Stop di petto, ma anche un po’ di braccio, al limite dell’area di rigore, aggiramento del difensore e conclusione precisa tra palo e portiere. Il tutto sotto la Maratona. Così Andrea Belotti ha alzato per la prima volta la sua cresta con la maglia granata addosso. Era il 28 novembre dell’anno scorso e l’avversario era il Bologna, lo stesso che il Torino affronterà sabato pomeriggio.
Prima della partita di un girone fa contro i rossoblù di Donadoni c’era tanta attesa per quel primo gol di Belotti con la maglia del Toro che non arrivava. Un po’ per la bravura dei portieri avversari, un po’ per l’imprecisione sua e un po’ per la sfortuna, il Gallo nelle prime tredici giornate di campionato non era mai riuscito a far esultare i suoi tifosi. “Amauri all’intervallo, nello spogliatoio, mi aveva detto che se avessi ricevuto un pallone al limite dell’area avrei dovuto provare a stopparlo e girarmi subito per calciare verso la porta. Così ho fatto e ho segnato” aveva poi rivelato l’attaccante a fine partita tra un sorriso e l’altro per il gol e per la vittoria della sua squadra.
Il Belotti che all’andata si apprestava a scendere in campo contro il Bologna era quindi un giocatore che aveva ancora da dimostrare, con i gol, che quegli otto milioni versati nelle casse del Palermo da Cairo erano stati ben spesi. In quella prima parte di campionato il numero 9 aveva sì giocato bene, si era sacrificato, aveva dimostrato tutta la propria generosità ma, per un attaccante, è fondamentale anche segnare.
Il Belotti che ora si appresta invece a scendere in campo contro il Bologna è un giocatore completamente differente, che soprattutto ha dimostrato di sapere far gol e portare punti alla causa granata. Da quel 28 novembre i tifosi granata hanno visto per altre otto volte alzarsi al cielo la cresta del Gallo: due volte con Frosinone e Sampdoria, una volta contro Sassuolo, Lazio, Juventus e Inter. Tra un gol e un pallone rubato ad un avversario nella metà campo difensiva Belotti è anche riuscito ad entrare nei cuori dei tifosi che ora non hanno più dubbi: sì, quegli otto milioni sono stati spesi davvero bene.