Il Toro, questo Toro, è così: capace di farsi del male da solo, di sovvertire i pronostici, di attraversare lunghi periodi di digiuno risvegliandosi nel momento in cui meno te lo aspetti. Come a San Siro, nella prima domenica senza Immobile, con Acquah in infermeria e i rispolverati Bovo e Jansson in una quasi inedita difesa con Moretti. E aumentano, eccome se aumentano, gli interrogativi su quello che questa stagione avrebbe potuto regalare. Ma c’era da aspettarsi un colpo di coda così nella più strana stagione venturiana.
I tre punti contro l’Inter rigenerano non solo la squadra ma anche il tecnico granata: confermato e riconfermato di settimana in settimana, sì, ma costretto anche a convivere con le voci di mercato e il toto-successori. Nonostante una salvezza che sembrava in bilico (e con la vittoria di ieri il percorso verso la matematica conferma della Serie A sembra quasi compiuto) il presidente Cairo aveva sottolineato l’intenzione di tenersi stretto il suo allenatore anche pochi minuti prima del fischio d’inizio della sfida del Meazza. “L’ho già detto e lo ripeterò: la volontà è quella di continuare con Ventura, altrimenti non gli avrei prolungato il contratto di due anni”.
Una piccola rivincita per l’allenatore, dopo settimane segnate da una crisi che aveva fatto scivolare il Toro nelle zone pericolanti della classifica, creando anche – più che per i risultati per un atteggiamento molto simile a quello del primo tempo di ieri – una frattura con il tifo. Non è una vittoria che può rilanciare i granata verso le zone nobili ma che rilancia Ventura in un momento cruciale di ogni stagione, quello in cui si muovono i fili e si programma. E sedersi a quel tavolo con in mano qualche risultato in più potrà dare all’allenatore voce in capitolo in vista della costruzione della rosa per la prossima stagione.
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