Esclusiva / L’ex tecnico della Primavera saluta l’esordio dei suoi due pupilli: “Sapevo che ce l’avrebbero fatta. Questo Toro può andare in Europa”

Moreno Longo, alla fine il Toro ce l’ha fatta: due ex Primavera sono stabilmente in rosa e vengono anche impiegati. Se lo aspettava?
Sì, ero convinto che Barreca e Aramu avrebbero esordito nel giro di poco, l’ho detto anche in passato: sono ragazzi di qualità che avevano bisogno di essere lanciati e di qualcuno che desse loro fiducia. Con l’arrivo di Mihajlovic c’è stata un’inversione di tendenza forte, ed è arrivata l’opportunità. Penso lo abbiano ripagato, per il momento, con ottime risposte: sono forti e hanno qualità, dovranno dimostrare di poter continuare con questi presupposti e con questa fame. La vera difficoltà risiede infatti nella continuità, ma hanno tutto il potenziale per affermarsi.

I tifosi sono rimasti particolarmente colpiti dall’impatto che Barreca ha avuto con la categoria: grinta e numeri da veterano.
Io sono sempre stato un suo grande estimatore, il presidente Cairo lo sa bene, perché anche in passato mi sono espresso ed esposto più volte nei suoi confronti. Secondo me Antonio ha tutte le carte in regola per diventare uno dei più bravi d’Italia, come ha detto anche Mihajlovic: in fase di spinta è un giocatore con caratteristiche incredibili, sia in progressione, sia per quanto riguarda il piede; in difesa sta dimostrando di migliorare giorno dopo giorno. Ha disputato gare molto attente e precise in fase difensiva, che fanno denotare che con il lavoro, se continuerà così, avrà davanti a sé un futuro roseo.

Da chi li conosce bene, ha qualche consiglio da dare al terzino e all’attaccante?
Barreca deve continuare a crescere nelle due fasi, questo deve essere il suo obiettivo. Ma si vede che ci sta lavorando: migliora, come dicevo, partita dopo partita e mi sembra che lui stesso abbia avuto la percezione di dover lavorare su questo punto. Ad Aramu direi invece di dedicarsi alla continuità sulla singola partita: ancora viaggia a fasi alterne, deve cercare di essere più presente nel gioco durante tutte le fasi della gara. Ogni tanto vive ancora di sprazzi o giocate estemporanee.

Ha avuto modo di sentire i due giocatori, dopo l’esordio?
Comunichiamo spesso, abbiamo mantenuto i contatti. Ho mandato loro i miei complimenti, perché vederli esordire è stata un’emozione grande: li ho avuti per tre anni e so che per loro giocare con i grandi in maglia granata era un sogno. Vederlo realizzato è stato un motivo di grande gioia per me.

Tra i più grandi, ora, c’è anche Moreno Longo con la Pro Vercelli. Come ha vissuto il passaggio di categoria?
Per adesso molto bene: sono decisamente contento dell’esperienza qui e in un campionato molto difficile come la Serie B. Mi è stata data un’incredibile opportunità di crescita, perché se si vuole provare a fare l’allenatore a certi livelli bisogna passare da questo tipo di esperienze e fare la gavetta. Mi sto cimentando in una palestra molto formativa, dopo quasi tre mesi mi sento sicuramente arricchito, pur sapendo di essere solo all’inizio. Voglio crescere ancora, perché so in cosa posso e devo migliorare.

La dimostrazione che il salto di categoria può pesare arriva, secondo lei, da Zaccagno? È un giocatore che ha fortemente voluto, ma che ancora sta facendo panchina.
Il salto tra Primavera e calcio professionistico vero e proprio è sempre notevole. Sapevamo di prendere un ottimo portiere, che deve però sfruttare l’opportunità di questi mesi per assorbire quella che è la categoria. Lui qui ci ha già fatto capire di poter giocare tranquillamente, ma questo suo inizio da dodicesimo è un percorso che deve permettergli di comprendere al meglio le dinamiche di un campionato complicato come la B, dove le partite si affrontano con mentalità differente rispetto a quelle della Primavera. Questi mesi gli faranno bene: quando sarà chiamato in causa, e lo sarà sicuramente, potrà dire la sua.

Tornando al Toro, c’è un giocatore che l’ha colpita particolarmente?
Al di là dei giovani che ho allenato io, sono rimasto davvero impressionato da Boyè. Non lo conoscevo, e ho potuto apprezzare un calciatore dalle qualità tecniche notevoli, che abbina tanta fisicità e una cattiveria agonistica di alto livello. Penso che debba migliorare nel gioco con i compagni: quando riuscirà a inserire anche questa tessera del mosaico, diventerà un’altra grandissima risorsa per il Toro, ne sono sicuro.

Toro che, secondo lei, può puntare all’Europa?
Sì, possiamo farcela. Io voglio fare i complimenti a tutta la società, da Cairo fino a Mihajlovic, per quello che stanno facendo: perché vedere oggi la squadra è puro divertimento. Per chi come me è anche tifoso (ho visto praticamente tutte le gare), lo è ancora di più: è un Toro gagliardo, che ha coraggio. Se mantiene tutti questi presupposti, la strada per l’Europa non gli sarà affatto preclusa. Anche perché il lavoro che c’è alle spalle è davvero notevole.

Allude al settore giovanile?
Proprio così: continuo a seguirlo con grande affetto, perché ha fatto parte di me sia da giocatore, sia da allenatore. Non smetterò mai di interessarmene, devo fare i miei complimenti a Bava, Benedetti e anche Comi per quello che hanno saputo fare e per la continuità di risultati che stanno ottenendo anche ora. Ci sono i presupposti per una grande stagione, e non parlo solo di Primavera: Coppitelli è un ottimo tecnico, e sta facendo risultati come gli altri nuovi allenatori, cioè Sesia e Nordi. Se li aggiungiamo all’interno di un parco allenatori che comprende anche Menghini, Fioratti e Fogli, che ormai sono delle garanzie per il settore giovanile, capiamo subito che si potranno ottenere grandi cose. Il gruppo di lavoro è solido e compatto, voglio davvero augurare un enorme in bocca al lupo. Come a tutto il Toro, del resto. Io ci credo molto.