa parte della colonia dei giocatori portati in dote da Giampaolo in estate, anzi l’ex Samp nelle aspettative rappresentava il prezzo pregiato in grado di cambiare le sorti di un centrocampo storicamente in affanno. Tuttavia dopo un buon avvio, alcune discrete prestazioni ed un gol al Sassuolo, i risultati sono stati deludenti e l’involuzione già in atto col suo mentore si è acuita con l’avvento di Nicola al punto da essere relegato ai margini restando spesso in panchina e non dando alcun contributo utile nei minuti a disposizione. Ora per lui c’è la finestra dell’Europeo, poi occorrerà un’attenta valutazione anche se ha un contratto per altri tre anni.
MURRU giunto in extremis in prestito nella sessione estiva di mercato, voluto da Giampaolo che lo conosceva dai tempi della Sampdoria e per far fronte ad un’emergenza sulla corsia sinistra in avvio di campionato visti i forfait di Ansaldi e Rodriguez, il terzino ha racimolato 17 presenze tra campionato e coppa Italia senza convincere appieno. Talvolta un po’ insicuro in fase di copertura e timido negli affondi, non ha regalato certezze nelle circostanze nelle quali è stato chiamato in causa sebbene abbia anche fatto vedere in qualche occasione di disporre di buoni piedi e saper verticalizzare regalando assist interessanti.
RODRIGUEZ giunto in granata con la benedizione dell’allenatore Giampaolo che lo conosceva per averlo allenato nel Milan, lo svizzero è stato impiegato in diverse posizioni sulla sinistra dello schieramento granata: da centrale a terzino sinistro finanche a esterno di centrocampo. Ci si aspettava certamente un contributo migliore da parte sua e, pur tenendo conto della stagione negativa di tutta la squadra, dei frequenti cambi di ruolo e della sfortuna sui calci piazzati (un paio di sue punizioni sono terminate sui pali), non si può certo dire che lo svizzero sia stato un fulmine di guerra in proiezione offensiva o sempre concentrato e reattivo dietro. Ora è impegnato agli Europei ma è difficile che resti.
VERDI un’altra stagione al di sotto delle aspettative per il giocatore più pagato della storia granata che ha avuto due anni e quattro allenatori diversi per dimostrare le sue qualità ma che solo nell’ultima parte di questa stagione con Nicola è sembrato aver trovato una posizione dove poter incidere, quella di mezzala. Tutto sommato però non ha avuto costanza di rendimento e raramente è stato decisivo: un solo gol in campionato (due in coppa Italia) e cinque assist ai quali vanno aggiunti alcuni precisi calci da fermo con i quali ha imbeccato i propri compagni. Nonostante i diversi cambiamenti, resta un giocatore più adatto allo schema che prevede due esterni d’attacco (il 4-3-3 con cui esplose a Bologna) e spetterà a Juric ora capire se potrebbe fare al caso suo.
LYANCO dopo un discreto inizio con Giampaolo in panchina e diverse partite da titolare, il rendimento e l’impiego del difensore brasiliano hanno conosciuto un lento ed inesorabile declino e con Nicola le sue chances sono notevolmente calate ed anzi nelle rare volte nelle quali è stato impiegato (vedi Milan) i risultati sono stati disastrosi. Pertanto, se ci fossero potute essere delle possibilità per raccogliere il testimone lasciato da N’Koulou a fine stagione per guidare la retroguardia granata in futuro non si può certo dire che se le sia giocate nel migliore dei modi ed a questo punto sembra difficile una sua conferma.
N’KOULOU alla netta involuzione della squadra precipitata da posizioni di classifica da Europa League a quelle di salvezza risicata è coincisa quella del difensore camerunense, brillante nelle sue due prime stagioni, deludente e talvolta irritante nella sua seconda metà di permanenza all’ombra della Mole. Già da inizio stagione non è stato più al centro del progetto – Giampaolo tanto che complessivamente quest’anno ha collezionato solo 18 presenze con rendimento altalenante. La partita – salvezza contro la Lazio ha posto fine ad una lunga agonia durata per due stagioni e terminata con la scadenza naturale del contratto e l’addio a parametro zero.
*AINA, DAMASCAN, DJIDJI, EDERA, FALQUE, MEITE’, MILLICO, SEGRE sono giocatori di proprietà che non trovando spazio nel Torino, sono stati ceduti in prestito ed ora sono tutti di rientro dopo aver deluso, a causa di infortuni, difficoltà di adattamento o per motivazioni tecniche varie, anche nelle squadre alle quali sono stati temporaneamente ceduti. Ad oggi nessuno tra questi sembra possa rientrare nel nuovo progetto – Juric e la Società si pone il problema di trovar loro nuove collocazioni in modo adeguato. Anche questo rappresenta un banco di prova per il DS Vagnati che deve assolutamente dimostrare di saper fare meglio dell’anno scorso.
Il prossimo sarà l’anno del riscatto, ne sono sicuro, un bel 12° posto nn c’è lo leva nassuno.
cairesefc GAME OVER, CAIRO VATTENE.
cairesefc GAME OVER, CAIRO VATTENE.?
ah beh, se si spera che cairo si scansi mettendo le solite litanie sui social
però poi non diciamo che ci abbiamo provato. O che abbiamo fatto qualcosa per!
Ho come la vaga sensazione che non c’è due senza tre
Disamina che in larga parte condivido.Molti dovrebbero essere ceduti ma tutto dipenderà dalla pretese di Cairo.In caso contrario difficile pensare a nuovi innesti.A mio parere avrei tenuto Bonazzoli forse un Belotti bis e dei rientri direi Aina e Meitè che con Juric potrebbero….SFT