Il mercato del Torino, attualmente, è un gioco di incastri. La cessione di Glik (al Monaco? Si tratta a oltranza) permetterà a Cairo di affondare il colpo per Ljajic e Iago Falque, due giocatori che i granata seguono insistentemente dalla Roma. Per dei soldi che entrano, altrettanti ne escono: e permetteranno al Toro di reinvestire dalle ricche plusvalenze di questi anni, per costruire una squadra il più possibile competitiva per arrivare in Europa League. Ma torniamo gli incastri, perché sulla fascia destra il puzzle è davvero molto complesso.

 

È, infatti, tutto un gioco di “aspetto che succeda questo o quello“, per poter vedere dei movimenti sì in entrata, ma soprattutto in uscita. L’agente di Peres, ad esempio, è al lavoro: da settimane il brasiliano è tra i maggiori indiziati a essere ceduti, ma le richieste del club sono di almeno 20 milioni di euro. Non poca cosa, insomma: lo sa Cairo, lo sanno i procuratori (c’è l’ombra di Alessandro Moggi alle spalle del terzino), lo sanno le eventuali interessate, tra cui il Wolfsburg, che, insieme con la Roma, è tra le squadre che più caldeggerebbero l’arrivo del giocatore. Se Peres dovesse restare, Zappacosta chiederà definitivamente di essere ceduto a quel Sassuolo che costantemente lo contatta, per riuscire a portarlo alla corte di Di Francesco, offrendogli la titolarità al posto dell’uscente Vrsaljko e, soprattutto, la possibilità di giocare in Europa.

 

Ma se né Peres, né Zappacosta (o anche soltanto uno dei due) dovessero partire, allora in casa granata non si potrà concretizzare l’arrivo di De Silvestri, un uomo sul quale Mihajlovic fa totale affidamento e che vorrebbe poter allenare in questa sua nuova esperienza torinese. Insomma, due cessioni, per poter prendere un potenziale titolare, al quale seguirà una nuova riserva: un giovane italiano, o un giocatore prelevato dall’estero, a basso costo, su cui scommettere senza però troppe pressioni. Un domino non da poco, che potrebbe realizzarsi, ma che per ora resta bloccato. Tanti sono gli ostacoli, di natura economica ma non solo. Per esempio, da convincere c’è anche Cairo a proposito di Zappacosta stesso, il quale non è ancora convinto di poter avere davvero una possibilità in granata ma sul quale il Torino, soltanto lo scorso anno, aveva investito parecchio. Ci sono dei punti interrogativi che dovranno, nelle prossime settimane, trovare una risposta. È il Torino a muovere le sue carte, in gran parte. Il resto verrà di conseguenza.

 


Toro: Ljajic è più vicino, ma resta da sciogliere il nodo ingaggio

La rassegna stampa del 22 giugno 2016