Tre vittorie di fila in un momento in cui i punti pesano meno: certo, l’impresa del Toro resta, perché nemmeno nel periodo migliore della stagione questa squadra era riuscita a portare a casa un tris di successi consecutivi. Decimo posto in solitaria, almeno fino alla gara dell’Empoli di oggi e numeri che più in generale indicano che il Toro sembra essere allergico alle pressioni. É il punto da cui deve partire la costruzione del gruppo che affronterà il prossimo campionato: al di là dei singoli, di quello che sarà lo zoccolo duro attorno al quale inserire i nuovi, il processo di crescita (senza voler qui abusare del termine venturiano) deve ora arrivare al punto di svolta. 

 

Quando non ha niente da perdere, quando è sereno, quando riesce ad ingranare questo Toro diventa addirittura cinico e spietato: come ieri. L’esame di maturità, però, ha visto i granata rimandati (al prossimo anno), perché incapaci di reggere le normali pressioni che in un campionato sono impossibili da evitare. Non è questione di anagrafe e quindi di inesperienza, a quanto pare: perché a scandagliare nomi e presenze, la maggior parte dei granata scesi in campo nel corso della stagione conoscono la serie A come le loro tasche. 

 

Tre vittorie consecutive non possono essere una casualità, solo la dimostrazione che le vere problematiche di questo Torino non sono da ricercarsi in un organico spesso in emergenza (anche ieri, tra centrocampo ed attacco, le assenze non erano di poco conto) piuttosto nella testa di ciascuno dei giocatori. “Abbiamo mollato”, confessava ieri Martinez riferendosi al periodo nero della stagione granata: eppure, a contare i punti lasciati per strada, quello sarebbe stato il momento giusto per tirare fuori grinta e carattere, per diventare la squadra matura che deve smettere una volta per tutta di “fare pratica” e diventare grande senza voltarsi più indietro.  

 

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