Dalle stalle, alle stelle. Eroe per una notte, lui, che nel passato più recente era spesso finito nell’occhio del ciclone per marchiani errori che erano costati davvero cari al Torino. D’altra parte, l’aveva detto anche Ventura, prima della sfida contro l’Inter: “Molinaro si è trovato costretto agli straordinari, vista la reiterata assenza di Avelar“. Come a sottintendere che le prestazioni in calo, e lo sono state davvero molto nelle ultime settimane, fossero figlie di un appannamento generale, difficilmente preventivabile a inizio campionato. Ma ieri, l’ex Parma ha saputo riscattarsi, dando un calcio, con il destro, a un pallone che, contestualmente, calciava via ogni possibile critica.

 

La rete a “San Siro”, la sua terza in Serie A, è pesantissima, e per svariati motivi: non solo perché ha permesso al Toro di agguantare il pareggio e a dare il via alla rimonta sui temibili avversari nerazzurri, ma perché può rappresentare il simbolo di tutto quello che la squadra stessa non è riuscita a fare negli ultimi tre, quattro mesi. Critiche costanti, scarse capacità di reazione e convinzione nei propri mezzi. E sì che l’azione del gol è stata un vero e proprio spartiacque: nasce da un sospettissimo intervento proprio del terzino nella sua area difensiva, che avrebbe potuto causare un rigore (il terzo consecutivo da parte sua, dopo Lazio e Genoa, cioè quando è stato impiegato) e affossare ogni speranza. Della partita, e forse anche della stagione. E invece c’è stata la ripartenza, seguita da quel fantastico scambio con Maxi Lopez che, dopo tanti tentativi (non è la prima volta che Molinaro ci provi, in questo campionato) è riuscito finalmente a rendere concreto e fruttuoso. Il suo gol, poi spezza una tradizione piuttosto negativa: nel girone di ritorno, in trasferta, a segnare erano stati solo Immobile e Belotti. Poi, il nulla, fino alla sua rete di ieri.

 

Una rete che risolleva il morale di squadra, tifosi, ma soprattutto giocatore stesso, che ha saputo avere le spalle larghe di fronte a critiche meritate. E altrettanto meritati arrivano, ora, gli applausi. Confidando che non sia un fuoco di paglia, ma il preludio ad altri fuochi, quelli d’artificio, per queste ultime sette partite. Quando il Toro, ormai praticamente salvo, potrà tentare di recuperare il tempo perso, dimostrando che dalle difficoltà si può davvero costruire qualcosa. Come predica Ventura. Come ha dimostrato, ieri, Molinaro.

 

 

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Maxi Toro

Toro, con l’Inter è la vittoria delle seconde linee