Niente pista atletica, ottima visibilità e tribune attaccate al campo come nel modello inglese: il Luigi Ferraris di Genova, che lunedì ospiterà il Torino, sembrerebbe essere una delle poche perle in mezzo ad una serie di impianti obsoleti e per nulla funzionali, quali sono la maggior parte degli stadi in cui giocano le squadra di serie A e B italiane.
Eppure, al Ferraris, sembrerebbero mancare diversi requisti per superare l’esame Uefa, tanto che in caso di qualificazione ad una competizione europea, Sampdoria e Genoa (ammesso che quest’ultima riesca ad ottenere la licenza) potrebbero essere costrette a cercare un altro impianto dove poter disputare le proprie partite casalinghe. La pioggia caduta su Genova lo scorso febbraio, in occasione del derby di ritorno, aveva dimostrato come “Marassi” avesse un problema con l’impianto di drenaggio dell’acqua, tanto che la stracittadina venne rinviata. Inoltre non è stata ancora risolta la questione degli spazi troppi interni ed esterni dell’impianto troppo stretti per accedere ai mezzi di lavoro che aveva portato anche la Figc, nel 2009, a escludere quello di Genova dall’elenco di stadi da presentare nella richiesta di candidatura per ospitare Euro 2016.
Problemi, non ancora risolti, che macchiano la storia di uno degli stadi più antichi d’Italia (il Ferraris è stato costruito nel 1911) in cui si sono scritte pagine importanti del nostro calcio, si sono vinti scudetti e giocate partite di ben due Mondiali (Italia ’34 e Italia ’90). Quello di “Marassi” è anche un impianto strettamente legato ai colori granata: è su quel terreno di gioco che, nel febbraio del ’49, il Grande Torino vestì per la penultima volta la maglia Azzurra della Nazionale, vincendo 4-1 in amichevole con il Portogallo (gol di Menti, Carapellese, Mazzola e Maroso). Al termine della partita i due capitani, Mazzola e Ferreira, iniziarono a discutere dell’amichevole del 3 maggio a Lisbona tra Benfica e Torino. Quella che sarà l’ultimo match degli Invincibili.