Ora anche la matematica dice che non c’è più modo di recuperare. Peccato che a segnare la fine di una rincorsa quasi impossibile – visti i risultati delle ultime settimane – sia stata una partita come quella di San Siro. Al cospetto di un Milan che ha ormai poco da chiedere a questo campionato, il Toro dà l’impressione di essere già con la testa oltre e si scioglie come neve al sole. Fa rinascere El Shaarawy e mostra il fianco ad una squadra che nelle ultime settimane ha preso più fischi che applausi.
Come già accaduto a Marassi contro il Genoa, in un finale di partita in cui Glik e compagni avevano completamente mollato psicologicamente la presa, è bastato il rosso a Molinaro (che ha ristabilito la parità numerica e non di certo lasciato i granata in inferiorità) e il successivo 2-0 firmato da Pazzini a far sì che il Toro smettesse di credere di poter centrare una piccola impresa. Sì, un’altra impresa, perché se il pareggio in extremis della Sampdoria ad Empoli aveva raffreddato l’entusiasmo dei tifosi granata e forse anche quello dei giocatori in campo, non aveva di certo tolto la possibilità di battere un’altra big, dopo Inter (proprio a San Siro) e Napoli. Dal gol di Eto’o il pomeriggio del Toro è cambiato irrimediabilmente e la consapevolezza di aver poco da chiedere al campionato, oltre al fatto che al Meazza la squadra fosse ridotta ai minimi termini, ha portato in dote una brutta figura. Qualche rimpianto, visto quello che la stagione aveva regalato: non sarà la migliore di Ventura in A con il Toro, in termini di punti, visto che il record resterà quello dei 57 di un anno fa (i granata potranno al massimo arrivare a 54 domenica contro il Cesena).
Il Toro che aveva centrato la vittoria nel derby dopo vent’anni ed espugnato Bilbao ha mancato il colpo che avrebbe reso questa annata da incorniciare. Una rosa numericamente non all’altezza di una stagione tanto logorante: il pensiero corre allo scorso gennaio, inevitabilmente, e a quella valanga di “se” e di “ma” che contribuiscono ad aumentare lo sconforto. Il Toro potrà sempre riprovarci il prossimo anno, è vero, ma quali contraccolpi avrà la mancata qualificazione in termini di mercato, specialmente in uscita? Basterà rendersi conto dell’azzardo di lasciare Torino nel momento sbagliato per evitare la fuga dei novelli Cerci e Immobile?