Intervista a Gunter Thiebaut, uno dei massimi procuratori dell’area belga: “L’anno scorso Ndidi fu eccellente. Serie A? C’è il gap con Bundes e Premier League”

Signor Thiebaut, da esperto agente di giocatori, si sarà certamente fatto un’idea su Onyinye Ndidi. Può descriverne le caratteristiche?

Si tratta di un calciatore fisico, venuto fuori molto bene quest’anno. Ha giocato sempre, tutte le partite, e tenendo un altissimo livello. È sicuramente uno dei mediani del momento, in Belgio, e non a caso ho letto di molti club interessati a lui. Ma non penso che sia semplice riuscire a prenderlo: ha rinnovato quest’anno fino al 2020, ha quindi altre quattro stagioni davanti a sé con la maglia del Genk e la sua valutazione attualmente non può essere inferiore ai 5 milioni.

In Italia, però, c’è chi ci prova. L’ha sondato la Fiorentina, c’è anche il Toro. Pensa che sia già pronto per un trasferimento?

Premesso, non sono il suo agente e parlo solo da osservatore esterno. Quello italiano è un campionato molto diverso dal belga, vi racconto questo episodio. Lo scorso anno, un mio assistito, Thomas Foket, che giocava nell’KAA Gent, era stato seguito dalla Fiorentina. Lo osservarono molto, ma poi la valutazione fu che forse era troppo presto per venire in Serie A: a gennaio lo volle anche il Galatasaray. Insomma, venire in Italia è sempre un bel salto. Forse, per Ndidi, andare subito in una squadra che ambisce per lo scudetto è troppo: ma in una squadra che ha ambizioni come il Toro, da primi dieci posti, ci potrebbe anche stare.

Da come parla, sembra conoscere bene il campionato italiano: ha qualche affare in dirittura d’arrivo?

Ho avuto molto a che fare soprattutto con l’Inter. Grazie anche alle collaborazioni con qualche agente italiano, ho portato tre miei giocatori in nerazzurro: Senna Miangue, Zinho Vanheusden e Xian Emmers, tre giovani prospetti che possono crescere con calma. Conosco molto bene Valentino Angeloni (che fu capo osservatori nel Torino quando Stefano Antonelli era direttore generale della squadra, ndr). Il Toro? Per ora non ho avuto contatti con la dirigenza granata, ma magari in futuro avremo modo di incontrarci.

D’altra parte, c’è chi pensa che il campionato belga sia in netta crescita.

Sì, si sta evolvendo molto. Ci sono molte squadre competitive, che giocano le competizioni europei. E poi si vedono molti giocatori andare a finire nelle squadre più importanti del mondo. È un mercato interessante, il nostro, e ha costi ancora abbastanza contenuti. Un giovane di 21 anni che gioca in Belgio, magari già con qualche esperienza internazionale, può arrivare a costare un terzo rispetto a un coetaneo che si trova in Bundesliga o Premier League. Molti osservatori, da tutta Europa, vengono qui per osservare e scovare nuovi possibili talenti.

Tra cui, appunto, figura anche Ndidi. Ma il campionato italiano resta una meta ambita?

Io credo che Germania e Inghilterra siano in cima alle preferenze. La Bundesliga, anzi, migliora anno dopo anno. L’Italia non è più al top, o comunque non è al livello di quelle altre due realtà, ma resta comunque un obiettivo per molti giocatori. La distanza tra Serie A e le massime competizioni inglese e tedesca è abbastanza forte, ma resta un campionato molto tattico, interessante da studiare. Per esempio: si segna molto poco, mentre gli altri due campionati sono più spettacolari. Filosofie di calcio diverse, senza dubbio. Ma tutte molto interessanti.